“Piazza Trento e Trieste, un tempo piazza del Mercato delle Erbe e una delle corti più sfarzose del Rinascimento, riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio mondiale dall’umanità è stata trasformata dalla nostra amministrazione comunale ha trasformato in una ‘arena’. Fin qui, qualcuno potrebbe dire ‘che c’è di male?’ C’è che, fermo restando che non ho nessun pregiudizio nei confronti dei concerti, io credo che per certi eventi si possano utilizzare altri ambienti senza sacrificare i liberi cittadini, il centro storico e i suoi monumenti come si è già fatto il parco Bassani, con le conseguenze che tutti sappiamo in termini anche di costi e che tuttora non sappiamo ancora a quanto ammontano”.
A scriverlo, ricordando la costruzione della piazza risalente al dodicesimo secolo, è Maurizio Bruni del comitato ‘Ferraresi Uniti per liberare il centro storico da auto e furgoni’. Sebbene le dichiarazioni siano “a titolo personale”, le doglianze sono coerenti con l’impossibilità per i ferraresi di poter vivere il centro cittadino: “Per tutta l’estate i cittadini si vedono limitate le possibilità di poter usufruire appieno della propria città vedendosi bloccate tutte le vie limitrofe danno verso quella piazza”, dice Bruni raccontanto come “provenendo da via Garibaldi per andare a piedi verso casa sono stato bloccato e obbligato a fare un percorso alternativo, una viuzza occupata per i 3/4 da tavolini e sedie e il rimanente conteso i pedoni malcapitati come il sottoscritto”.
“Mi dispiace, ma io rinuncio a qualsiasi consumazione in centro, e spero che tutti quei ferraresi che la pensano al mio stesso modo facciano lo stesso. Tra il transito e il parcheggio delle auto, l’occupazione del suolo e aree pubbliche, compresi i marciapiedi, sembra che il centro sia diventato una esclusiva pertinenza di alcuni a scapito di altri. Il sindaco dovrebbe ricordare che è il sindaco di tutti e che i diritti di taluni terminano quando incontrano i diritti degli altri e i diritti degli altri sono quelli di poter usufruire liberamente propria città”, conclude Bruni.
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