Attualità
15 Maggio 2024
Sul tema interviene Maria Debora Peca evidenziando come serva un cambio di rotta

Disabilità e sanità pubblica. Troppe difficoltà nell’accesso alle cure

di Redazione | 3 min

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di Maria Debora Peca

Parlare di sanità pubblica è sempre complesso, in particolare dopo la pandemia, poiché come si sa è peggiorato il problema delle liste d’attesa e si è assistito alla grande fuga del personale verso la sanità privata.

Altro tema assai complesso e non da oggi per la sanità pubblica, è quello relativo alla gestione dei pazienti con disabilità nel momento in cui debbano sottoporsi a visite di prevenzione o a operazioni chirurgiche non legate alla propria patologia.

Purtroppo anche le persone con disabilità come me, nel corso del tempo e col sopraggiungere dell’invecchiamento, sono soggette alle malattie di tutti gli altri, ma il problema per loro è spesso l’inadeguatezza e l’inaccessibilità degli strumenti diagnostici o degli ambienti, a causa di difficoltà cognitive o motorie.

Qualcosa è sicuramente stato fatto per quel che riguarda le mammografie, che sono oggi possibili anche a persone sedute in sedia rotelle grazie un mammografo che si abbassa verso la persona. Ma quanti reparti non hanno strumenti adeguati alle persone disabili? E quante volte le persone disabili devono rinunciare a importanti visite o perché lo strumento è inaccessibile o perché un lettino è fisso e non abbastanza basso per potervi salire? Perché per esempio non dotare tutti reparti e non solo alcuni, di lettini che si alzino e si abbassino?

Inoltre laddove vi fossero difficoltà motorie, i pazienti hanno la necessità di essere aiutati a muoversi e mobilizzati in modo adeguato, ma il personale presente in alcuni reparti non è pronto o in grado di farlo per propri problemi di salute assolutamente legittimi, o giustamente perché di solito ha a che fare con pazienti che si spostano in autonomia come per esempio nei reparti di oculistica.

Quindi nel momento in cui in qualsiasi reparto dovesse arrivare un paziente con disabilità motoria, perché non affiancare una figura formata per lo spostamento di persone con queste difficoltà, preoccupandosi anche di adeguare l’ambiente in quella occasione?

Sicuramente è un problema di mancanza di personale che va risolto con urgenza anche per questo, poiché non dovrebbero esistere nella sanità pubblica pazienti di serie A e di serie B.

L’auspicio è sempre quello di non ammalarsi di altro, ma quello di cui sono certa è che le persone con disabilità purtroppo sono uguali agli altri nelle patologie legate al trascorrere dell’età, ma non lo sono altrettanto nel diritto di essere adeguatamente curate e assistite. E’ necessario un cambio di rotta in questo senso, un cambiamento culturale e politico se vogliamo definirci un Paese davvero civile che tuteli il paziente e i lavoratori della sanità pubblica, che devono essere in numero adeguato per poter distribuire efficacemente le proprie forze e capacità.

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