Ora è certo. Il ministero dei Trasporti non sarà parte civile nel processo per le presunte mazzette alla Motorizzazione Civile di Ferrara, scoperte dalla maxi-inchiesta Ghost Inspections eseguita dagli uomini della Guardia di Finanza e della Polizia Stradale, dietro il coordinamento del pm Andrea Maggioni, titolare del fascicolo di indagine, che ha chiesto il rinvio a giudizio di 72 persone.
La notizia della mancata costituzione del MiT come persona offesa è arrivata alla fine dell’udienza preliminare di ieri, giovedì 26 gennaio, quando – contestualmente – il gup Danilo Russo ha chiesto al sostituto procuratore di chiarire o meglio precisare alcuni dei 218 capi di imputazione, sia per quanto riguarda il richiamo normativo che per alcuni profili di condotta che vengono contestati.
Delle 72 persone per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio da parte della Procura, nella scorsa udienza, ventisei avrebbero chiesto di essere giudicate con rito abbreviato, ventisette dovrebbero essere nuovamente interrogate per poi patteggiare, mentre le restanti diciannove dovrebbero proseguire infine con la discussione dell’udienza preliminare.
L’inchiesta è iniziata nel novembre 2018. Da allora gli inquirenti hanno documentato, fino a maggio 2019, il sistema di piccole ma innumerevoli tangenti (“piccole corruzioni” le hanno definite gli investigatori), dai 100 ai 250 euro, versate da autotrasportatori di mezz’Italia in cambio di false revisioni su mezzi pesanti, camion e autotreni malandati (358 i mezzi pesanti che circolavano con potenziale pericolo per la sicurezza stradale).
Un sistema, che aveva le proprie basi a Ferrara, a partire da due funzionari della Motorizzazione Civile, scardinato grazie all’operazione Ghost inspections che portò inizialmente tre persone in carcere e quattro ai domiciliari.
Al centro dell’inchiesta ci sono finiti Cesare Franchi, 65 anni, ingegnere della Motorizzazione di Ferrara addetto alle prove di revisione, Edoardo Caselli, 63 anni, copparese, anch’egli ingegnere della Motorizzazione, e Alessandro Barca, 62 anni, ferrarese, titolare della “All service srl”, oggi davanti al giudice.
Trentacinque indagati, approfittando del beneficio dello sconto di pena per chi collabora nelle indagini su delitti contro la pubblica amministrazione, hanno preferito parlare e da lì è iniziata la reazione a catena che ha portato a indagare oltre 200 persone. Alcune erano semplici prestanome o erano all’oscuro di quanto compiuto da un intermediario e, dopo le opportune verifiche, sono stati scagionati.
Nel corso dell’inchiesta sono state sequestrate anche 358 carte di circolazione, molte restituite dopo l’esecuzione delle revisioni, mentre un centinaio sono entrate nel fascicolo del sostituto procuratore, e per 168 veicoli è stata effettuata una revisione straordinaria come accertamento tecnico irripetibile.
Col pm Andrea Maggioni – titolare del fascicolo di indagine – hanno collaborato il luogotenente della finanza Roberto Piscitelli, l’assistente capo della Polstrada Ignazio “Alan” Monari e il viceispettore Fabio Zaccarini, i comandanti della Gdf Antonio Onorato e Massimo Ciarlantini, gli appuntati della Gdf Luca Vitiello e l’appuntato Sergio Boccia, oltre che l’agente scelto Giuseppe Badalì.
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