Politica
7 Dicembre 2022
L'ex consigliera leghista scrive al prefetto per chiedere di essere reintegrata in consiglio comunale dopo che il Consiglio di Stato ha invalidato le sue dimissioni: "Archiviata per i proiettili, le lettere in buchetta non possono aver spaventato Lodi. La paura è un pretesto, voglio esprimere il mio voto"

“Incensurata e archiviata per i proiettili, reintegratemi”. Anche la Arquà scrive al prefetto

di Redazione | 2 min

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Rossella Arquà

“Sono Rossella Arquà, consigliera comunale di Ferrara reintegrata in forza di sentenza del Consiglio di Stato. Sono incensurata e non ancora condannata e quindi devo essere considerata innocente. Non ho mai fatto del male a nessuno”. Comincia così la missiva al prefetto Rinaldo Argentieri della consigliera comunale ex leghista Rossella Arquà inviata lunedì sera tramite posta elettronica certificata a seguito della serie di richieste di intervento all’organo territoriale del governo sul suo reintegro in consiglio comunale cominciata venerdì con la richiesta della sua sospensione avanzata dalla maggioranza e dal Movimento 5 Stelle.

Nelle lettera, Arquà, respinge le accuse di aver mai inviato proiettili e dice che le ‘lettere minatorie’ – messe da lei nella buchetta della sede della Lega non possano aver spaventato il vicesindaco visto che egli stesso avrebbe cercato di chiudere la vicenda con un accordo: “Le lettere che ho messo nella buchetta della posta della sede della Lega, dove io stessa lavoravo, non possono aver veramente spaventato il signor Nicola Lodi. L’ho detto ai magistrati. Prova ne sia che lui ha subito cercato un accordo con me per chiudere la vicenda. L’ho detto ai magistrati. Non ho mai inviato proiettili a mezzo posta a nessuno e sono stata archiviata da queste infamanti e false accuse. Sono una persona onesta che ha sempre fatto lavori umili. Sono abituata ad assumermi le mie responsabilità”.

Segue l’attacco al suo ex mentore e la richiesta di essere reintegrata nell’assise: “Vicesindaco, pregiudicato ed altri consiglieri sono accusati per fatti ben più gravi dei miei. Chiedo di essere reintegrata nelle mie funzioni. Mi si vuol impedire di esprimere il mio voto decisivo in alcune delibere consigliari. La paura è un pretesto. Tutta la città ride di questo”.

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