di Nicolò Govoni
Una Ferrara del futuro, libera e democratica, e che tuteli i beni comuni. Nel terzo incontro organizzato da Forum Ferrara Partecipata nella sala sinodale della parrocchia di San Giacomo Apostolo si è discusso con la cittadinanza sul tema dei beni comuni e della loro pubblicizzazione.
“I beni comuni non sono né privati né pubblici”, introduce Corrado Oddi di Forum Ferrara Partecipata. “Hanno una funzione collettiva: sono naturali e sociali. La loro gestione dovrebbe essere pubblica e partecipata, come prevede la Costituzione. Ma dagli anni Novanta in Italia si è diffusa la privatizzazione di questi beni, che ha portato delle conseguenze come la messa in gestione al mercato dei principali beni comuni, portando a minori investimenti e a maggiori tariffe“.
“Hera è un caso esemplare“, prosegue Oddi, “di multiutilities quotate in borsa mosse da logiche di mercato. La quota pubblica di Hera è in calo: e negli ultimi due anni, con gli incrementi delle bollette del 90% per le famiglie, i profitti e i dividendi dell’azienda sono aumentati”.
“La proposta è svoltare verso la pubblicizzazione dei beni comuni. Prima di tutto, la questione dei rifiuti urbani: Hera lavora dal 2017 in proroga. E Ferrara è tra le città in regione che produce più rifiuti. Il sistema porta a porta darebbe migliori risultati: per diminuire la produzione di rifiuti e minimizzare quelli non riciclati, con costi abbordabili. E poi c’è l’inceneritore: si può chiudere una delle due linee, perché brucia più rifiuti speciali che urbani, nella prospettiva di un’uscita completa dall’incenerimento”.
“Infine, ripubblicizzare il servizio idrico“, conclude Oddi. “Nel 2027 scadranno le concessioni a Hera e Cadf. Noi proponiamo un’unica azienda provinciale a capitale pubblico, e per farlo si deve iniziare dalla prossima amministrazione”.
La parola passa a Marco Bersani, socio fondatore di Attac Italia: “Pubblico e privato sono due modi diversi di intendere la comunità, che non può essere gestita secondo logiche di mercato. Lo spazio e il tempo della nostra vita sono diversi da quelli del mercato: la vita ha un tempo lungo in uno spazio limitato, quello della comunità; al contrario il mercato ha uno spazio illimitato, e un tempo limitato in base ai profitti, generando scelte in contrasto con i diritti delle persone“.
“La partecipazione è necessaria per chi abita nella comunità e desidera la qualità della vita in un territorio, dal quale invece il mercato estrae i valori. È ormai fallito il modello liberista basato sulla globalizzazione: al centro delle riflessioni devono tornare le comunità territoriali, che si creano partecipando come cittadinanza alle decisioni, autoproducendo la propria energia e discutendo del suo consumo, concretamente. I Comuni invece – che producono meno debito pubblico – sono stati messi con le spalle al muro per mettere sul mercato ciò che prima non lo era, privatizzando dunque la ricchezza pubblica: è fondamentale ridiscutere le risorse in mano al Comune, per una comunità di cura”, conclude Bersani.
Infine, l’intervento del sociologo e docente di Unife Alfredo Alietti. “Non si può parlare di bene pubblico senza partecipazione. Ma c’è un tertium non datur: le istituzioni pubbliche. E non c’è trasformazione del bene pubblico senza la trasformazione delle istituzioni che governano un territorio, che siano di destra o sinistra: e il potere non sta cambiando, e tutti i discorsi sulla partecipazione rimangono nella retorica”.
“Siamo in debito di risorse come debito pubblico, e viviamo in un momento di deficit di competenze democratiche. Come si crea la partecipazione?”, si domanda Alietti. “C’è chi non ha voce, e alla fine partecipa chi è preparato e possiede le risorse economiche e culturali e quindi sta già partecipando“.
“Infine, una piccola critica. Tutte le ricerche sociologiche portano a un solo risultato: possiamo autogovernarci in modo che i beni comuni siano una risorsa per la comunità in un modo solo, cioè tra simili, quando ci si relaziona e riconosce secondo elementi comuni. Ma noi ci confrontiamo sempre con le diversità e con nuove richieste di diritti“.
Dei tre candidati al ruolo di Primo cittadino invitati all’incontro, è intervenuta Anna Zonari di La Comune di Ferrara: “La nostra ‘traccia condivisa per cambiare Ferrara’ è un programma aperto, che si articola sui beni comuni; è un percorso partecipativo per la cittadinanza, che qui vive. Bisogna cambiare l’ottica con cui guardare all’amministrazione quando si parla di beni comuni, coinvolgendo i cittadini quando le decisioni non sono già state prese. Questo nostro percorso partecipativo dal basso, però, a volte è stato frainteso”.
Poi, la candidata affronta un problema di questi giorni, l’inquinamento in città, dovuto alle polveri sottili ad alti livelli: “Non ho mai visto un post sui social sul tema dell’inquinamento a Ferrara da parte di Fabbri – ne parlo perché è lui il sindaco adesso. La figura del sindaco deve sensibilizzare le persone sui beni comuni, aiutarle a comprenderne le problematiche con l’educazione e non con i divieti”.
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