Spal, il gruppo Campari pronto al ‘brindisi’
Il gruppo Campari sarebbe il capofila della fantomatica cordata milanese interessata a partecipare alla manifestazione di interesse emesso dal Comune estense
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“Non fu farina del mio sacco, ma un attacco politico che partì dall’alto“. Prova a smarcarsi così da quanto gli viene contestato Paolo Vezzani, all’epoca dei fatti consigliere comunale della Lega, oggi a processo per diffamazione aggravata a mezzo internet per aver esposto Paolo Calvano, assessore regionale al Bilancio dell’Emilia-Romagna in quota Partito Democratico, a quella che fu una vera e propria ‘gogna’ social.
I fatti risalgono al 16 luglio 2019 quando Vezzani, appena eletto tra le fila della maggioranza guidata dal sindaco Alan Fabbri, sulla propria pagina Facebook, pubblicò una foto che ritraeva Calvano insieme a Maria Elena Boschi e a un volontario della festa Pd di Villalunga, in provincia di Reggio Emilia, spacciando la figura del politico ferrarese per il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, coinvolto – a suo tempo – nell’omonima inchiesta sulla questione affidi nel Reggiano.
“Ecco a voi Elena Boschi – scrisse – col sindaco di Bibbiano, tristemente agli onori delle cronache con l’arresto per gli abusi perpetrati a danni dei minori…E nell’Intelligentia del Pd dicevano di non conoscerlo, che bricconcelli quelli del Pd. Qui casca l’asino“.
“È stato un attacco politico che veniva dalla Lega nei confronti del Pd” ha precisato Vezzani, sentito ieri (9 ottobre) in aula, prima di esporre la propria versione dei fatti. “Ho agito facendo mia quella che era una direttiva politica, ma ho sbagliato perché non sapevo chi era Paolo Calvano, né l’avevo mai visto o conosciuto prima e, per via della somiglianza tra lui e il sindaco, ho fatto un errore nello scegliere la foto da utilizzare” ha spiegato l’ex leghista, che in un secondo post, pubblicato poco più tardi, aveva fatto mea culpa “per lo scambio di identità, visto il taglio di capelli e la barba” dal momento che la somiglianza è tanta che è facile incombere in tranelli”.
La vicenda social però non si esaurì e proseguì con la pubblicazione di un terzo post da parte di Vezzani che, una volta appresa la notizia dell’imminente querela nei suoi confronti da parte del politico Pd, tornò nuovamente sulla questione Bibbiano, dando ‘in pasto‘ ai suoi follower una foto in cui erano ritratti sia Calvano – a quel tempo consigliere e segretario regionale del Pd – che il sindaco della cittadina reggiana, insieme a Maria Elena Boschi. “Ecco le foto giuste” aveva digitato dalla tastiera del suo computer, aggiungendo che “le foto esistevano e per somiglianza mi ero sbagliato“.
“Nei giorni precedenti, Calvano aveva dichiarato ai giornali che a Bibbiano non c’era mai stato e io non feci altro che andare su Google per cercare una foto che dimostrasse il contrario” è stata la giustificazione fornita davanti al giudice dall’imputato che, rivelando di “aver subito minacce da parte di esponenti del Pd, tanto da rimanere chiuso in casa per un mese per paura di ritorsioni” per quanto accaduto, ha comunque rinnovato le proprie scuse “sentite e spontanee” all’esponente dem.
Chiamato a deporre in aula come persona offesa, assistito dagli avvocati Fabio Anselmo e Bernardo Gentile, l’attuale assessore regionale ha definito “un’azione voluta e non un errore casuale” quanto accaduto, a maggior ragione in un momento di “altissima tensione sociale in cui qualcuno rischiava di collegare il mio volto a un’inchiesta in cui io ero totalmente estraneo con eventuali ripercussioni sulla mia famiglia“. “Quel post – ha aggiunto Calvano – l’ho reputato una associazione offensiva nei miei confronti e in quelli del Partito Democratico e, di fronte all’evolversi della situazione, oltre che al turbamento dato dalla pervasività del fatto, ho ritenuto fosse necessario intervenire per tutelarmi“.
Nel corso della stessa udienza, una seconda persona imputata nel procedimento – sempre con l’accusa di diffamazione aggravata nei confronti di Calvano – ha visto rimettere la propria querela dopo una lettera di scuse formali e il versamento di 500 euro come somma risarcitoria del danno.
Si tornerà in aula il 20 novembre per la discussione e la sentenza.
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