Tresignana
19 Ottobre 2023
Mercoledì pomeriggio l'udienza di discussione dell'opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura. L'avvocato dei due indagati: "L'unica colpa dei miei assistiti è quella di essere innocenti"

Duplice omicidio di Rero. “Inumano chi sa e non parla. Si finisce per essere complici”

di Davide Soattin | 3 min

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. Sarà conferito oggi (venerdì 9 maggio) l'incarico per eseguire l'autopsia sul corpo della 90enne Lidia Ardizzoni, l'anziana donna il cui cadavere - durante il tardo pomeriggio di lunedì 5 maggio - è stato trovato dai carabinieri avvolto nel cellophane e nascosto nel garage di un'abitazione al civico 70/D lungo al via Provinciale a Scortichino

“Adorava il figlio. Non c’è mai stato nessun sospetto”

"Buona, simpatica e gentile" sono i tre aggettivi più gettonati dai vicini di casa nel ricordare la 90enne Lidia Ardizzoni, l'anziana che - dopo la morte - è stata avvolta nel cellophane e successivamente nascosta nel garage dell'abitazione di via Provinciale, dove viveva insieme al figlio

Tresignana. Due innocenti, due colpevoli e una richiesta d’appello a chi potrebbe saperne di più. È da pochi minuti finita l’udienza di discussione dell’opposizione alla richiesta di archiviazione davanti al gip Silvia Marini, quando l’avvocato Stefano Marangoni, legale difensore di Filippo e Manuel Mazzoni, fuori dall’aula, ribadisce la totale estraneità dei suoi due assistiti dal duplice omicidio dei cugini Dario e Riccardo Benazzi, uccisi e poi bruciati il 28 febbraio 2021 a Rero. “L’unica colpa dei miei assistiti è quella di essere innocenti” afferma, concordando con la lettura data dalla Procura di Ferrara.

Secondo gli inquirenti infatti, nonostante siano diversi e tutti compatibili con l’ipotesi accusatoria che li individua come autori materiali delle condotte di omicidio e soppressione di cadavere, gli elementi di sospetto nei confronti di padre e figlio, raccolti durante l’attività investigativa, sarebbero sì compatibili con la ricostruzione dei fatti fornita dall’accusa, ma non possederebbero quei riscontri concreti e puntuali che sarebbero utili e necessari a sostenere la responsabilità degli indagati e di escludere qualsiasi altra ipotesi alternativa.

Da qui la richiesta di archiviazione avanzata dai pm, accolta con parere positivo dalla difesa. “Ritengo – spiega l’avvocato Marangoni – che già tutto sia negli atti. Ci sono perizie biologiche e genetiche che scagionano completamente i miei assistiti. Non so se anche il giudice li scagionerà o se deciderà di far indagare qualcun altro, ma di certo i miei clienti questo omicidio non l’hanno fatto. Non ci sono prove e nemmeno indizi, così come era infondata pure la richiesta di misure cautelari poi respinta dal gip e dal Riesame. La stessa Procura parla di meri sospetti“.

Di tutt’altro avviso l’avvocato di parte civile Denis Lovison che, opponendosi a quanto avanzato dai sostituti procuratori, ha chiesto – insieme al collega Massimiliano Sita – ulteriori approfondimenti: “Attendiamo fiduciosi perché ci sono elementi plurimi e convergenti sui due indagati. Tutto dipenderà dall’interpretazione del gip. A mio avviso ci sarebbe già il necessario per andare a processo, ma noi non vogliamo solamente quello. Vogliamo anche arrivare alla condanna“.

Lo sperano, in cuor loro, anche Michela e Romina Benazzi, figlie di Dario, e la nipote Nicla Perego, che non si danno per vinte nella speranza di arrivare alla verità. “Di indizi ce ne sono tanti ed è giusto che si vada avanti” dicono all’unisono, “e vogliamo andare avanti e non ci fermeremo certo qui” promettono, lanciando anche un appello ad eventuali testimoni che possono aver visto qualcosa e ancora non si sono fatti avanti: “Se qualcuno sa – dicono – e non parla, non è umano. Lo faccia perché sennò si finisce per essere complici“.

Al termine dell’udienza, il gip Silvia Marini si è riservata e la decisione, se accettare la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, disporre indagini suppletive o ordinare l’imputazione coatta per i due indagati, è attesa più avanti.

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