Preoccupa il fenomeno della “desertificazione commerciale” che in città “si fa sempre più serio”. A certificarlo i “dati resi noti dall’Osservatorio regionale di Confcommercio: in undici anni, dal 2012 al 2023, le attività commerciali all’ombra del Castello Estense sono diminuite del 30,4% contro un calo regionale del 20%”.
A intervenire sono Cora Talmelli e Davide Nanni del Partito Democratico che notano come “tra i capoluoghi di provincia, nessuno abbia fatto peggio di Ferrara”. Un fenomeno che è “visibile persino nelle tradizionali vie dello shopping ferrarese, dove molti bar e negozi hanno ceduto il posto a grandi catene o vetrine vuote”.
“La destra ferrarese – attaccano – si professa vicina ai commercianti ma in Consiglio comunale non ha mai voluto discutere seriamente quanto elencato. I soldi pubblici sono stati utilizzati per generose sponsorizzazioni a chi organizza eventi, occupando per mesi luoghi centrali della città, anziché aiutare in modo strutturale la ripresa del commercio di vicinato. È ora di cambiare passo, se vogliamo invertire davvero il declino”.
Tra i principali fattori la “diffusione capillare della grande distribuzione e il boom dell’e-commerce” hanno portato a falcidio delle “botteghe più tradizionali”. La domanda che però sorge spontanea ai due esponenti del Pd è come sia “possibile che Ferrara, meta turistica e città patrimonio dell’Unesco, assista impotente al continuo depauperamento di servizi e attività commerciali?”
L’ipotesi che portano avanti i dem è quella della mancanza di “una strategia di lungo respiro” che potesse “aggredire i mali cronici del commercio in centro storico” dopo gli importanti aiuti “erogati a fondo perduto durante l’emergenza Covid”.
Tra le questioni da mettere al centro “il costo degli affitti” che risulta “sempre più insostenibile. Ci sono locali di proprietà comunale “che pagano canoni trimestrali che vanno dai 3mila ai 10mila euro”. Vengono poi i “rincari energetici” ma anche quelli “degli obblighi burocratici e della difficoltà di ricambio generazionale in molte attività”.
Non ci si deve però rassegnare al declino e i dem credono sia possibile “invertire la rotta”. Pensano si possa fare rivitalizzando “il commercio di vicinato” attraverso “politiche pubbliche che promuovano l’innovazione, la creatività, la qualità delle imprese: ad esempio, incentivando l’ibridazione tra canali di vendita tradizionali e digitali”.
“La nuova legge regionale sull’economia urbana – fanno notare Nanni e Tlmelli – offre già sostegno agli esercizi commerciali che investono in sostenibilità energetica, innovazione digitale e piena accessibilità con 18 milioni di euro. Il Comune di Ferrara, attraverso il potenziamento del Suap, dovrebbe rendersi facilitatore di questi processi virtuosi”.
Servirebbero poi “scelte urbanistiche coraggiose e coerenti con una visione di commercio diffuso nel territorio”. L’incognita per i dem sarà se “il nuovo Piano Urbanistico Generale sarà all’altezza della sfida?”
Non a caso, “in attesa di scoprirlo, il Partito Democratico di Ferrara propone da tempo soluzioni concrete contro la desertificazione commerciale”. Una delle prime proposte fu quella di “bloccare l’indicizzazione Istat sugli affitti di chi opera negli immobili comunali, come a Perugia, per dare un primo ristoro a chi è in difficoltà”.
Un altro passo potrebbe essere quello di “introdurre forti sconti Imu per chi affitta locali alle attività di vicinato” o “abbassare i canoni di locazione tramite meccanismi di compensazione con bandi comunali di sostegno alle microimprese più fragili”. Sarebbe poi importante “disincentivare il fenomeno dei locali sfitti, agevolando l’iter burocratico per i cambi d’uso” e “migliorare l’accessibilità del nostro centro storico, potenziando il trasporto pubblico locale e il sistema di parcheggi scambiatori oggi carente”.
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