La capra sulla rupe
19 Gennaio 2024

L’estate che verrà (Io mi sto preparando, è questa la novità)

(Foto di Mikhail Odintsov su Unsplash)
di Alessandro Chiarelli | 3 min

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È un giugno schifosamente caldo, come nel 2019.

Stesso caldo infernale, stessa sconfitta, anzi peggio. C’è da aspettare la conta dei voti per capire se vanno su i fratelli invece che il carroccio.

Fatti una birra e non pensarci, dici.

Ma figurati, se me la dovessi prendere davvero dovrei annegarmi nella birra per consolarmi.

Non deprimerti, dici.

Non è che mi deprimo, ma mi faccio delle domande, e le risposte che ho a disposizione non mi piacciono.

Vedi, non è la sconfitta di stasera il punto, cioè lo è, ma assieme a tutte le altre; una fila infinita. Non so, ma è come se ormai la nostra cifra sia perdere, perdere e ancora perdere.

Ma non dico noi come parte politica, dico noi ferraresi, noi comunità.

Ferrara scende nella classifica della qualità della vita, Ferrara perde posti di lavoro, Ferrara ha pessime statistiche sulla sicurezza e ancora peggiori dati sulla mortalità stradale, Ferrara non ha più una banca sua, Ferrara non riesce a dare segnali positivi in nessun settore.

Ma non parlo solo dei dati economici e statistici, c’è qualcosa di molto più profondo. C’è qualcosa che trascina a fondo tutto quello che è ferrarese, che sia la Spal che rotola nei dilettanti, che sia la squadra di basket che fallisce, che siano quelle di pallamano che chiudono, tutto lo sport fallisce, retrocede, va in malora.

E allora, dici?

E allora questi invece rivincono le elezioni.

Ecco la domanda che mi faccio, ed ecco le risposte che non mi piacciono.

È un trend mondiale il populismo, non solo ferrarese, dici

Già, ma questo trend come mai non fa presa a Bologna? O a Modena? Che abbiamo di meno noi dei Bolognesi? Non rispondermi. Ritiro la domanda.

Vabbeh, comunque sia, adesso, come nel 2019 siamo qua a interrogarci. Non abbiamo ancora finito l’analisi di quella sconfitta che ora ne dobbiamo analizzare un’altra.

Io temo che se andassimo a fondo scopriremmo che i motivi sono gli stessi.

Come allora siamo andati al voto divisi, con una quantità di liste che potevano solo consegnarci alla sconfitta.

Abbiamo perso mesi e mesi in discussioni interne estenuanti, a bruciare e incensare candidati, il tutto mentre gli altri raccontavano la città come gli pareva.

Come allora, gli abbiamo lasciato uno strapotere totale sui social, e come allora non abbiamo nemmeno provato a scalfire la loro narrazione.

Avevamo la sconfitta dipinta in faccia, ecco cosa.

E loro sono riusciti a raccontare che una città che sta male, sta invece benissimo. Certo qualche problema c’è, ma sono riusciti a dire che anche se governano loro, la colpa è nostra, perché è la Regione rossa che impedisce al sindaco di fare il bene della città.

E ora, come nel 2019, siamo qui a rifondarci. Ammesso che sia rimasta una base su cui poter fondare qualcosa.

Eggià, se solo potessimo tornare a gennaio, quando ancora c’era la possibilità di organizzare una campagna elettorale decente.

Se solo potessimo tornare indietro e non commettere gli stessi errori del 2019, che sembra incredibile, ma abbiamo fatto peggio di cinque anni fa, perché dall’opposizione è più semplice fare campagna elettorale, dici, ma non per noi.

Non per noi.

Ma il tempo non torna più, canta la Mannoia, eppure fingi per un attimo che sia possibile.

Immagina di potere davvero viaggiare nel tempo e tornare a gennaio del 2024.

Mancano ancora sei mesi alle elezioni.

Dimmi, sei sicuro che cambierebbe qualcosa?

………..

Perché non parli?

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