Politica
19 Gennaio 2024
Il posticipo era tutto quello che i sindaci potevano fare nella conferenza che poi è stata luogo di uno scontro politico sulle colpe degli aumenti

Ctss. Aumenti rette Cra e Csrr posticipati al primo febbraio

di Pietro Perelli | 3 min

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L’aumento delle rette per le Cra (Casa Residenziale Anziani) e le Csrr (Centri socioriabilitativi residenziali per disabili) al centro della Conferenza Territoriale Socio Sanitaria (Ctss) che vede tra i partecipanti tutti i sindaci della provincia (o assessori delegati) oltre ai vertici dell’Ausl che si è riunita il 18 gennaio. A presiedere la conferenza l’assessora ferrarese Cristina Coletti che per gran parte della seduta prende il posto deputato al sindaco del comune capoluogo Alan Fabbri.

Dopo che il Direttore delle attività socio sanitarie Franco Romagnoni aveva introdotto il punto principale all’ordine del giorno, e cioè la possibilità di far slittare al primo febbraio l’aumento delle rette per Cra (4.10 € al giorno) e Csrr (una maggiorazione del 20%), si inserisce nel dibattito anche il sindaco Fabbri. Un intervento che ha fatto storcere il naso a diversi sindaci del Pd ma ha raccolto il plauso di tutti i primi cittadini che con lui condividono il colore politico o almeno la coalizione.

In grande sintesi Fabbri nel suo intervento critica la scelta della regione di aumentare le rette ma mettiamo un po’ di ordine. Poco prima erano infatti intervenuti i sindacati (Cgil, Cisl e Uil) che partecipano alla conferenza come uditori e che per bocca di Francesca Batista hanno espresso, così come fatto nelle antecedenti prese di posizione pubbliche, la loro contrarietà agli aumenti. Aumenti che, è bene precisare, riconducono non solo alla Regione ma anche alle scelte del governo di taglio alla spesa sanitaria. Ed è per questo che chiedono ai presenti l’impegno “politico nel sostenere la nostra richiesta di sospendere la delibera”.

È qua che interviene il sindaco Alan Fabbri aggiungendosi “al grido di dolore dei sindacati” ma allo stesso tempo sostenendo che la scelta sia “addebitabile alla sola Regione” con il presidente Bonaccini che, a suo dire, “darebbe sempre la colpa agli altri”. Secondo il sindaco di Ferrara infatti “con qualche milione di euro si poteva risolvere il problema” evitando di “colpire le famiglie”. Breve è quindi il passo verso la polemica che negli ultimi giorni molto fa discutere regione e comune, quella sulla residenzialità storica.

Quest’ultimo passaggio, forse più degli altri, fa sbottare i sindaci Pd e in particolare Dario Bernardi di Portomaggiore per cui “trasformare questo organo prendendo in causa anche cose che non centrano è un abuso”. Chiaro, anche dagli interventi degli altri sindaci Pd, che ci sia contrarietà rispetto all’aumento delle rette ma allo stesso tempo vorrebbero evitare di trasformare la conferenza in luogo di bagarre politica.

Solidali con Fabbri sono invece tutti i sindaci e assessori del suo colore politico che, come gesto simbolico scelgono di non partecipare al voto rispetto allo slittamento a febbraio degli aumenti. Una scelta rischiosa perché servono almeno 12 votanti per rendere legale la seduta (alla fine sono 14 con il sindaco di Comacchio che si accorda al resto dei sindaci Pd) cosicché l’aumento delle rette viene posticipato all’ultima data disponibile, il primo febbraio.

Per precisione è giusto far notare che erano quindici anni che le rette non venivano adeguate e che, questo lo spiega Romagnoni, l’attuale aumento è in linea con i costi affrontati nelle regioni più economiche. Chiaro che, fa notare la sindaca di Goro Maria Bugnoli, “in un mondo perfetto dovrebbero essere gratis” o meglio a carico del pubblico.

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