Cronaca
15 Febbraio 2024
Vestiti da prigionieri di Guantanamo, durante un compleanno hanno inneggiato a Mussolini, Hitler e alla strage di Nassirya, minacciando poi i clienti del ristorante. Perquisizioni per trovare legami con gruppi organizzati di estrema destra

Ombre nere su Ferrara, ventiquattro indagati

di Davide Soattin | 3 min

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Apologia di fascismo, istigazione all’odio razziale, minacce e vilipendio delle forze armate. Sono questi i reati per cui ventiquattro persone sono finite sotto indagine nel corso dell’operazione ‘Bravi Ragazzi‘ che, coordinata dalla Procura di Ferrara, ha portato gli uomini della Polizia di Stato a effettuare perquisizioni domiciliari nelle prime ore della mattinata di mercoledì 14 febbraio a casa degli indagati.

A finire sotto la lente del pm Ciro Alberto Savino sono stati venti ragazzi e quattro ragazze. Tutti studenti universitari – stando a quanto si apprende da fonti vicine alla Questura – provenienti da famiglie benestanti. Diciassette di loro sono nati in provincia di Ferrara, tre a Bentivoglio nel Bolognese, uno a Thiene nel Vicentino, due a Putignano in provincia di Bari e uno all’estero, in India. Il più ‘anziano’ ha 32 anni, il più giovane ne ha 22. Alcuni di loro praticano sport nel mondo della pallamano, del rugby, del nuoto e del football americano fuori e dentro città.

Tutti sono stati immediatamente rintracciati a eccezione di uno, risultato irreperibile. Per potersi mettere sulle sue tracce, gli agenti si sono messi in contatto con i suoi genitori, residenti fuori provincia, nel Vicentino.

A svolgere gli accertamenti necessari – in tutto ottanta i poliziotti al lavoro – sono stati gli operatori delle Digos di Ferrara, Bologna e Ravenna, coordinati dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione. Intervenuta anche la Polizia Postale per analizzare il materiale informatico finito sotto sequestro, rinvenuto nei telefoni cellulari e nei pc. Ritrovate e sequestrate – a casa di alcuni – inoltre una pistola finta senza il tappo rosso, alcune katane (di cui una giocattolo), alcuni coltelli e bastoni, oltre che manganelli (uno con il motto ‘Boia chi molla’), calendari e santini con l’effige di Benito Mussolini.

L’inchiesta è stata avviata dopo alcuni fatti avvenuti durante la serata di venerdì 22 dicembre. In quella circostanza, i ventiquattro indagati avevano prenotato un tavolo in un ristorante di via Carlo Mayr per una cena in cui festeggiare un compleanno. Lì le ragazze si sarebbero presentate con divise da ‘finti’ poliziotti e i ragazzi con tute arancioni ispirate a quelle indossate dai detenuti della prigione americana di Guantanamo.

Avrebbero così iniziato a disturbare i clienti presenti all’interno del locale, dapprima con cori inneggianti a Mussolini e a Hitler, e poi con la distribuzione di volantini in cui veniva ‘esaltata’ la strage di Nassirya in cui morirono 28 persone tra cui 19 tra carabinieri, militari e civili italiani e l’uccisione del poliziotto Filippo Raciti, ammazzato il 2 febbraio 2007 mentre interveniva per sedare i disordini durante il derby Catania-Palermo. Offese, nero su bianco, anche nei confronti di Anna Frank e dell’atleta Fiona May.

Una commensale, infastidita dal loro atteggiamento, avrebbe inizialmente chiesto di smettere e – per tutta risposta – sarebbe stata minacciata di morte, con uno dei ventiquattro che le avrebbe promesso di tagliarle la gola. Motivo per cui la donna ha immediatamente telefonato agli uomini del 113, giunti sul posto con una Volante e due agenti della Upgsp che hanno identificato subito tutti presunti responsabili di quanto accaduto. Questi, nonostante l’intervento, non avrebbero però interrotto i cori, disinteressandosi così delle conseguenze della loro condotta.

Al momento non è chiaro se l’episodio in questione sia stato un caso isolato, una ‘goliardata’ dai contorni piuttosto inquietanti e tutt’altro che divertenti, o se si è di fronte a un gruppo organizzato. Gli inquirenti infatti, tramite perquisizioni e accertamenti, sono ora al lavoro per avere un quadro più dettagliato della vicenda e comprendere se ci siano eventualmente collegamenti con partiti politici, formazioni o gruppi di estrema destra.

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