Cronaca
9 Maggio 2023
La Corte ritiene inconsistente il suo certificato medico che le avrebbe impedito di presentarsi. Così anche per la cugina

Omicidio Bergamini. La madre dell’imputata portata in tribunale dai Carabinieri

di Redazione | 8 min

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Isabella Intenò in un’immagine del 1989, dopo la morte di Denis

Comincia alle 13.05 la deposizione di Concetta Tenuta, madre di Isabella Internò, accompagnata in maniera coattiva in Corte d’Assise da ambulanza e carabinieri, dopo aver presentato in mattinata un certificato del pronto soccorso di Cosenza che ne accertava un impedimento a presentarsi a causa di una lombosciatalgia. Impedimento ritenuto inconsistente dalla Corte che dispone l’accompagnamento coattivo e attende l’arrivo della donna per dare il là alla nuova udienza sulla morte di Denis Bergamini.

La sua escussione dura oltre 2 ore e mezza nelle quali la madre di Isabella si contraddice più volte. La teste racconta di un atteggiamento piuttosto permissivo nei confronti della figlia: «Non siamo mai stati genitori all’antica e non ho mai preteso di sapere con chi mi figlia uscisse e chi frequentasse». La donna nega anche che la figlia abbia mai dormito fuori casa in quegli anni. L’avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo, le fa però notare che sua figlia rimase fuori casa per almeno 5-6 giorni nel luglio del 1987 quando si recò prima ad Argenta, poi a Torino dalla zia, quindi, a Londra per effettuare l’aborto.

E proprio il tema dell’aborto è stato al centro di tante domande non solo delle parti civili ma anche del pm Primicerio. «Non sapevo nulla dell’aborto. Ne sentii parlare la prima volta nel 2013 quando sono stata sentita a Castrovillari. Mi sono sentita male, ma non ho creduto che fosse vero. Solo 5 anni più tardi, nel 2018 quando morì nostra madre, mia sorella (Assunta Trezzi, ndr) mi ha raccontato quanto fosse accaduto e allora ci ho creduto. Chiesi ad Isabella cose fosse successo ma lei mi disse che non voleva parlarne e non ne abbiamo più parlato». Alla domanda su come avesse preso la notizia la donna ha risposto «Non eravamo genitori all’antica, se ce lo avesse detto magari si potevano sposare, oppure poteva tenere il figlio e andava bene comunque. Di certo non avremmo accettato l’aborto».

Le domande si spostano poi al giorno della morte di Denis. Tenuta racconta che si trovava a casa con il marito quando Denis chiamò chiedendo di Isabella che invece si trovava a casa delle sorelle Dodaro. Nel maggio 2013 sentita dalla Procura di Castrovillari affermò, invece, che in casa in quel momento c’erano con lei il marito e la figlia Isabella. Quindi uscì insieme al marito non senza commentare quanto fosse strana quella telefonata «visto che sono 7-8 mesi che si sono lasciati».

La sera poi apprendono della morte di Denis: «Ha chiamato a casa Isabella, era in lacrime e ci ha detto che si trovava nella Caserma dei Carabinieri e che Denis era morto. Venne a prenderci mio nipote Roberto. Andammo sul posto. Isabella mi raccontò che Denis in macchina era sereno, che avevano cantato e scherzato. Poi mi disse che si fermò in una piazzola di sosta e poco dopo scese e si tuffò come un pesce sotto il camion». Nel 2013 nella ricostruzione di quella sera omise alcuni dettagli soprattutto in merito al racconto di Isabella. Riferì infatti, “Isabella mi disse che si tuffò sotto un camion senza aggiungere ulteriori dettagli”.

Ancor più lunga e più ricca di contraddizioni la testimonianza di Michelina Mazzuca, moglie di Roberto Internò, cugino di Isabella, anche lei accompagnata in maniera coatta dai carabinieri dopo un certificato medico che lamentava a suo carico una laringite febbrile. La donna viene ascoltata per 4 ore e chiamata a rispondere sulle contraddizioni emerse nelle due precedenti occasioni in cui è stato ascoltato.

Nella prima, il 26 maggio 2017 a proposito della sera della morte di Denis riferì che “era a casa di mio suocero, c’erano i miei suoceri, mio marito Roberto e mia cognata Loredana. Ad un certo punto arrivò una telefonata. Era zio Franco (il padre di Isabella) e parlò con Roberto dicendogli che era successa una tragedia a doveva accompagnarlo a Roseto a prendere Isabella. Roberto è andato allora a prendere zio Franco e zia Concetta e sono andati a prendere Isabella. Sono andati direttamente alla Caserma dei carabinieri dove si trovata Isabella, sono scesi e sono stati interrogati”. Diverso quanto dichiarava, invece, l’8 aprile 2019 quando viene sentito dal Procuratore Facciolla. La donna affermava: “Quella sera mi trovavo a casa dei miei suoceri dove c’erano diversi parenti. C’erano i miei suoceri, le mie cognate Loredana e Giuliana e poi c’erano zio Franco e zia Cettina (i genitori di Isabella). È arrivata una telefonata e credo fosse Katia la figlia di zio Franco che chiedeva proprio del padre e gli ha detto che era successa una tragedia e che Denis era morto. Zio Franco ha quindi chiesto a Roberto di accompagnarlo a prendere Isabella. Quindi sono andati verso Roseto Roberto, zio Franco e zia Cettina”.

Ieri, in aula, la versione è ancora diversa. La donna riferisce, infatti, che «Quella sera c’era anche l’altro cugino Luigi D’Ambrosio e in macchina con loro a Roseto è andato pure lui. Non ricordo però se zia Cettina era lì con noi quella sera».

Quando le vengono fatte notare le versioni discordanti la donna dice di essersi sbagliata nel 2017, di non saper spiegare perché avrebbe detto che a fare la telefonata quella sera era stato lo zio. La presidente Lucente la richiama più volte a dire la verità e a non prendere in giro la Corte.

L’avvocato Anselmo fa sentire in aula alcune intercettazioni ambientali tra la donna e il marito Roberto Internò che risalgono alla settimana che precede la testimonianza in Procura a Castrovillari dell’8 aprile 2019. Intercettazioni nelle quali parlando del caso Bergamini.

Il marito la invita, minacciandola, a parlare poco: “Devi parlare meno Michelì, devi parlare poco!” e ancora “Io ti ammazzo, ti sfregio, non devi parlare”. La donna si pone domande sulle cause del decesso ma il marito la incalza: “Non me ne frega niente, io non c’entro niente e non ne voglio sapere niente. Io non temo niente, sono solo andato a prenderli”.

In un passaggio chiave l’uomo le riferisce, a pochi giorni dalla convocazione in Procura della donna, la sua versione dei fatti: “A casa c’erano anche zio Franco e zia Cettina quando chiamò Katia e parlò con zio per dirgli che Isabella era presso la Caserma di Roseto Capo Spulico e bisogna andare a prenderla. Quindi zio mi chiese di accompagnarlo e andammo io, lui la zia Cettina e Luigi D’Ambrosio. Arrivati in Caserma scese solo zio, io e zia Cettina siamo rimasti in macchina, non siamo neanche scesi”. Versione che poi la donna fornirà agli inquirenti l’8 aprile 2019.

La donna resta ambigua e si smentisce più volte ricostruendo l’accaduto, tanto che la presidente Lucente, stizzita la rimprovera: «Lei sta negando l’evidenza, si sta mettendo in una brutta situazione». In chiusura della sua deposizione la donna afferma, riferendosi a quelle conversazioni con il marito, che «Mio marito mi ha lanciato contro un posacenere e mi ha colpito ad un ginocchio perché parlo troppo».

Dopo la moglie, tocca al marito, Roberto Internò. La ricostruzione della sera della morte di Denis cambia ancora. L’uomo afferma che «eravamo a casa dei miei genitori e noi uomini stavamo giocando a carte fuori davanti alla casa (non dentro come invece aveva affermato sua moglie). Eravamo io, mio padre, zio Franco, mio fratello Dino Pippo e mio cognato Luigi D’Ambrosio. In casa a cucinare c’erano le donne, mia moglie, mia madre le mie sorelle e zia Cettina».

La figura di Luigi D’Ambrosio compare per la prima volta nel 2019 quando Internò viene sentito in Procura a Castrovillari, prima di allora l’uomo non lo individua in casa né tanto meno dopo quando racconta il viaggio verso Roseto Capo Spulico dopo la telefonata della cugina Catia. Fino al 2019 la versione di Internò vede in macchina lo stesso Internò alla guida della sua Alfa 6 e gli zii Franco e Cettina. Nella deposizione resa a Castrovillari in auto c’è anche D’Ambrosio che secondo quanto riferisce in aula l’uomo sarebbe sceso dall’auto insieme allo zio una volta arrivati sul luogo dell’incidente mentre lui e la zia restano in auto. Proprio su questo aspetto emerge un’altra circostanza contrastante. Internò afferma di essersi diretto a Roseto per andare a prendere Isabella che si trovava presso la Caserma dei carabinieri e di essersi fermato lungo la strada nel momento in cui hanno incontrato una coda di auto e trovato quindi il luogo dell’incidente. La Corte gli fa però notare che il luogo dell’investimento di Denis si trova dopo la Caserma dei carabinieri di Roseto Capo Spulico per chi viaggia da Cosenza. L’uomo non è stato in grado di fornire giustificazioni a questo proposito.

Viene chiesto anche a Internò delle intercettazioni ambientali con la moglie e del perché la inviti più volte a non parlare arrivando anche a minacciarla. L’uomo nega di aver mai minacciato la moglie o di averla aggredita.

Ultimo ad essere ascoltato è stato Luigi D’Ambrosio, marito di Loredana (sorella defunta di Roberto Internò). L’uomo era stato sentito in precedenza nell’agosto 2017. Proprio in quella circostanza spunta fuori per la prima volta la sua “presenza” a casa di Alfredo Internò e in macchina assieme al cognato Roberto e agli zii Franco e Cettina.

Nella ricostruzione fornita dall’uomo, non parla di telefonate né della zia Concetta. Messo di fronte a questa incongruenza afferma che «oggi ho nella mente l’immagine di zio Franco lì con noi. Di sicuro era con noi quando siamo andati a Roseto a prendere Isabella in Caserma». Altre incongruenze risultano sugli orari: «Siamo partiti da Cosenza che era pomeriggio, c’era ancora luce, quando siamo arrivati sul posto era l’imbrunire».

L’udienza si chiude a mezzanotte, senza ascoltare Francesco Arcuri la cui deposizione viene rimandata al prossimo 29 maggio quando il processo tornerà a Cosenza dopo la doppia data 19.-20 maggio quando la Corte si trasferirà a Bologna.

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