“Netanyahu è responsabile del disastro che si è abbattuto su Israele durante la festività della Simchat Torah a causa delle sue politiche di annessione ed esproprio”. Lo ha scritto all’indomani dell’eccidio causato dai bombardamenti di Hamas uno dei principali quotidiani israeliani, Haaretz. Uno dei suoi principali giornalisti, Gideon Levy, ha rincarato la dose: “Israele non può imprigionare due milioni di abitanti di Gaza, senza pagare un prezzo crudele”.
Gideon Levy è ancora alla sua scrivania.
“Il quadro è quello di un popolo colonizzato che lotta per la sopravvivenza, in un momento in cui i suoi oppressori hanno eletto un governo, determinato ad accelerare la distruzione, di fatto l’eliminazione, del popolo palestinese – o anche la sua stessa rivendicazione di essere un popolo. Hamas doveva agire, e in fretta”.
Lo ha detto la settimana scorsa lo storico ebreo Ilan Pappe, professore presso l’Università di Oxford e l’Università Ebraica di Gerusalemme.
Ilan Pappe è ancora seduto sulla sua cattedra.
“In tutta la regione il regime israeliano applica leggi, usa pratiche e perpetra violenza di stato destinate a cementare la supremazia di un gruppo – gli ebrei – su un altro – i palestinesi”. Lo ha denunciato nel 2021 B’Tselem, la principale organizzazione israeliana per i diritti umani.
B’Tselem è ancora la principale organizzazione israeliana per i diritti umani.
“Le autorità israeliane devono essere chiamate a rendere conto del crimine di apartheid contro i palestinesi. I palestinesi sono trattati come un gruppo razziale inferiore e sono sistematicamente privati dei loro diritti. Abbiamo riscontrato che le crudeli politiche delle autorità israeliane di segregazione, spossessamento ed esclusione in tutti i territori sotto il loro controllo costituiscono chiaramente apartheid. La comunità internazionale ha l’obbligo di agire”. Lo ha dichiarato nel febbraio 2022 Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
Agnès Callamard è ancora segretaria generale di Amnesty International.
Andando indietro nel tempo, ci fu chi disse che “i discendenti delle vittime dei ghetti nazisti cercano di trasformare la striscia di Gaza in un altro ghetto”. Le parole sono di Zygmunt Bauman, morto nel 2017, uno dei massimi intellettuali contemporanei, di origine ebraica.
Zygmunt Bauman è ancora considerato uno dei massimi intellettuali contemporanei.
Spostandoci in Italia, Gad Lerner, di origine ebraica, ha recentemente dichiarato a Fanpage che “chi ama Israele oggi ha il dovere di criticare la politica di occupazione”.
Gad Lerner continuerà a fare il giornalista, a scrivere saggi e ad apparire in tv come opinionista.
Moni Ovadia, nell’intervista all’Adnkronos, pomo della discordia, aveva sostenuto che quanto avvenuto “è la conseguenza di una politica di totale cecità, di occupazione e colonizzazione”. E, premettendo che “la morte anche di una sola persona, sia essa israeliana o palestinese, è sempre una tragedia e va condannata con tutte le forze” aveva aggiunto che “Israele lascia marcire le cose, fingendo che il problema palestinese non esiste, per cancellare la stessa idea che i palestinesi esistano; e la comunità internazionale è complice: questi sono i risultati”.
Moni Ovadia non sarà più direttore generale del Teatro Comunale di Ferrara. Perché a Ferrara non gli è permesso di esprimere le proprie opinioni.
Pasolini diceva che il poeta (l’intellettuale) deve parlare proprio nel momento in cui il politico tace. E Ovadia lo ha fatto.
Il suo sbaglio è stato farlo in questa città.