Attualità
7 Dicembre 2023
La presidente Cecilia Bandiera interviene sulla possibile istituzione di un Centro per il rimpatrio in città

Camera Penale sui Cpr. “Uomini e donne privati del bene inalienabile della libertà”

di Redazione | 2 min

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“Chi ha da sempre a cuore la tutela dei diritti della persona e la difesa della dignità dell’uomo come fondamento e fine della propria professione e del proprio statuto associativo, non può non rilevare come nei centri per il rimpatrio si stia assistendo ad una sempre più crescente deriva disumanizzante, nonché a continue e gravi violazioni dei diritti fondamentali dei migranti trattenuti”. È con queste parole che la presidente della Camera Penale di Ferrara Cecilia Bandiera interviene sulla possibile istituzione di un Cpr in città.

“Prova ne è – continua – quanto recentemente successo nel Cpr di Milano, le cui vicende sono state oggetto di ferma denuncia anche da parte dell’Ucpi (Unione Camere Penali Italiane, ndr). Purtroppo, ci si dimentica troppo spesso che si tratta di luoghi nei quali uomini e donne, la cui unica colpa è quella di voler fuggire dal proprio paese d’origine, vengono privati del bene inalienabile della libertà”.

Si tratta di luoghi “dove si assiste a gravi violazioni del diritto alla salute, ove le condizioni di assistenza ed igienico – sanitarie non sono compatibili con un paese civile, in quanto contrarie alle nostre leggi, alla nostra Costituzione, alle Convenzioni e ai Trattati internazionali”.

“Più volte – spiega sempre Bandiera – la Corte Edu (Corte europea dei diritti dell’uomo, ndr), da ultimo con decisione del 23 novembre, ha condannato l’Italia per il ‘trattamento disumano e degradante’ riservato ai migranti”. Ma non solo perché “uguale condanna è stata espressa dalle autorità indipendenti, sovranazionali e nazionali, come testimonia il recente rapporto sui Cpr redatto dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale”.

“Senza un adeguato mantenimento dei legami affettivi e il generale esercizio della libertà di comunicazione con l’esterno, specie con il difensore, il Cpr è diventato il luogo ideale dell’abbandono e dell’oblio“. Senza contare, “come evidenziato dall’Ucpi” che se “si considera che solo il 50% delle persone che transitano nei Cpr vengono effettivamente rimpatriate, risulta evidente come il sacrificio della libertà personale si risolve in una eclatante ipocrisia istituzionale, che ha trasformato la detenzione amministrativa dei migranti in uno stato detentivo applicato in palese violazione della legalità costituzionale”.

“Nessun fine di sicurezza o di contenimento e nessun altro possibile legittimo scopo possono giustificare simili condizioni”.

“A tal proposito – conclude Bandiera -, non possiamo non registrare la nostra preoccupazione e tutta la nostra contrarietà alle nuove allarmanti disposizioni preannunciate nel pacchetto sicurezza previste dal Governo, che, con l’introduzione di nuove ipotesi di reato e aggravamenti di pena relativi a quegli stessi contesti di privazione della libertà nei centri per il rimpatrio, assumono una luce di ulteriore sinistra iniquità”.

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