Ultimo giorno di Gaza
L’Europa è anche Gaza. E Gaza è anche Europa. Non serve avere una stessa bandiera per riconoscersi tra essere umani
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. Sarà conferito oggi (venerdì 9 maggio) l'incarico per eseguire l'autopsia sul corpo della 90enne Lidia Ardizzoni, l'anziana donna il cui cadavere - durante il tardo pomeriggio di lunedì 5 maggio - è stato trovato dai carabinieri avvolto nel cellophane e nascosto nel garage di un'abitazione al civico 70/D lungo al via Provinciale a Scortichino
Inizialmente accusato di violenza privata da Nicola Lodi, dopo la sentenza di non luogo a procedere pronunciata dal tribunale di Ferrara nei propri confronti, Diego Marescotti - ex candidato del Pd alle ultime elezioni comunali - ha presentato una controdenuncia verso l'ex vicesindaco e l'ex consigliere comunale Benito Zocca
Ogni giornalista ucciso è un osservatore della condizione umana in meno. Ogni attacco distorce la realtà creando un clima di paura e autocensura
Lo scorso martedì (6 maggio) il giudice Giovanni Solinas del tribunale di Ferrara ha condannato a 500 euro di multa un 71enne ferrarese, finito a processo per aver diffamato sui social Sergio Mazzini, l'ex presidente dell'Avis Comunale di Ferrara, e il compianto professor Florio Ghinelli, ex direttore sanitario dell'Avis Provinciale di Ferrara, scomparso a dicembre 2022
L’avvocato Ezio Bonanni
La Corte di Appello di Bologna conferma la condanna del Ministero della Difesa e del Ministero dell’Interno a riconoscere il militare ferrarese Roberto Zaccaria, ferito da un colpo di moschetto sparato per sbaglio da un collega, vittima del dovere e a riconoscere tutti i benefici dovuti.
Arruolato a soli 17 anni, Zaccaria ha lavorato nella Marina Militare dal 1980 al 1983, il tragico evento avvenne nel ottobre del 1982 quando, durante l’attività di sorveglianza che svolgeva all’infrastruttura Maricommi Pagliari di La Spezia, importante deposito che forniva tutto l’arsenale militare e le unità navali della Marina Militare, un colpo d’arma da fuoco lo colpì all’inguine sinistro. “Avevo appena terminato il mio turno ed ero in attesa del cambio guardia” – racconta la vittima – “dopo di me doveva subentrare un altro sottufficiale con la sua squadra, ma prima si effettuava il controllo delle armi. Il commilitone, cioè il ragazzo di leva che era lì con me in quel momento, fece un gesto inconsulto nel controllare il fucile. Partì un colpo e mi ferì l’inguine. Mi sparò a 40 centimetri di distanza, a bruciapelo. Tutt’ora vedo il bossolo che viene espulso dall’otturatore, il fumo dalla canna. È qualcosa che ti lascia il segno per sempre”.
Inizialmente questa ferita fu considerata lieve e Zaccaria ottenne solamente il riconoscimento della causa di servizio, invece, purtroppo, nel 2015 si giunse alla diagnosi di sindrome dolorosa regionale complessa (CRPS).
“È come se una scossa elettrica mi attraversasse il corpo tutti i giorni per 10-15 minuti – spiega Zaccaria, che lamenta – “il dolore mi ha accompagnato per tutta la vita e, purtroppo, soffrirò fino alla morte”.
Nel 2019 Zaccaria decise così di fare domanda per il riconoscimento dello status di vittima del dovere, con la richiesta di tutte le prestazioni, purtroppo respinta e il fatto fu considerato prescritto. Per ottenere giustizia il militare ha quindi deciso di rivolgersi all’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Vittime del Dovere e dell’Osservatorio Nazionale Amianto che nel 2021 ha ottenuto una prima vittoria con una sentenza nella quale il Tribunale di Ferrara aveva riconosciuto le ragioni della vittima, dichiarata vittima del dovere.
Uno status che, nella sentenza del giudice Alessandra De Curtis, prevedeva la concessione di alcuni benefici e trattamenti assistenziali: un assegno vitalizio di circa 250 euro al mese, esenzione dal pagamento del ticket per ogni prestazione sanitaria, assistenza psicologica a carico dello Stato, diritto al collocamento obbligatorio, borse di studio esenti da imposte anche per i figli, un vitalizio speciale di mille euro dalla data della domanda, due annualità di pensione e una speciale elargizione di 2mila euro per punto percentuale di invalidità. Il tutto per complessivi 60mila euro.
Ora anche la Corte d’Appello di Bologna, rigettando il ricorso del Ministero, conferma questo diritto.
“Un modo per restituire un po’ di giustizia a un uomo che ha lavorato per lo Stato e per la comunità e che proprio sul posto di lavoro ha contratto un’infermità che negli anni potrebbe aggravarsi ulteriormente” – ha commentato l’avvocato Bonanni.
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