Attualità
29 Gennaio 2024
Un progetto di ricerca condotto da Delfina Tromboni con la collaborazione di Manuela Macario e Arcigay Ferrara Gli Occhiali d'Oro

“L’invisibile Omocausto”. Storia di donne lesbiche e trans nella Germania nazista

di Pietro Perelli | 3 min

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“C’è una storia senza memoria. È la storia delle migliaia di donne lesbiche e trans perseguitate nella Germania nazista, internate nei campi di concentramento da cui molte di loro non fecero più ritorno”. A ricordarle un progetto di ricerca condotto da Delfina Tromboni, L’invisibile Omocausto, con la collaborazione di Manuela Macario e Arcigay Ferrara Gli Occhiali d’Oro di cui hanno dato una piccola anticipazione nel Giorno della Memoria pubblicando 5 nomi di donne lesbiche e trans internate nei campi di sterminio.

La ricerca proseguirà fino al prossimo anno, “sarà ampia – ci spiega Manuela Macario – e vorremmo concluderla con una mostra in uno spazio espositivo adeguato”. Sarà “un lavoro di ricerca lungo e di ampio respiro” che prende spunto da un progetto avviato già nel 2022, “Le parole per dirlo”, con cui si voleva ridare dignità alle storie di uomini e donne omosessuali vissuti durante il fascismo che subirono lo stigma.

“Per ora – spiega Macario – abbiamo pubblicato solo cinque delle storie che Delfina raccoglierà e racconterà” in quella che diventerà “una mostra per immagini e parole” con la quale si racconterà “ciò che il regime nazista fece a donne lesbiche e trans”. Una storia spesso dimenticata e non semplice da rintracciare specialmente per le donne. All’epoca lo stigma dell’omosessualità era più prettamente maschile con gli uomini internati riconoscibili dal triangolo rosa posto sulla divisa carceraria. Alle donne lesbiche e trans veniva invece apposto il triangolo nero, quello degli “asociali” con cui il regime nazista marchiava malati mentali, senzatetto, alcolisti, prostitute e lesbiche.

I primi cinque ricordi proposti sono quelli della poetessa trans Ovida Delect, nata a Caen con il nome anagrafico di Jean-Pierre Voidies. “All’inizio degli anni ’40 – scrivono -, mentre era studentessa fondò un piccolo gruppo di resistenza e si finse membro della Gioventù Popolare Nazionale, presentandosi come sostenitrice della collaborazione con i tedeschi e riuscì a rubare documenti importanti. Nel 1944 fu arrestata dalla Gestapo, torturata per almeno dieci giorni, prima di essere deportata e imprigionata nel campo di concentramento di Neuengamme”.

La musicista tedesca Ilse Sonja Totzke che “aveva studiato a Würtzburg stringendo amicizia con numerosi ebrei. Denunciata alla Gestapo per la promulgazione delle leggi di Norimberga del 1935, iniziò un’amicizia con Ruth Basinski, una flautista di talento ebrea con la quale tentò di fuggire in Svizzera. Consegnate entrambe ai tedeschi dalle guardie svizzere, Basinski fu mandata nel campo di concentramento di Auschwitz, mentre Totzke fu daprima fatta ritornare a Würtzburg e nel maggio 1943 inviata nel campo di concentramento di Ravensbrück. Sopravvissuta, fu riconosciuta Giusta tra le Nazioni nel marzo 1995”.

La commessa Henny Schermann che viveva a Francoforte, fu arrestata nel marzo del 1940 e internata nel campo di concentramento femminile di Ravensbrück. Sul dorso della sua foto segnaletica “il medico eugenista scrisse: ‘Jenny Sara Schermann, nata il 19 febbraio 1912 a Francoforte, non coniugata, commessa di negozio. Lesbica compulsiva frequentatrice di bar omosessuali non ha adottato il nome Sara. Apolide ebrea’”. Trascorse nel campo due anni prima di essere “inviata presso l’ospedale psichiatrico di Bernburg, nei pressi di Magdeburgo, specializzato nell’eliminazione di elementi “asociali” dove venne uccisa in una camera a gas”.

Fu invece portata dapprima in prigione ad Alexanderplatz Elli Smula quando nel 1940 fu arrestata dalla polizia segreta tedesca sul posto di lavoro.”Interrogata più volte nella sede della Gestapo, prima di essere deportata nel campo di concentramento femminile di Ravensbrück il 30 novembre”. Le motivazioni dell’arresto furono legate al suo essere lesbica mentre “morì in circostanze sconosciute”. Dal novembre del 2015 una pietra d’inciampo a Berlino porta il suo nome.

Sopravvisse invece Elsa Conrad. “Nata Rosemberg” e nota “con lo pseudonimo di Igel”, è stata “un’imprenditrice tedesca” e una delle “figure di spicco della scena lesbica dell’epoca”. “Negli anni ’20, gestì uno dei club lesbici più famosi di Berlino, il Monbijou des Westens“, fu poi perseguitata “dal regime nazista perché lesbica e per metà ebrea” e fu “costretta a lasciare la Germania nel 1938”.

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