“La protesta di Cia-Agricoltori Italiani – dice sempre Calderoni – è partita da Ferrara perché la nostra provincia è a forte vocazione agricola e le nostre aziende stanno pagando un prezzo altissimo in termini di perdita di produttività. Penso alla tragica perdita di prodotto e superfici di pere ma anche agli altri comparti che soffrono a causa di decisioni prese a migliaia di chilometri da qui”.
“Solo chi vive nei campi ogni giorno e chi amministra da vicino i territori – aggiunge – si rende conto davvero delle esigenze degli agricoltori e in tal senso ringrazio il sindaco di Argenta, Andrea Baldini, che ci ha portato la sua solidarietà ed è sempre molto attento alle esigenze del settore agricolo. Ci tengo però chiarire un punto fondamentale: non si tratta di una protesta che riguarda solo il settore agricolo ma tutti coloro che vogliono mangiare prodotti sani e controllati”.
“Con questa politica europea – conclude Calderoni – il rischio concreto è, infatti, che ci sia una prevalenza di prodotti agricoli importati da paesi che non seguono i nostri disciplinari produttivi, quelli che ne garantiscono sicurezza e salubrità. La mobilitazione non si ferma qui: continueremo a protestare a tutti i livelli fino alla cancellazione della norma che ci costringe a rinunciare al 4% della superficie produttiva e finché, a livello italiano ed europeo, non si tornerà a dare valore alle nostre aziende e ai prodotti d’eccellenza che produciamo ogni giorno, custodendo il territorio e l’ambiente”.
Sulla stessa linea anche il sindaco Baldini che parla di “una protesta ampiamente condivisa, che vuole segnalare una crisi che si sta ampliando da parecchio, e chiedere la revisione della Politica Agricola Comune europea”. “L’ambiente – continuna – deve essere tutelato, lo dice l’Europa con la Pac e con il Green Deal europeo e lo dicono gli agricoltori, che vivono le nostre campagne, le tutelano e oramai sempre più subiscono gli effetti del cambiamento climatico“.
Baldini capisce che “un’azienda agricola ha cicli più lunghi di quelli della politica, e sette anni di programmazione (quelli delle politiche europee) non sono niente per chi pianta un frutteto, apre una stalla o programma i cicli di un’azienda agricola. La direzione indicata è quella giusta, però la velocità con la quale questo cambiamento è imposto è difficilmente gestibile, e quello che può succedere alle aziende è proprio ‘schiantarsi’. Come si può, giusto per fare un esempio, chiedere a un settore sempre più fragile, di rinunciare a coltivare una parte dei propri terreni, di rinunciare a una parte del proprio reddito?”
“Questa – conclude – è una protesta che sosteniamo, e che chiediamo venga condivisa dai cittadini e ascoltata dal governo. Le nostre campagne rischiano l’abbandono, il nostro sistema, fatto da piccoli agricoltori diretti è sempre più insostenibile, tanto che negli ultimi anni le nostre campagne sono state saccheggiate dagli investimenti dei grandi fondi. Domani la provincia di Ferrara, tante province in Italia, rischiano di diventare dei deserti di fotovoltaico, quasi fosse anche questo una coltivazione. Questa mattina abbiamo ascoltato gli agricoltori, e insieme chiediamo che si lavori per continuare a sostenere l’agricoltura, e contemporaneamente sostenere l’ambiente“.