Naomo Lodi indagato per peculato. Già chiuse le indagini
Nicola Lodi, detto Naomo, dopo la condanna in primo grado a 2 anni e 10 mesi per induzione indebita, rischia di affrontare un ennesimo processo penale. Questa volta l'accusa è di peculato
Nicola Lodi, detto Naomo, dopo la condanna in primo grado a 2 anni e 10 mesi per induzione indebita, rischia di affrontare un ennesimo processo penale. Questa volta l'accusa è di peculato
Si è schiantato sui prati di Palmirano, a poche centinaia di metri dall'ospedale di Cona, un ultraleggero guidato da un uomo di 66 anni. La chiamata ai vigili del fuoco e alla Polizia di Stato è arrivata intorno alle 11.45. A dare l'allarme sono stati alcuni automobilisti di passaggio
Fondamentale per la sentenza è stato il riconoscimento dell'assenza di "problematiche relative alla meritevolezza". La libera professionista non aveva infatti contratto debiti in modo irresponsabile, ma era stata travolta da eventi esterni ritenuti a lei non imputabili
Era stato querelato per diffamazione dall'azienda per la quale lavorava a Bondeno ma il Tribunale di Mantova lo ha assolto perché il fatto non costituisce reato ritenendo la volontà di diffamare "palesemente assente"
Continua il problema dello spaccio in Gad e la conseguente opera di deterrenza delle forze dell'ordine. I carabinieri, transitando nei pressi del parchetto di via Porta Catena, nota un giovane che si avvicina a un uomo seduto su un muretto del parco.
Resterà nel carcere di via Arginone, Giacomo Bovolenta, il 27enne che nella serata di venerdì 24 marzo avrebbe tentato di uccidere un suo amico, il 28enne Davide Menegatti con il dardo di una balestra e un machete.
Ieri infatti, lunedì 27 marzo, in tribunale a Ferrara, si è tenuta l’udienza di convalida dell’arresto davanti al giudice per le indagini preliminari Silvia Marini, con cui è stata confermata la custodia cautelare in cella, nonostante la richiesta di domiciliari avanzata dal suo legale, l’avvocato Giuseppe Stefani.
Bovolenta – come raccontato dal suo difensore – ha parlato per un’ora e ha fornito la propria versione dei fatti, spiegando di “aver agito d’impulso” nel momento in cui ha colpito al collo la vittima, senza “mai aver pensato di volerlo uccidere“.
Quanto invece al successivo utilizzo del machete, l’aggressore ha raccontato di averlo impugnato dopo aver visto che Menegatti – appena colpito dal dardo – stava tornando indietro per “affrontarlo con fare aggressivo, decidendo così di difendersi“.
Durante l’ora di interrogatorio è stato poi affrontato anche il tema legato alla quantità di sostanze stupefacenti (1,3 kg di marijuana e 8 etti di hashish, ndr) ritrovate nell’abitazione del ragazzo che, secondo il proprio legale, non sarebbero addebitali a lui.
Intanto, resta in ospedale, ma non in un reparto intensivo, Davide Menegatti. Le sue condizioni, apparse sin da subito abbastanza gravi, si sono ristabilite ed è fuori pericolo. Se la dovrebbe cavare con una prognosi di trenta giorni.
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