Politica
3 Dicembre 2022
Maggioranza, giunta e 5S inviano una lettera firmata al prefetto per chiedere il blocco del rientro in consiglio comunale dell'ex leghista Arquà "per non far perdere credibilità alle istituzioni" nonostante la sentenza del Consiglio di Stato. E la Lega attacca il Pd per non aver firmato la richiesta

La maggioranza chiede al prefetto di “sospendere il diritto” di Arquà di stare in consiglio comunale

di Redazione | 4 min

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Tutta la maggioranza compatta – comprensiva della giunta e i gruppi in consiglio comunale di Lega, Prima Ferrara, Ferrara Nostra, Ferrara Cambia, Forza Italia, Fratelli d’Italia – con l’aggiunta del Cinque Stelle Tommaso Mantovani ha inviato una lettera al lettera al prefetto Rinaldo Argentieri per chiedere l’immediata “sospensione del diritto” di Rossella Arquà (consigliera comunale ex leghista dimissionaria a seguito di una perquisizione domiciliare nel corso di un’indagine su delle lettere minatorie inviate al vicesindaco Nicola Lodi e reintegrata nell’assise con una sentenza del Consiglio di Stato che ha ritenuto che quelle dimissioni firmate su un cassonetto dell’immondizia non fossero legittime) di sedere in Consiglio Comunale “pena la perdita di credibilità delle istituzioni”.

La lettera, inviata su carta intestata del Comune di Ferrara e che porta in calce 29 firme, parte prendendo atto della sentenza del giudice amministrativo di secondo grado – ovvero il Consiglio di Stato che ha ordinato il reintegro di Arquà -, notando che “come componenti dell’organo elettivo, dovremo dare esecuzione a tale pronuncia”. La sentenza del Consiglio di Stato tuttavia, nonostante la promessa di Fabbri in tal senso, è inappellabile in giudizio.

“Tuttavia”, si legge nella missiva, “non possiamo esimerci dal segnalarle la situazione ‘paradossale’ che la ‘reintegrazione’ nella carica elettiva reclamata dalla signora Rossella Arquà a seguito della sentenza citata, determinerebbe sul prestigio dell’istituzione che rappresentiamo e sull’ordinato e sereno svolgersi dei lavori all’interno del consesso elettivo e delle sue articolazioni”. Considerato nella seconda parte della lettera come “da pochi giorni, dopo ben 17 mesi di indagini, la procura di Ferrara ha chiesto il rinvio a giudizio” della Arquà “contestandole otto minacce aggravate rivolte al nostro vice sindaco e cinque simulazioni di reato”, con l’avviso di conclusione delle indagini che riporta i “‘capi d’imputazione’ in forma dettagliata, con le numerose e agghiaccianti frasi contenute nelle lettere anonime indirizzate al nostro vice sindaco”, i consiglieri chiedono al prefetto di bloccare l’avvicendamento che riporterebbe Arquà in consiglio.

“La vittima di tali atti intimidatori era ed è il vice sindaco della città di Ferrara. E la grave fattispecie delittuosa di minaccia ad un amministratore locale prevede la pena della reclusione. Riteniamo, quindi, che le gravi minacce rivolte dall’aspirante consigliere comunale ad un componente dell’organo politico di vertice del Comune non possano essere del tutto irrilevanti ai fini dell’esecuzione della sentenza del giudice amministrativo che, in punto di diritto, ritiene invalide le dimissione del consigliere per violazioni delle mere modalità procedimentali”. Non solo, i consiglieri di maggioranza e la giunta si chiedono se “questi gravi atti intimidatori (…) non impongano quantomeno l’immediata sospensione del diritto di chi a quella carica pubblica aspira in forza di una sentenza di un giudice amministrativo basata solo su un ragionamento giuridico”.

“Ci sembra assurdo”, continuano i firmatari, “dover ‘reintegrare’ nel più importante consesso elettivo democratico della nostra città chi ha dichiaratamente commesso ‘atti intimidatori’ nei confronti di un amministratore locale. (…) Quelle frasi minacciose e le contestazioni della procura appaiono sufficienti per giustificare la sospensione dalla carica di consigliere comunale, pena la perdita di credibilità delle istituzioni”, insieme alla supposta perdita di serenità nello svolgimento dei lavori del consiglio e della “lesione del prestigio” delle cariche pubbliche elettive.

A corredo della lettera, inviata alla stampa dal gruppo consiliare della Lega che nel comunicato ripercorre le medesime considerazioni espresse dalla lettera, non può mancare un attacco al Pd, nella persona del capogruppo Francesco Colaiacovo, ‘reo’ secondo la Lega di non aver voluto firmare la lettera al prefetto condivisa con lui “in rappresentanza delle opposizioni”. “I colleghi del Pd trovano adeguata la presenza in consiglio di una persona sottoposta a giudizio per minacce aggravate? Non ritengono preoccupante che chi ha minacciato un membro della Giunta con frasi violente, sieda sui banchi degli eletti e scelga in rappresentanza dei ferraresi? È questa la loro idea di rispetto delle istituzioni?”. E ancora: “se la stessa cosa fosse capitata a parti inverse, come si sarebbero comportati? Temiamo purtroppo di conoscere la risposta. Da tempo siamo abituati a vedere le opposizioni nascoste dietro una ‘trincea giuridica’ invece che in campo aperto a battagliare con noi su temi politici”.

Ringraziamento invece dalla Lega al Cinque Stelle Tommaso Mantovani “per la solidarietà che ci ha dimostrato”.

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