Politica
20 Gennaio 2024
Ferrara 30 non fa in tempo a nascere che già ha il niet del sindaco

Fabbri: “Finche io sarò sindaco Ferrara non sarà mai città30”

di Pietro Perelli | 2 min

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Lo è da poco diventata, tra polemiche e apprezzamenti, Bologna ed è da poco nata Ferrara30, ma stando alle parole del primo cittadino estense finché sarà in carica le limitazioni a 30 km\h nelle strade cittadine non si faranno.

A quando dice sul suo profilo social Alan Fabbri starebbe “ricevendo numerosi messaggi da cittadini preoccupati riguardo l’ipotesi di limitare la velocità a 30 km/h anche a Ferrara, come avvenuto a Bolgona”. Chiarisce quindi, “per evitare fraintendimenti, che Ferrara non sarà mai #città30, almeno fino a quando io sarò sindaco”.

“La sicurezza stradale – continua – è un argomento cruciale su cui la nostra amministrazione sta investendo tantissimo. Tuttavia è essenziale affrontare questo tema con buonsenso, competenza, tenendo conto delle esigenze, delle aspettative dei cittadini, del loro lavoro, e non attraverso un approccio ideologico. Il fatto che alcune città europee abbiano implementato questo sistema non implica automaticamente la sua applicabilità universale. Su questo credo vadano fatte riflessioni più approfondite”.

Non è chiaro quale sia l’approccio ideologico denunciato da Fabbri in ogni caso una “città 30” non è da intendersi semplicemente come una città in cui le limitazioni della velocità per i veicoli si riducono di 20 km\h rispetto alle attuali. E proprio da qua derivano numerose critiche rivolte all’amministrazione della vicina città felsinea che non avrebbe adeguato a dovere le infrastrutture necessarie per una mobilità alternativa a quella di macchine e scooter.

Il ministro Salvini (compagno di partito di Fabbri) aveva liquidato l’iter avviato da Milano con una battuta: “Qui c’è anche gente che vuole lavorare”. E lo stesso Fabbri, come riportato sopra, dice proprio di voler tener conto “delle aspettative dei cittadini e del loro lavoro”, ma anche che vadano fatte “riflessioni approfondite” e che il sistema non ha un’applicabilità universale.

Proprio per questo tutte le città che hanno iniziato i percorsi, si parla di Parigi, Barcellona, Edimburgo e altre, non hanno adottato tutte il medesimo percorso ma lo hanno adattato alle proprie esigenze. Molto infatti pare dipendere dalle dimensioni e dalla capacità di ampliare la rete del trasporto pubblico o quella delle piste ciclabili.

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