Attualità
11 Ottobre 2022
L'incontro al supermercato, mentre stava facendo la spesa: "Avrei voluto chiedergli come ci si sente. Ma ho proseguito per la mia strada"

Lino Aldrovandi rivede chi uccise suo figlio: “Rabbia, dolore e disgusto soffocante”

di Redazione | 2 min

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Rivivere il dolore a distanza di diciassette anni per colpa di un incontro all’ipermercato. È quanto raccontato da Lino Giuliano Aldrovandi che, ieri (lunedì 10 ottobre), mentre stava facendo la spesa, ha rivisto tra le corsie del negozio uno dei quattro poliziotti che nel 2005 uccisero suo figlio Federico.

“Il tempo trascorre – scrive Lino sul suo profilo Facebook – e dopo la sentenza definitiva in Cassazione del 21 giugno 2012 e il pronunciamento del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, con il carcere confermato per due di loro per 6 mesi, quei quattro che ti uccisero una domenica bastarda e infame di un lontano 25 settembre 2005, non li ho più rivisti”.

Il papà di Aldro prosegue: “Ferrara è una città piccola dove quasi tutti ci si conosce, dove tra l’altro ci si incontra di sfuggita quasi ogni giorno. Orbene due di quei quattro poliziotti sono di Ferrara e non so se siano ancora in polizia o cosa facciano. E dopo aver scontato le loro minime condanne, senza dimenticare minimamente che sempre secondo le sentenze uccisero un ragazzo di 18 anni senza una ragione, sono tornati liberi da molti anni”.

“Come dicevo – aggiunge nel racconto – Ferrara è piccola e oggi dopo molti anni ho visto uno di loro mentre faceva la spesa in un ipermercato della città, per intenderci quello che Annie Marie, la testimone camerunese, indicò come colui che disinteressandosi al bloccaggio che era già in atto da parte degli altri tre poliziotti e che andava avanti e indietro dalla macchina di servizio con il cellulare in mano, ti tempestò ‘eroicamente’ di calci. Un’immagine questa che finché vivrò, mi creerà sempre un disgusto totale. Nel vederlo ‘tranquillo e sereno’ caro mio Federico nella mia mente sono tornati a ‘tempestarmi’ tanti pensieri e tutto quello che ne è conseguito per rincorrere alla fine quella che io ho sempre definito una piccola giustizia, anche se con quella condanna quasi irrisoria, di cui non ho voglia di parlare”.

“Avrei voluto chiedergli, come ci si sente dopo ben 17 anni da quell’omicidio assurdo e ingiustificato in tutto e per tutto. E se ricorda ancora le tue urla Federico: ‘basta, aiutatemi’. Due parole semplici ed inequivocabili, udite a centinaia di metri da quel luogo di morte, ma non da chi in quel luogo, ‘nell’esercizio delle sue funzioni’, ti stava spezzando il cuore. Caro Federico anche questa volta ti confesso che come mamma, ho provato rabbia, dolore e disgusto soffocante” racconta Lino, ma poi – chiude – “ho proseguito per la mia strada”.
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