Cronaca
14 Luglio 2023
Mentre insegnava a tempo pieno al dipartimento di Architettura, contemporaneamente svolgeva la stessa mansione in Olanda ed esercitava come libero professionista

Sospeso perché aveva un doppio lavoro. Professore di Unife nei guai

di Redazione | 3 min

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Era professore associato a tempo pieno del dipartimento di Architettura di Unife, ma lo scorso 4 agosto, dopo aver scoperto che svolgeva lo stesso ruolo per l’ateneo olandese di Tu Delft e contemporaneamente lavorava anche come libero professionista, la rettrice Laura Ramaciotti lo aveva rimosso dal suo incarico.

Un provvedimento disciplinare che era stato inizialmente impugnato dal diretto interessato, innescando una battaglia giudiziaria arrivata fino davanti al Tar dell’Emilia-Romagna, che ora ne ha confermata la legittimità, ritenendo logica la decisione dell’Università degli Studi di Ferrara, dopo aver riscontrato “due distinti illeciti disciplinari“.

Secondo il Tar, infatti, l’attività di professore associato svolta dal 2014 al 2022 presso l’ateneo olandese di Tu Delft, ricevendo un compenso mensile di 2.644 euro per lavoro di ricerca e didattica, non è stata autorizzata né tantomeno formalizzata in una specifica convenzione con l’ateneo ferrarese, senza così seguire quanto previsto dall’articolo 6 c.11, legge 240 del 2010, dove si legge che “i professori e i ricercatori a tempo pieno possono svolgere attività didattica e di ricerca anche presso un altro ateneo, sulla base di una convenzione tra i due atenei finalizzata al conseguimento di obiettivi di comune interesse“.

E a riprova del comportamento illecito da parte del professore, il tribunale sottolinea come “lo stesso, una volta iniziato il procedimento disciplinare, ha dato le dimissioni dall’incarico estero, nel tentativo invero utile di evitare o mitigare le conseguenze sanzionatorie, non potendosi pretendere di sanare retroattivamente l’attività illecitamente svolta” che “in quanto non debitamente autorizzata costituisce dunque sicuramente fatto illecito disciplinare connotato da abitualità e gravità ed è passibile di sanzione”.

Quanto all’attività libero professionale invece – svolta dal 2012 al 2021, come dimostrato dall’iscrizione all’albo professionale, dal possesso di una partita Iva, dall’emissione di varie fatture e dall’appartenenza a una associazione il cui statuto, tra l’altro, “prevede che gli associati debbano svolgere l’attività libero professionale esclusiva” – è risultato che all’attivo avesse numerose esperienze di progettazione architettonica e urbana come progettista e consulente, avendo conseguito numerosi premi e riconoscimenti divulgati con pubblicazioni su riviste specializzate, libri e cataloghi di mostre.

Ma non solo, a luglio 2022, aveva anche autocertificato al Comune di Ferrara di svolgere abitualmente l’attività libero professionale per il conferimento di incarico per la partecipazione ai lavori della commissione giudicatrice del concorso per Palazzo Prosperi Sacrati. Dalle dichiarazioni dei redditi è infine emerso che aveva percepito, come compensi derivanti da attività professionale o artistica, 1.800 euro nel 2015, 11.787 euro nel 2016, 10.350 euro nel 2017, 13.073 euro nel 2018 e 3.150 euro nel 2019.

Anche in questo caso però, così come successo per il doppio incarico con l’università olandese, lo svolgimento dell’attività da libero professionista da parte dei docenti universitari, ai sensi dell’articolo 6 c.9 L.240710, “indipendentemente dal valore, dal carattere occasionale della prestazione o dall’autorizzazione allo svolgimento della stessa, sarebbe sempre incompatibile con il tempo pieno“.

A questo proposito, come scrive il Tar nella sentenza, “il rilevante ruolo svolto nell’associazione di professionisti unitamente alla percezione nel corso del tempo di non trascurabili redditi di lavoro autonomo è indice sufficiente a comprovare l’esercizio dell’attività libero-professionale in forma societaria o associata” che “appare sicuramente incompatibile con il ruolo di professore a tempo pieno, indipendentemente dai compensi percepiti”.

Così facendo, oltre a confermare la legittimità del provvedimento disciplinare adottato da Unife, il Tar ha anche condannato il professore a rifondere le spese legali all’università, pagando 2.500 euro.

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