Codigoro. Il 14 febbraio 1945, dopo ben 49 giorni di prigionia e di barbare torture, due ragazzi, Ludovico Ticchioni, studente liceale di 17 anni e Gino Villa, vennero freddati dai fascisti con l’inganno, ossia con la falsa promessa di essere posti in libertà. Quell’efferato assassinio fu compiuto proprio nella Piazza, che oggi porta il nome di un altro antifascista, Giacomo Matteotti, caduto in nome di quegli ideali di libertà e democrazia, per i quali si erano spesi, seppur tanto giovani, anche Ticchioni, il suo amico Villa e tanti altri.
Per ricordare l’eccidio in sala Riode Finessi, la sindaca Sabina Alice Zanardi e l’assessora all’istruzione Simonetta Graziani, hanno incontrato due classi di alunni dell’Istituto comprensivo di Codigoro, accompagnati dal vicario Claudio Dolcetti, dall’insegnante Gianluca Fusi e da altri docenti. La guida turistica Milena Medici, supportata da documenti d’archivio, ha ripercorso, con grande sensibilità ed accuratezza, unite alla professionalità, i momenti salienti della Resistenza codigorese. I richiami storici all’Armistizio, alla Guerra di Liberazione e alla formazione delle Brigate e delle Staffette Partigiane sono stati accompagnati dalla lettura di alcuni passi del diario scritto dal giovane Ticchioni, nel corso della dura prigionia. Sono stati letti, poi, alcuni stralci degli interrogatori sommari disposti dal vice commissario della Questura di Ferrara, Carlo De Santis, a carico di numerosi partigiani arrestati ed imprigionati nelle “Fasanare”, carceri durissime, delle quali oggi la cella Ticchioni resta testimonianza tragica e viva.