di Vainer Merighi*
Siamo solo alla fine di febbraio e la minaccia di una crisi idrica peggiore di quella già gravissima del 2022 si fa più concreta: portata del Po ai minimi, affluenti del bacino padano quasi in secca, grandi laghi al 20-30% della loro capacità di invaso.
Lo scorso anno il mare è risalito per decine di chilometri nel corso del Po e il cuneo salino è arrivato a contaminare le falde freatiche a decine di chilometri dalla linea di costa. Ricordiamo anche le mareggiate violente che si sono abbattute sui nostri lidi e fatto tracimare in più occasioni il porto canale allagando Porto Garibaldi.
Le precipitazioni sono fortemente diminuite sulle medie storiche del nostro territorio e si sono concentrate in brevi periodi e in eventi atmosferici anche violenti; la notevole quantità di piogge che cadono durante questi fenomeni “anomali” va quasi tutta perduta, non essendo trattenuta in
invasi adeguati e non potendo per la sua breve permanenza sui terreni agricoli ricaricare le falde. In città e anche nelle aree più densamente urbanizzate non sono disponibili cisterne in grado di raccogliere e rendere disponibile all’occorrenza le acque piovane.
Le associazioni agricole lanciano grida di allarme prevedendo già gravi impatti sui raccolti cerealicoli e ortofrutticoli e sui prezzi se non pioverà a lungo presto; inoltre potremmo presto trovarci di fronte alla necessità di razionare l’acqua potabile. È evidente la necessità di una efficace strategia di risparmio idrico negli impieghi agricoli, industriali e civili, ma pare anche sempre più decisiva una strategia per l’accumulo, conservazione e distribuzione delle acque meteoriche basata su medio-piccoli invasi e sulla rete dei canali consortili di ogni ordine.
In questo scenario aumenta la centralità pianificatoria e operativa del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara.
Il Consorzio è il soggetto istituzionalmente deputato alla gestione della rete di scolo e irrigua da cui dipende, letteralmente, la sopravvivenza del territorio provinciale, ma il suo ruolo potrebbe essere fortemente ampliato in più direzioni:
Potrebbe divenire il soggetto istituzionale deputato a gestire tutte le risorse idriche primarie che interessano il nostro territorio provinciale (ad esclusione del solo fiume Po, per la rilevanza che esso ha nell’equilibrio idrogeologico dell’intera Pianura Padana) prefigurando la rete futura non solo dei canali, ma anche degli invasi da realizzarsi per la conservazione delle acque meteoriche.
Potrebbe essere il soggetto che prefigura soluzioni future atte a fronteggiare carenze idriche sempre più consistenti e prolungate, tali da richiedere risposte tecnologicamente diverse; se ad esempio dovesse rendersi necessario il ricorso a impianti di dissalazione dell’acqua marina, il Consorzio potrebbe intanto fare ricognizione delle tecnologie disponibili, prefigurare potenzialità e localizzazione degli impianti e delle reti di trasporto idriche, fornire indicazioni ai comuni in ordine alla pianificazione degli strumenti urbanistici che dovrebbero tenere liberi i “corridoi dell’acqua”.
Parrebbe inoltre necessario rafforzare il coordinamento (almeno progettuale e operativo) con la rete dei depuratori di Hera, dato che la gran parte dell’acqua depurata viene utilizzata in agricoltura (60%), nel settore energetico e industriale (25%) o reimmessa nell’ambiente.
Inoltre, proprio per la necessità strategica di un governo unitario delle risorse idriche, al Consorzio potrebbe essere demandata la gestione e la cura delle acque del sottosuolo per completare il ciclo integrato delle acque (meteoriche, di superficie, del sottosuolo) per compatibilizzarne i prelievi (pozzi artesiani) e gli utilizzi irrigui e altri usi produttivi; sono acque che vanno preservate da ogni possibile inquinamento e per un corretto funzionamento della falda freatica;
L’insieme di queste funzioni, qualora assegnate al Consorzio, ne prefigurerebbe il naturale ente per la gestione amministrativa delle acque in termini di autorizzazioni all’uso e degli scarichi. A questo proposito il Consorzio potrebbe avere competenze proprie o delegate dagli Enti Locali o di supporto tecnico agli Enti Locali stessi. Dobbiamo poi considerare che il problema dell’acqua (sia quella che viene che quella che va) è sempre più intrecciato con il problema della fragilità del nostro territorio, della sua manutenzione e salvaguardia.
Si tratta di un problema strategico sotto diversi punti di vista: la carenza di risorse finanziarie, la frammentazione dele competenze normative e operative, la dimensione troppo piccola dei comuni (ancora 21 sul territorio provinciale) e il loro impoverimento tecnico-professionale, la sostanziale assenza di un Ente di coordinamento a larga scala territoriale (conseguenza della effettiva soppressione delle Province).
Inoltre, proprio i fenomeni gravissimi di inondazione marina e di erosione del litorale riportati dalla stampa dovrebbero essere affrontati con urgenza e con una strategia di medio-lungo periodo di ricostruzione del cordone di dune sabbiose che un tempo caratterizzava il nostro litorale e che andrebbe ovviamente compatibilizzata con la rete di scolo a mare e con gli eventuali impianti di dissalazione.
Ma l’assenza di politiche e strumenti efficaci di manutenzione e salvaguardia del territorio si evince anche osservando lo stato pessimo in cui sono tenuti tanti piccoli ecosistemi necessari alla sicurezza e alla fruibilità del territorio, anche la fruibilità da parte di un turismo lento, naturalistico, sostenibile (ciclovie, ippovie, piccola navigazione interna): basti citare le condizioni in cui versano decine di ponti rurali, arginature e aree pubbliche abbandonate a roveti o infestate da una siepagione patologica che rende impossibile la fruizione del territorio e difficile la conservazione della biodiversità.
Insomma il Consorzio di Bonifica potrebbe assumere un ruolo centrale non solo nella gestione integrata del sistema idrico provinciale (e con Hera della risorsa acqua tout court), ma anche delle politiche di salvaguardia e manutenzione di tanti aspetti del nostro territorio.
In effetti, nel contesto della devastazione delle competenze tecniche della Pubblica Amministrazione locale, il Consorzio pare essere l’unico ente dotato di una forte struttura tecnica in grado di pianificare, progettare e appaltare opere complesse, di una considerevole struttura organizzativa e operativa, di un management in grado di istruire e portare a conclusione complessi iter per l’ottenimento di risorse finanziarie consistenti: per questo noi ne proponiamo un ruolo più ampio, quello di Agenzia per la salvaguardia del territorio, che pure non ne stravolgerebbe la mission originale.
Naturalmente, con l’arricchimento del ruolo del Consorzio andrebbe salvaguardata l’efficacia di una governance collaudata e solida e andrebbero potenziate le risorse operative.
Sono disposti i comuni, la Provincia, la Regione a discutere dei cambiamenti normativi e dell’innovazione istituzionale che questa proposta richiederebbe e a mettervi le risorse professionali e finanziarie necessarie?
Sono disposti a dare mandato allo stesso Consorzio di Bonifica di valutare questa ipotesi? ad attivare verifiche sulle condizioni normative che ne renderebbero possibile la fattibilità? Ad aprire un dibattito pubblico sulle politiche di salvaguardia del territorio ferrarese e delle sue risorse ambientali?
Ne verrebbe, crediamo, un contributo importante per dare concretezza anche alla “Politica”, che potrebbe finalmente darsi orizzonti strategici adeguati alle necessità della nostra economia e della nostra popolazione.
*ex assessore del Comune di Ferrara e fondatore di Campo Democratico
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