Non molto lontano negli anni, i dentisti erano i temutissimi “cavadenti”, persone spesso non qualificate che praticavano cure sommarie a poveri malcapitati. Ad oggi, moltissime cose sono cambiate, grazie a una cultura della prevenzione sempre più capillare, alla letteratura scientifica, alla messa a punto di tecniche d’avanguardia e alla diffusione dell’estetica dentale.
Diventare odontoiatra non è una passeggiata: occorre studiare, impegnarsi, fare talvolta qualche sacrificio per raggiungere i propri obiettivi. Infatti, è dall’esperienza e dalla continua formazione sul campo che si riconosce la competenza di un vero professionista.
È fondamentale prendersi cura della propria salute orale e dell’estetica del proprio sorriso, ma servono consapevolezza, tanta informazione e la certezza di affidarsi a professionisti qualificati e seri.
Di tutto questo e della propria esperienza personale ci parla Simone Vaccari, odontoiatra con vent’anni di esperienza alle spalle, anche all’estero, e vero esperto di estetica dentale, di cui si occupa nel proprio studio dentistico a Modena.
Come mai sei diventato un dentista?
Domanda interessante, io stesso me lo sono chiesto, e ho trovato una risposta solo di recente. Posso dire, infatti, che…
Non sono stato io a scegliere questa professione, ma è stata questa professione a scegliere me!
Sono stato fortunato a sapere sin dalla giovanissima età quale fosse la mia strada, e, nel mio caso, “qualcosa” ha scelto per me. Del resto, non si spiegherebbero l’amore e l’inesauribile curiosità che ho sempre nutrito per il mio lavoro.
Ho sempre desiderato fare il dentista, e ho anche un aneddoto personale da raccontare: i miei genitori si ricordano il tipico tema della prima elementare, dal titolo “Cosa farò da grande?”.
Mentre compagni e compagne di classe proponevano le professioni più simpatiche e disparate (astronauta, ricercatore, ballerina…), io scrissi senza alcun dubbio che sarei diventato un dentista.
Questa mia affermazione suscitò stupefazione, sia nella maestra, sia nei miei genitori, perché a quell’epoca i bambini della mia età avevano in testa professioni ben più fantasiose e divertenti.
Da quel momento in avanti, le mie idee sono sempre state molto chiare, e la mia formazione successiva e ogni mia scelta sono state tutte orientate a diventare l’odontoiatra che sono oggi.
Che tipo di impostazione mentale bisogna avere per diventare un dentista?
Come per tutte le passioni che hanno la vocazione a diventare professioni, sono necessari impegno, costanza, tanto studio e anche qualche sacrificio.
Parlando ancora della mia esperienza, ho preso una decisione davvero coraggiosa dopo la terza media, tra i tredici e i quattordici anni, ignorando completamente i consigli dei miei professori, ben deciso a iscrivermi alla scuola per odontotecnici, convinto che mi sarebbe stata di enorme aiuto per diventare dentista.
A quei tempi, la più vicina scuola per odontotecnici era a Reggio Emilia, il che implicava alzarsi prestissimo la mattina, prendere un autobus per raggiungere la stazione dei treni, da lì prendere il treno per Reggio Emilia, e poi ancora un altro autobus per arrivare a scuola! Se sono riuscito ad affrontare ogni giorno tutto questo, significa che ero davvero motivato e il mio percorso era già scritto.
Oggi c’è più informazione e ci sono più possibilità, ma è sempre necessario che i ragazzi studino e continuino ad arricchire e migliorare le proprie competenze, se desiderano gettare le basi per una carriera solida e costruire un rapporto fiduciario con i loro pazienti.
Come ti sei avvicinato, e poi appassionato, proprio all’estetica dentale?
La passione per l’estetica dentale è nata molto presto, anche se non è stato facile scegliere, perché amo tutta l’odontoiatria in generale. La scelta dell’estetica dentale è arrivata definitivamente dopo un’esperienza all’estero.
Infatti, ho avuto la possibilità di trascorrere un periodo di formazione in California, a Los Angeles, la patria mondiale dell’estetica dentale.
Sul posto ho potuto constatare la totale differenza da ciò che avevo fino a quel momento studiato e dalla realtà che vivevo. Infatti, negli anni 1999-2000, che hanno segnato la mia formazione, lo sbiancamento dentale in Italia era poco noto e i dentisti che lo suggerivano si contavano sulle dita della mano.
Invece, in California tutto questo era normalissimo e già collaudato: anche ragazzi giovani chiedevano come regalo ai genitori lo sbiancamento dentale! Tutte le soluzioni di cosmetica dentale erano all’avanguardia e nuove per un paese come l’Italia.
Tutto ciò ha stimolato in me grande curiosità e interesse, e mi ha fatto venire l’idea di portare in Italia le stesse conoscenze avanguardistiche: questa è la sfida che ho lanciato a me stesso.
Com’è stato introdurre in Italia le conoscenze acquisite negli USA?
All’inizio non è stato semplice, è servita determinazione, ma il tempo mi ha dato ragione: dopo il 2000 l’estetica dentale è diventata sempre più nota e richiesta, oggi i trattamenti sono molto apprezzati e questa è a tutti gli effetti la professione che svolgo con grande passione.
Inoltre, si è verificato anche un importantissimo cambio di paradigma nella concezione stessa del dentista, da sempre associato alla soggezione e al dolore (specie negli anni Settanta e Ottanta). Non moltissimi anni fa, infatti, si andava dal dentista quando la situazione era già compromessa.
Invece, con la prevenzione e l’estetica dentale tutto è cambiato: l’estetica del sorriso ha una forte componente di natura psicologica, ha lo scopo di migliorare la vita delle persone attraverso il sorriso, e proprio questo per me è stato lo stimolo a formarmi in questo settore.
Cosa muove le persone a cercare la perfezione nel proprio sorriso?
Finalmente si è capito quanto sia importante un bel sorriso nella proporzione del volto, e ciò è stato anche scientificamente dimostrato.
Cito un’esperienza scientifica particolarmente significativa. Sin dagli studi degli anni Sessanta, il russo Alfred Yarbus si accorse ben presto, realizzando una tesi sui muscoli oculo-motori, che la visione umana è catturata dalle concavità a sfondo bianco, come la sclera dell’occhio e la bocca, che è proprio una concavità con al suo interno il bianco degli elementi dentali.
Negli studi successivi, è stato dimostrato che l’estetica del sorriso incide per il 70% nell’estetica generale del volto. Perciò, è proprio vero che gran parte della bellezza del viso risiede nella regolarità del sorriso.
Non solo. Molto recentemente, negli Stati Uniti è stato realizzato il programma Extreme makeover: alcune persone si rivolgevano, tramite la trasmissione, a professionisti di vari ambiti della bellezza, per rispondere a differenti esigenze estetiche (chi si affidava alla chirurgia estetica, chi a programmi mirati di dimagrimento, chi a un cambio look).
Si è scoperto che, malgrado vari trattamenti estetici, in alcune persone qualcosa ancora non era ottimale: il sorriso; perciò è stato chiamato il dentista William Dorfman per occuparsi proprio del sorriso dei partecipanti.
D’altra parte, quando dobbiamo interagire con altre persone, in qualunque situazione pubblica, essere accolti o accogliere con un bel sorriso regolare fa la differenza, promuove l’interazione e la socialità.
Come mai hai deciso di aprire il tuo studio proprio a Modena, potendo andare all’estero?
Effettivamente c’erano ampie possibilità di lavorare all’estero: mi si sono presentate davvero tante occasioni, con proposte di lavoro allettanti in Europa, Stati Uniti, Medio Oriente e Canada.
Avevo anche ricevuto una proposta molto interessante negli Stati Uniti, che ho poi rifiutato, e ogni tanto mi chiedo come sarebbe ora la mia vita se avessi accettato.
Su Youtube c’è un’intervista di Enzo Biagi al grande Luciano Pavarotti, al quale viene chiesto perché avesse scelto di vivere a Modena, malgrado il brillante successo in tutto il mondo e le numerose possibilità di vita agiata all’estero. Il maestro risponde semplicemente: “Modena è la mia città”.
Perché racconto questo? Perché per me è esattamente la stessa cosa. Ho un legame profondo con questa città, sono legato alle mie esperienze di vita, alle tradizioni, e chi è modenese da generazioni ne converrà: il vincolo con questa terra è profondo e ti fa amare addirittura le giornate nebbiose.
Pensi di trasferire la tua carriera altrove in futuro?
A fronte di ciò che ho appena affermato, non penso proprio di spostarmi altrove in futuro, rimarrò a Modena, non solo per ragioni affettive, ma perché qui c’è ancora molto lavoro da fare. Infatti, in ambito odontoiatrico vedo troppa disinformazione, non solo nei pazienti, ma anche tra i professionisti.
Sicuramente c’è un problema culturale e molto pregiudizio: spesso, le persone hanno ancora paura del dentista, probabilmente influenzate negativamente dalla vecchia figura del “cavadenti”.
Dopo tanta gavetta, cosa può fare ancora un dentista per “lasciare il segno”?
Oltre all’aggiornamento continuo, il compito di grande responsabilità di noi odontoiatri è sensibilizzare i pazienti e lavorare per assottigliare la disinformazione e lo scetticismo che sono ancora presenti.
A me piace definirla “educazione sanitaria” e dovrebbe iniziare già in età scolare. Questo è uno dei motivi per i quali vorrei rimanere qui a Modena: c’è ancora un grande lavoro educativo da fare, è necessario fornire informazioni precise e scientifiche ai pazienti affinché possano prendere decisioni consapevoli e capire l’importanza della prevenzione.
Non è un caso che sul nostro sito pubblichiamo blogpost divulgativi e articoli di approfondimento; anche sui social stiamo facendo molta attività di educazione dedicata ai pazienti, per sollecitare un maggior interesse verso la salute orale e l’ambito odontoiatrico.
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