La capra sulla rupe
14 Gennaio 2024

Piccola storia triste

di Alessandro Chiarelli | 4 min

Leggi anche

Lo spirito del tempo

Non è Elon Musk che parla ai suoi “nonsodiprecisoquanti” figli, e non è nemmeno Crozza che fa l’imitazione di Razzi - amico caro, dammi retta, fatti i cazzi tuoi.

Jamie è nostro

1 Adolescence, su Netflix, è la storia di un ragazzino di 13 anni che uccide a coltellate una sua coetanea.  Lei è una ragazzina in difficoltà, presa in giro, poco inserita. Lui anche. Forse è il comune disagio che lo induce a sperare l’impossibile: che lei trovi...

Scrivo sempre la stessa cosa

Scrivo sempre la stessa cosa. Del resto come potrei scrivere qualcosa d’altro vivendo nella città dove il tempo è immobile, nella città dove tutto quello che accade si ripete all’infinito. Inevitabilmente anche il mio dire che qui il tempo non passa è prigioniero...

Tu sia per me il coltello col quale frugo in me stesso

Esci da casa con un coltello da cucina in mano, ma non hai un’idea precisa del perché. Magari incontri una donna che cammina di notte da sola, oppure incroci un ragazzo che indossa due cuffie economiche, e succede che magari li uccidi, ma non eri uscito per cercare...

I dannati del Pd

A seguito delle dimissioni del Segretario Talmelli, il segretario provinciale Minarelli - tirato per la giacca in modo esplicito - si esprime sul tema con parole sue. Come per tutti gli esseri umani, i limiti del suo linguaggio - citando Wittgenstein - sono i limiti del suo mondo

Amo passeggiare con il mio cane nelle vie attorno a casa.

Incontro persone con altri cani, ci faccio due chiacchiere; ma solo se i cani non si ringhiano, sennò giro largo e saluto da lontano. I cani, come gli uomini, hanno le loro simpatie.

Abito nella periferia di Pontelagoscuro, a sua volta periferia di Ferrara, a sua volta periferia dell’Emilia Romagna, a sua volta periferia delle regioni più potenti e ricche d’Italia, a sua volta periferia d’Europa, che è a sua volta periferia dei blocchi di potere economico, militare e politico americani, asiatici, russi.

Tutti siamo periferia di qualcuno in questo piccolo pianeta, che a sua volta è periferia del sistema solare, che è periferia di una galassia, che eccetera eccetera.

Periferia non vuole dire necessariamente bruttezza, ma per Pontelagoscuro ormai questo aggettivo si può spendere senza sembrare ingenerosi.

Non bastano gli occhi affettuosi di chi – come me – ci è nato e cresciuto, per lenire il dispiacere di vedere questo abbandono.

Pontalagoscuro è stato bombardato, raso al suolo e ricostruito dopo la guerra. È un paese che si è espanso negli anni del boom, con le case costruite dalle grandi fabbriche che chiamavano gli operai a lavorare nelle fabbriche chimiche.

Anche se non è mai stato un “bel paesino” – Ponte ha sempre avuto una sua vitalità, una sua freschezza. C’era un’identità riconoscibile, accogliente abbastanza da includere i tanti immigrati, e con essi ridefinire il senso comunitario in senso positivo.

Negli ultimi anni però le cose sono peggiorate, e non solo perché lo storico cuore pulsante del paese, la parrocchia, sta vivendo un momento di transizione e grande difficoltà.

L’abbandono è generalizzato. L’ufficio della Polizia Municipale è stato chiuso. Anche la banca ha chiuso, e siamo al punto che nel centro abitato non c’è nemmeno uno sportello Bancomat. Il mercato del venerdì conta sempre meno bancarelle. La fontana della Piazza, vanto degli ultimi interventi urbanistici, è spesso spenta e comunque sporca.

La rete viaria è stata modificata ed è un assurdo completo. Via Risorgimento, una delle strade più importanti del paese, in meno di un km, cambia modalità di transito per tre volte. La viabilità è un caos di sensi unici e divieti incrociati che rendono difficoltoso raggiungere qualsiasi posto.

Ma come dicevo, io vivo nella periferia di Ponte, che è la zona a ovest di Via Padova.

Qui le cose peggiorano ancora.

Appena si attraversa via Padova, si entra in un luogo di edifici fatiscenti, abbandonati da decenni e mai recuperati. Ci sono vecchie fabbriche in disuso, tetti squarciati, muri che crollano. Il vecchio parcheggio del fu “Tre stelle”, è cinto da vetrate, oggi per lo più infrante, e tutto attorno è un florilegio di piazzali usati come discariche, con erbacce ovunque. Mucchi giganteschi di rifiuti abbandonati testimoniano che di questi luoghi non si cura nessuno.

C’è anche una utilitaria “sequestrata amministrativamente”, sulla strada pubblica, con tanto di verbale appiccicato al vetro, ferma lì da mesi e mesi.

Qua è la c’è qualche di attività che tiene aperto, ma paiono isole nel mare, e proprio come in mare, quando incontri qualcuno in queste vie vuote di gente, viene naturale salutarsi, come le navi al largo.

Si incontrano migranti per lo più, ospiti dell’hub, o qualche sparuto podista. La domenica puoi incontrare qualche africano vestito da festa perché hanno fatto di un vecchia rudere industriale la sede della loro chiesa. Li senti da fuori che cantano preghiere a squarciagola.

Almeno portano un po’ di vita e di fiducia.

Incontro spesso anche una signora malandata.

La vedo uscire da una fabbrica abbandonata con un borsone. Ogni giorno va al supermercato, a rovistare tra i bidoni dei rifiuti del supermercato in cerca di cibo. Non chiede niente. Non rivolge la parola a nessuno e ha l’aria diffidente degli emarginati, di quelli colpiti duro dalla vita.

L’ho riconosciuta subito, si chiama Tatiana.

È una cittadina romena che ha vissuto per molti anni tra Barco e Pontelagoscuro.

Ebbe il suo momento di triste notorietà qualche anno fa, quando la Lega raccolse denaro per comprarle un biglietto aereo per rimandarla in Romania.

Molti ferraresi misero del denaro di tasca propria per togliersi di torno una persona che giudicavano sgradevole. Tatiana venne scortata fino in Romania e, dissero allora, lasciata alle cure dei parenti.

Che non la curavano evidentemente.

O forse sente che questo paese le somiglia di più, purtroppo.

Grazie per aver letto questo articolo...

Da 20 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com