Il gip ha disposto l’archiviazione per le querele intentate da Fausto Bertoncelli e Diego Marescotti nei confronti del consigliere comunale della Lega Salvini Premier di Ferrara Fabio Felisatti.

Il caso risale al “video del mistero” apparso sul profilo del giornalista e conduttore televisivo Riccardo Rota senza che lo stesso Rota ne fosse al corrente. Rota era intenzionato a sporgere denuncia alla Polizia postale per accesso abusivo a sistema informatico ma morì l’indomani per cause naturali. Nel frattempo scomparvero il video e lo stesso profilo Facebook di Rota.

Il video dileggiava persone ritenute ostili dalla giunta di Ferrara: gli stessi Bertoncelli e Marescotti e Anna Ferraresi. Tutti e tre etichettati come esponenti del Pd, anche se Bertoncelli – dipendente regionale presso la Protezione civile a Bologna – negli ultimi anni si era avvicinato al movimento Italia in Comune di Pizzarotti e la Ferraresi è entrata in consiglio comunale con la Lega per poi andarsene nel gruppo Misto.

Quel filmato venne pubblicato a fine agosto del 2020. E apparve anche sul profilo Facebook di Felisatti. Per questo motivo partirono le due querele per diffamazione aggravata.

Nei mesi scorsi (ma ne siamo venuti a conoscenza solo in luglio) è stata accolta dal gip la richiesta di archiviazione avanzata dalla pm Lisa Busato.

Secondo la procura il filmato non ha alcun contenuto diffamatorio e “si inserisce nel solco della riflessione critica avviata proprio dal Marescotti, senza sfociare in un attacco personale e gratuito allo stesso”.

Tale scambio, inoltre, è “avvenuto tra soggetti politici (in senso lato – specifica la pm -, non avendo Marescotti alcun ruolo politico ma essendo comunque un attivista vicino al Partito Democratico noto per le sue critiche agli esponenti del centrodestra)”, contesto, questo, che “impone necessariamente una valutazione più elastica dei contenuti ritenuti diffamatori”.

Quanto al caso di Bertoncelli, nella parte finale del video compare una sua immagine con in mano una bottiglia di alcol e, ai lati, il simbolo del Pd. Anche in tal caso la procura non ravvisa alcuna condotta diffamatoria. In primo luogo perché si tratta di una foto pubblicata su Facebook dallo stesso Bertoncelli, “evidentemente con un intento scherzoso” e quindi la stessa parte offesa non riteneva quell’immagine lesiva della sua reputazione.

L’aggiunta del simbolo del Pd, inoltre, “non può essere considerata una operazione diffamatoria non essendo una cosa negativa l’appartenenza a tale forza politica”.