Cronaca
16 Gennaio 2024
Pubblicate le 57 pagine di motivazioni con cui i giudici di seconda istanza di Bologna ha confermato l'ergastolo per il 47enne. I giudici: "Eseguita una indagine a tutto tondo in ordine agli aspetti di rilievo per l'attribuzione della condotta omicidiaria"

Femminicidio Placati. La Corte d’Appello: “Pluralità di indizi gravi, precisi e concordanti a carico di Saveri”

Ris Placati
di Davide Soattin | 4 min

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Bondeno. La “visione a tunnela carico di Doriano Saveri, su cui la difesa dell’imputato si era fatta forte nel chiederne l’assoluzione in secondo grado, non ha portato ad alcun condizionamento delle indagini. Così la Corte d’Assise d’Appello di Bologna ha confermato la condanna all’ergastolo per il 47enne responsabile del femminicidio di Rossella Placati, la 50enne il cui corpo martoriato è stato trovato privo di vita la mattina del 22 febbraio 2021 in una piccola stanza della sua abitazione a Borgo San Giovanni, a Bondeno.

Nello specifico, nutrendo dubbi e incertezze circa l’approccio metodologico e investigativo adottato dai pm Stefano Longhi e Lisa Busato, tale da trasformare il loro assistito nel “colpevole perfettosenza avere dati certi e oggettivi, i legali di Saveri avevano sottolineato perplessità per le modalità in cui erano state svolte le indagini sulle persone vicine alla famiglia e sui vicini di casa, riferendosi anche al rilevamento delle impronte digitali, fino agli interrogativi provenienti dalle intercettazioni e dalle celle telefoniche.

A tal proposito però, nelle 57 pagine di motivazioni, diversamente da quanto sostenuto dagli avvocati di Doriano Saveri, i giudici bolognesi scrivono che “sono stati compiuti accertamenti ad ampio raggio con audizione di tutti coloro che avevano rapporti, nei differenziati ambiti della sua vita, con la persona offesa e segnatamente i suoi familiari (sorelle, ex marito, figli), componenti del gruppo amicale di più recente frequentazione, compagne di fede, essendosi da qualche tempo la Placati convertita alla religione buddista, colleghe di lavoro, vicini di casa”.

“Risulta poi essere stata indagata – aggiungono, dando conto dell’attività investigativa effettuata – la sua condizione sanitaria, verificati i suoi conti correnti, valutate possibili ragioni di conflittualità in corso con terzi, vagliato tutto il contenuto del cellulare e verificati tutti i messaggi scritti e vocali inviati a mezzo delle chat e delle piattaforme in suo uso, verificato il traffico telefonico, le celle utilizzate per meglio mappare i suoi spostamenti, controllate le telecamere poste in prossimità della abitazione e quelle posizionate su pubbliche vie nei punti in prossimità con la abitazione onde monitorare eventuali passaggi e i relativi orari nelle giornate di interesse”.

I magistrati continuano nell’evidenziare il lavoro svolto dagli inquirenti: “Analoga attività è stata compiuta nei confronti dell’imputato, di cui sono stati sentiti i familiari (ex convivente, figlia, sorella, convivente della sorella, cugina), amici, colleghi di lavoro, titolari di esercizi commerciali da lui frequentati con attività di verifica sul relativo cellulare e sugli spostamenti secondo le modalità sopra descritte. Contrariamente a quanto asserito nell’atto di appello, a seguito dell’omicidio sono state attivate – sottolineano – plurime intercettazioni che hanno avuto come destinatari i figli, l’ex marito e le sorelle di Placati”.

L’esame delle chat rinvenute nel cellulare anche coinvolgenti più soggetti ha quindi “svelato la completa assenza di attrito o di tensione tra la Placati e terzi e ciò anche in ambito lavorativo, dove la Placati rivestiva anche un ruolo sindacale” e “gli unici messaggi dai quali sono emersi ripetuti motivi di conflittualità e discussione sono contenuti nella chat di WhatsApp intrattenuta col Saveri” si legge nel documento firmato dal presidente Orazio Pescatore e redatto dal consigliere estensore Valeria Vaccari.

Anche l’abitazione di Borgo San Giovanni condivisa dalla donna e dall’imputato era stata “sottoposta a plurimi accertamenti, con ripetuti rilievi fotografici, con repertazione di numeroso materiale poi sottoposto per una rilevante percentuale ad accertamenti biologici”. “È stata effettuata – precisano inoltre – una pregnante indagine medico legale sulle cause del decesso, sugli strumenti utilizzati, sull’orario della morte. Appare pertanto essere stata eseguita una indagine a tutto tondo in ordine agli aspetti di rilievo per l’attribuzione della condotta omicidiaria con contenuti che non appaiono necessitanti di ulteriore implementazione“.

Detto ciò, secondo la Corte d’Appello del tribunale di Bologna, Saveri “costituisce l’unica persona nella disponibilità delle chiavi in grado di avere un facile accesso alla casa, abitando ancora nell’immobile, e con un preciso movente chiaramente ricostruibile sulla base dei fatti occorsi i giorni immediatamente discendenti all’omicidio e in particolare il giorno stesso di questo. Una pluralità di indizi gravi, precisi e concordanti convergono, inoltre, per l’attribuzione a Saveri della condotta omicidiaria“.

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