Vengono non solo da Ferrara, ma anche da paesi e città vicine. All’inizio sono oltre trecento, ma dopo un paio di ore il loro numero è quasi raddoppiato, tanto da voler manifestare in corteo fino in centro. Dove però è pieno di gente per gli eventi finali del Ferrara Food Festival, motivo per cui la contrattazione con la Digos non va a buon fine.
Lo spiazzo di Porta Paula ieri pomeriggio (domenica 5 novembre) a partire dalle 16 è stato riempito da centinaia di manifestanti in favore dello stop all’invasione di Gaza e del cessate il fuoco.
“Palestina libera!”, “Basta a 75 anni di occupazione”, “Antisionismo non è antisemitismo”, “Fermiamo il massacro”, “Stop al genocidio”, “Bombardare non è autodifesa” sono alcuni degli slogan scritti sui manifesti e gridati dalla folla. Un poeta palestinese legge alcune poesie. Una bambina alza il pugno. Nella mano tiene una chiave. Quella che metaforicamente dovrebbe liberare la Striscia di Gaza.
La manifestazione è nata spontaneamente da assemblee di studenti universitari. L’iniziativa è passata poi di bocca in bocca e di cellulare in cellulare, tanto da valicare le mura cittadine.
E così, man mano che prendeva piede l’organizzazione, al primo appello si sono unite le associazioni Giovani Palestinesi, Fgc, Cittadini del Mondo e Centro sociale La Resistenza.
Tra i pochi politici o ex politici presenti si notano Stefania Soriani di Rifondazione Comunista, Kiwan Kiwan de La Sinistra per Ferrara e Alberto Ronchi di Piazza Verdi.
A scandire i ritmi della protesta sono due dei giovani da cui è nata l’idea della manifestazione, Adam Sami, studente universitario palestinese, e Flavia Lepizzera della Fgc.
Adam Sami spiega l’origine spontanea della manifestazione, “nata dalla necessità di molti studenti palestinesi e comunità arabe di dire che stiamo con il popolo palestinese e sosteniamo il suo diritto a resistere ed esistere e condanniamo Israele per lo stato di apartheid che ha creato e per i continui crimini di guerra che sta commettendo”.
“Chiediamo -aggiunge lo studente – il cessate il fuoco immediato e che venga ripristinata l’energia elettrica nella Striscia di Gaza, così come l’acqua e i beni di prima necessità, e che vengano fatti passare gli aiuti umanitari”.
Flavia Lepizzera punta il dito contro il governo di Giorgia Meloni “che non si vergogna di stringere la mano a chi ha ucciso diecimila palestinesi, in gran parte donne e bambini. E il suo governo sostiene apertamente questo genocidio”. E lo stesso vale “per tutto l’arco parlamentare, compresi Elly Schlein e il Pd, che non si sono schierati apertamente per i diritti umani. Per noi è importante ricordare che sotto le bombe a casa ci sono i civili. Questa è una cicatrice sulla fronte di tutti i popoli”.
Poi scorre un manifesto grande. Tanto grande da contenere i nomi delle più di 9000 vite spezzate da ottobre ad oggi.