Cronaca
20 Settembre 2023
Il fatto risale al 24 luglio 2017. La vittima nei giorni precedenti all'infortunio avrebbe fatto presente il problema a chi di dovere, ma testimoni raccontano che nessuno avrebbe provveduto a sistemare le criticità

Folgorato al Petrolchimico. Le ombre sul malfunzionamento di una pulsantiera

di Redazione | 2 min

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Torna in aula il processo per per il grave infortunio sul lavoro che vide vittima un operaio della Rivetti Elettroimpianti, Emanuele Minozzo, al tempo 54enne, folgorato mentre lavorava in una cabina elettrica al Petrolchimico di Ferrara il 24 luglio del 2017.

A giudizio, per quanto accaduto, ci sono Teodorico D’Agostino (project manager di Saipem e dirigente con delega alla sicurezza), Luigi Broggi (progettista di Saipem) e Francesco Giuseppe Rivetti (titolare della ditta Rivetti Elettroimpianti), mentre Gabriele Salici (capo cantiere) aveva scelto di patteggiare in una delle precedenti udienze.

Tutti devono rispondere delle lesioni subite dall’operaio, che mentre effettuava la “battitura” dei cavi (in sostanza li verificava) di un quadro elettrico nello stabilimento GP27 di Saipem, aveva preso la scossa e per la grande fiammata che si è generata aveva riportato ustioni di secondo e terzo grado su gran parte del corpo, compresi volto, torace e arti superiori.

Ieri, martedì 19 settembre, in tribunale, davanti al giudice Sandra Lepore, è stato sentito come testimone un preposto alla sicurezza della Rivetti Elettroimpianti, che ha ricostruito le dinamiche dell’infortunio, raccontando i vari passaggi necessari per le operazioni dibattimentodei cavi che, come da prassi, per il corretto svolgimento del lavoro, non dovevano essere in tensione.

Stando a quanto riportato in aula, quel giorno, il compito di staccare la tensione spettò alla stessa vittima. Per farlo, si sarebbe servita di una pulsantiera che – secondo quanto raccontato dal testimone – non sarebbe stata però correttamente funzionante e avrebbe avuto alcuni problemi di sicurezza. Problemi di sicurezza che Minozzo, qualche giorno prima dell’incidente in cui rimase coinvolto, secondo la testimonianza, aveva segnalato a Luigi Broggi, progettista di Saipem. La risposta di quest’ultimo, spiega sempre il testimone, fu secca: “Questo è“.

Convinto di aver correttamente scaricato tensione quindi, nonostante il suggerimento dello stesso preposto alla sicurezza della Rivetti Elettroimpianti di stare fermo e non proseguire, Minozzo iniziò le operazioni di ‘battitura‘ dei cavi, ignaro del fatto che il pulsante spinto per l’operazione non aveva funzionato e che la corrente elettrica era ancora attiva, finendo per essere folgorato con una scarica da 380 Volt.

Secondo l’ipotesi accusatoria sostenuta dal pm Ciro Alberto Savino, le lesioni nei confronti dell’operaio sarebbero derivanti dalla mancata attuazione delle norme di sicurezza, da un mancato controllo delle attività svolte dal lavoratore dipendente ma anche da un’errata progettazione dei lavori (affidati in appalto a Saipem e subappaltati alla Rivetti Elettroimpianti, che la procura ha chiamato in giudizio anche come ente responsabile) che ha esposto l’operaio a un rischio che doveva essere evitato.

Al termine della deposizione, il giudice ha rinviato al 16 gennaio quando sarà sentito un altro testimone.

 

 

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