Cronaca
31 Gennaio 2024
La mamma di Federico Aldrovani a Muschio Selvaggio torna a parlare dell'omicidio del figlio avvenuto il 25 settembre del 2005

Patrizia Moretti: “Una colpa che mi faccio è quella di non averlo messo in guardia”

di Redazione | 3 min

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“Una colpa che mi faccio è quella di non averlo messo in guardia. Noi non gli abbiamo insegnato ad avere paura della Polizia”. Sono le dure parole di Patrizia Moretti espresse durante il podcast “Muschio Selvaggio” condotto da Fedez e Davide Marra andato in onda lo scorso 29 gennaio. La mamma di Federico Aldrovandi torna a parlare dopo diversi anni ripercorrendo la tragica morte del figlio del 25 settembre 2005.

“Non mi uccise la morte ma due guardie bigotte. Mi cercarono l’anima a forza di botte” dice Fedez citando il Blasfemo di De André, mentre Patrizia Moretti ricorda che “Federico ha incontrato prima due poi altri due agenti di polizia che l’hanno ucciso di botte senza motivo, senza che avesse commesso nessun reato”.

Per quei fatti Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri sono stati condannati per omicidio colposo. Fedez fa notare che a suo parere “la giustizia non è mai arrivata” mentre Patrizia Moretti parla di “depistaggi”. “Io so chi ha insabbiato – dice – e chi ha mentito. Non le considero le istituzioni. Neanche chi ha ucciso Federico, sono persone che hanno mancato alla loro umanità”.

Le indagini più incisive “sono iniziate durante le udienze” complesse e lunghe nelle quali la famiglia di Federico è stata difesa, tra gli altri, dall’avvocato Fabio Anselmo che ha poi seguito casi ricordati anche in trasmissione come quello di Stefano Cucchi o quello di Riccardo Mangherini. Nel caso di Federico però “nessuno ha aperto bocca” dice Fedez ricordando come in altri casi alcuni appartenenti alle forze dell’ordine abbiano portato a galla dettagli che, a parere suo e di Patrizia Moretti, nel caso Aldrovandi sarebbero stati insabbiati.

“Spero che questa battaglia sia utile, che qualcun altro si salvi o comunque riesca a ottenere un processo o, comunque, vadano avanti meglio le cose – continua -. In realtà quello che ho visto, purtroppo, è che in molti altri casi non sono quasi per nulla arrivati alla ribalta della cronaca, in realtà hanno oliato meglio la macchina”.

La donna lamenta il fatto che la condanna sia stata esigue. “Tre anni e mezzo, di cui tre scontati perché c’era l’indulto, sono rimasti sei mesi che hanno fatto prevalentemente ai domiciliari e sono tornati in servizio”.

Erano anni che Moretti non parlava in pubblico, in passato aveva anche ritirato querele “perché mi sono stancata, ero attenzionata in ogni istante ma soprattutto ero sfinita”. Chi però le ha dato la forza di andare avanti in questi anni è stata l’arte e le diverse forme con cui ha ricordato Federico.

Su questo aspetto la madre ricorda il film È stato morto un ragazzo di Vendemmiati e ringrazia tutti quelli che “hanno traslato la voce di Federico” con la musica, la pittura e altre forme di arte. “Voglio ringraziarli”.

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