Mentre Fausto Bertoncelli deposita la denuncia per i gli inquietanti fatti che aleggiano attorno al video diffamatorio fatto sparire dal profilo Facebook di Riccardo Rota prima che questi morisse e potesse denunciarne l’accaduto alla polizia postale, il vicesindaco Naomo Lodi interviene sulla questione e sostiene che Rota fu oggetto di insulti e minacce.
In due diversi interventi su Facebook Lodi sostiene anzi che si sentì telefonicamente con Rota venerdì scorso. In un primo momento afferma di averlo sentito di sera, quando però forse il conduttore televisivo era già morto. In un secondo momento si corregge e dice di averci parlato nel pomeriggio. Nel frattempo Naomo afferma di aver presentato una denuncia in questura.
Di denunce intanto ce n’è una con nome e cognome: Bertoncelli, chiamato in causa nel video poi misteriosamente scomparso assieme al profilo Facebook di Rota, ha querelato per diffamazione aggravata il consigliere comunale della Lega Fabio Felisatti, fedelissimo del vicesindaco, che aveva pubblicato lo stesso video sul proprio profilo. La denuncia è anche verso ignoti per accesso abusivo aggravato a sistema informatico.
Insieme all’atto Bertoncelli allega screenshot, audio e altri elementi dai quali “si desume chiaramente” come Rota “non sia stato l’autore della pubblicazione del video diffamatorio”. Lodi invece sostiene che fu lo stesso Rota a confermargli al telefono di esserne l’autore.
Bertoncelli passa in rassegna la cronologia degli eventi, a partire dalle ore 20:30 del 27 agosto, quando “vengo a conoscenza che una mia foto era stata inserita in un video pubblicato sul profilo Facebook dell’amico Riccardo Rota”, un video “confezionato ad arte con l’intento di smentire lo stato di degrado di una parte delle Mura della città di Ferrara, nei pressi del Torrione del Barco”.
Bertoncelli ritiene la foto lesiva della reputazione per almeno due ragioni: “la prima è rappresentata dal fatto che tale foto mira a indicarmi quale autore/propalatore di notizie infondate laddove io non ho neppure preso parte all’attività di denuncia. La seconda e ancor più evidente ragione del carattere diffamatorio dell’immagine è rappresentata dalla sua natura di fotomontaggio che accosta il mio volto a una bottiglia di amaro, così da alludere a una dipendenza o comunque all’effetto dell’alcool sull’attività del sottoscritto (il quale peraltro, per ragioni di salute, è pure astemio, come Riccardo ben sapeva)”.

Il consigliere della Lega Fabio Felisatti
Dopo aver visto il video, come abbiamo già scritto, Bertoncelli contatta Rota, “dubitando però subito di un suo effettivo coinvolgimento, in ragione della nostra risalente amicizia”. Poco dopo, alle 22:16, l’amico gli risponde sempre tramite whatsapp, affermando di «Non saperne nulla», e precisando di «non sapere nemmeno di che video si stesse parlando». Dopo due minuti, arriva un ulteriore messaggio “nel quale Riccardo precisa di avere aperto solo in quel momento il link che gli avevo inviato, per poi ribadire: «cado dalle nuvole, non so chi l’abbia fatto, se sapessi chi non avrei problemi a dirtelo!»”.
“In considerazione dell’amicizia che mi legava a Riccardo, non ho mai dubitato della sua lealtà – sostiene Bertoncelli -. Il nostro legame era sincero e risalente. Stante però la gravità di quanto successo, gli sottolineai nuovamente che dalla sua pagina era stato «postato un video che non rispecchia la realtà», ed egli mi ripetè: «ribadisco io non ho postato nulla». Dopodiché ci telefonammo e ci scrivemmo altri messaggi per accordarci di rivolgerci il giorno seguente alla polizia giudiziaria per presentare insieme denuncia”.
Dalle schermate del cellulare si evince infatti che Bertoncelli contattò la Polizia postale per chiedere un appuntamento. “La mattina del 28 agosto io e Riccardo ci sentimmo più volte. Mi chiamò lui per primo (alle 8:42) al fine di decidere dove incontrarci per poi recarci alla Polizia postale. Fu allora che gli riferii che gli avevano cancellato il profilo Facebook. La notizia lo colse di sorpresa e, addirittura, lo sconvolse dato che egli teneva sul suo profilo tutti i documenti e i servizi che aveva fatto. Mi richiamò quindi alle 9:42 per dirmi che mi aspettava dopo un’ora (10.45/11) presso il Centro commerciale le piramidi per andare a presentare denuncia”.
Intanto al telefono la Polizia Postale risponde che l’ufficio era aperto solo il lunedì e il mercoledì, “invitandomi tuttavia a far chiamare direttamente da Riccardo, il lunedì mattina, quando sarebbe stato presente il sottufficiale, giacché, vista la disabilità del sig. Rota e la difficoltà per spostarsi, gli agenti della Polizia postale erano disposti a recarsi presso l’abitazione di quest’ultimo, ove anch’io sarei stato presente, per raccogliere la nostra denuncia”.
Bertoncelli quindi chiama l’amico alle 9.53 per riferirgli che, “quel giorno, non saremmo potuti andare alla Polizia postale, ma lo informai che gli agenti erano disponibili a recarsi presso il suo domicilio per raccogliere la denuncia. Così successivamente gli inviai via WhatsApp il recapito della Polizia Postale che egli avrebbe dovuto contattare, rendendomi disponibile ad essere presente”.
La sera stessa però Rota muore per cause naturali. I funerali si terranno sabato mattina alle 11 nell’aula del Commiato in Certosa a Ferrara.
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