Cronaca
13 Dicembre 2023
Si tratta del 50enne Victor Chukwuyekwu Obileme. La Procura lo ha iscritto per i reati di trasporto di sostanze stupefacenti e omicidio volontario mediante la condotta commissiva e omissiva

Cadavere abbandonato con 39 ovuli di eroina nello stomaco. C’è un indagato

di Davide Soattin | 3 min

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C’è un indagato per la morte di Solomon Okocha, 33enne di nazionalità nigeriana che, a marzo 2020, lungo la Statale 16 nei pressi di Monestirolo, venne trovato morto sul ciglio della strada, dopo che uno degli ovuli di eroina che trasportava nella pancia – come emerso dall’autopsia – si ruppe.

Si tratta del 50enne Victor Chukwuyekwu Obileme, connazionale della vittima, oggi difeso dall’avvocato Giovanni Sorgato, finito sotto la lente della Procura di Ferrarapm Isabella Cavallari e Barbara Cavallo – e che ora dovrà rispondere dei reati di trasporto di sostanze stupefacenti e omicidio volontario mediante la condotta commissiva e omissiva.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti infatti, il 10 marzo 2020, mentre entrambi si trovavano a Torino, l’odierno indagato avrebbe incaricato Okocha di trasportare nel proprio stomaco oltre 466 grammi di eroina suddivisi in 39 ovuli, ingurgitati e nascosti tramite la tecnica dei “body-packers“, fino a Ferrara, dove sarebbero poi stati immessi nel commercio della droga cittadino.

Durante il viaggio però qualcosa sarebbe andato storto e uno degli ovuli si sarebbe danneggiato con la conseguente dispersione di circa 6 grammi di eroina, che poi causarono la morte di Okocha per una letale ostruzione intestinale e un’intossicazione acuta da sostanze stupefacenti.

Nonostante i dolori lancinanti e sintomi intossicazione da eroina, intorno alle 6.30 dell’11 marzo, giorno della morte, la vittima si presentò comunque a casa dell’odierno indagato per l’evacuazione e la successiva consegna degli ovuli. Ma lì, in quella circostanza, per la Procura, Obileme non avrebbe chiamato i soccorsi, accettando il rischio del decesso di Okocha.

Il cadavere dell’uomo poi, secondo gli inquirenti, sarebbe stato trasportato e abbandonato lungo la SS16.

A dare impulso alle indagini è stata l’operazione «Green Road» che, condotta dalla guardia di finanza di Trieste, lo scorso febbraio, aveva portato all’arresto di 18 persone di nazionalità nigeriana in Friuli, Veneto, Piemonte, Toscana ed Emilia-Romagna.

Di queste, sei finirono in manette proprio a Ferrara. Ma ciò che emerse dalle intercettazioni ascoltate dai finanzieri non riguardò direttamente il solo traffico di droga.

Tra le telefonate rintracciate dalle fiamme gialle, infatti, spiccò una conversazione tra due soggetti che parlavano di un corriere morto durante il trasporto di un carico, poi abbandonato esanime a bordo strada dai complici lungo un’arteria tra Ferrara e Bologna.

I due interlocutori non si erano soffermati sui particolari, ma il tragico evento era riconducibile alla rottura di uno degli ovuli che lo straniero trasportava nella pancia, proprio come nel caso di Okocha. Da lì, la trasmissione dei fascicoli dalla Procura di Trieste a quella di Ferrara e l’inizio delle indagini da parte degli uffici di via Mentessi, al fine di fare luce sull’attività e avviare ulteriori accertamenti sulla stato della criminalità organizzata nel Ferrarese e sulla morte del 33enne nigeriano, a partire dall’iscrizione nel registro degli indagati di Obileme.

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