Politica
12 Marzo 2024
Definita da molti giornali "legge bavaglio", contro di essa sono state raccolte oltre 50.000 firme per impedirne la promulgazione

Fnsi, Usigrai e Ordine dei giornalisti contro la “legge bavaglio”

di Redazione | 3 min

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Dal 10 marzo è entrata in vigore quella che molti giornali hanno definito la “legge bavaglio”, un emendamento a una legge promosso dal deputato di Azione Enrico Costa. Adesso il governo ha 6 mesi di tempo per trasformala in legge ma Fnsi, Rete No Bavaglio e altre associazioni hanno raccolto 50.000 firme per impedirne la promulgazione. Non ci sono riusciti per ora e chiedono all’Unione Europea di intervenire. “Siamo decisi a non arrenderci – scrivono – e a continuare la battaglia contro tutte le norme bavaglio chiedendo l’intervento della Ue che si appresta ad approvare il Media Freedom Media Act delineando nuove direttive per la tutela della libertà e del pluralismo dell’informazione in Europa”.

A promuovere la petizione contro quella che chiamano la “Norma Costa” ci sono le principali organizzazioni sindacali giornalistiche Fnsi, Usigrai e Ordine dei giornalisti oltre ad associazioni, per fare alcuni esempi, come Libera, Arci e Legambiente. Si tratta di un appello pubblicato su change.org sottoscritto anche da voci autorevoli del giornalismo italiano come Marco Damilano, Carlo Bonini, Sigfrido Ricucci, Corrado Formigli, Sandro Ruotolo e tanti altri ma anche politici come Elly Schlein, Nicola Fratoianni e Ilaria Cucchi.

Dal 10 marzo, si legge nel documento di raccolta firme, “i cittadini saranno meno informati e la democrazia in Italia sarà più debole. Questo nuovo atto legislativo rappresenta un grave pericolo per la nostra democrazia e per tutti noi che vorremmo una informazione più libera e di maggiore qualità”. A sostenere questa tesi anche giuristi come Paolo Maddalena, ex vice presidente emerito della Corte Costituzionale.

I firmatari sostengono che “in base alle nuove normative noi cittadini potremmo conoscere sempre meno notizie rispetto fatti gravi che emergono in importanti inchieste su corruzione, su malapolitica, imprenditoria, poteri forti, su mafia e colletti bianchi. Ma anche su molestie e violenze sessuali che sono servite a incoraggiare tante donne a denunciare”. insomma, “difficilmente potremo essere informati nel dettaglio circa le accuse contenute in indagini importanti come quelle sulle commesse d’oro dell’Anas, sul crollo del Ponte Morandi, sullo scandalo delle toghe e le nomine al Csm, sull’arresto e sulle protezioni di Matteo Messina Denaro, su Mondo di Mezzo, Calciopoli, Lady Asl, sulla speculazione sul terremoto dell’Aquila”.

“Noi però – continuano – non ci stancheremo mai di ripetere che il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare fino alla fine dell’udienza preliminare, previsto dalla norma proposta dal deputato di Azione, Enrico Costa, rappresenta un provvedimento grave che non solo colpisce e limita il lavoro dei giornalisti, ma soprattutto il diritto dei cittadini ad essere informati e rendendo più indifese le stesse persone private della libertà. A questo si aggiunge il ddl Nordio che prevede un nuovo divieto per la pubblicazione delle intercettazioni”.

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