Cronaca
23 Giugno 2022
Le ombre allontanate dall'ex capitano del Cosenza Renzo Castagnini. Lo strano racconto della Internò a un giovane calciatore sugli ultimi istanti di vita del centrocampista argentano

Denis Bergamini, nessun legame con il calcioscommesse

di Daniele Oppo | 2 min

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Nessun legame con il calcioscommesse, un Denis Bergamini sempre attivo durante gli allenamenti e raggiante nelle occasioni conviviali, ma eccezionalmente rabbuiato in altre, proprio a ridosso del suo omicidio, avvenuto il 18 novembre del 1989 in provincia di Cosenza, in circostanze che da oltre trent’anni devono essere chiarite. E, soprattutto, una versione di quei fatti – al tempo rubricati come un suicidio – data dall’imputata Isabella Internò a un giovanissimo calciatore, che ‘sembra’ aggiustata, almeno secondo l’accusa.

È quanto emerso nell’udienza di ieri nel processo che si sta tenendo davanti alla corte d’assise di Cosenza, quella con alcuni testimoni sanzionati dalla presidente della Corte per non essersi presentati la volta scorsa.

Ad allontanare con forza i dubbi sul calcioscommesse è stato Renzo Castagnini, ex compagno di squadra di Denis, del quale ha offerto un quadro di professionista motivato e volenteroso, anche il giorno dell’allenamento prima della partita contro il Messina, mai disputata dal centrocampista argentano.

A Stefano Benanti, altro teste, allora giovanissimo calciatore che al tempo si allenava con i grandi del Cosenza, sentito ieri come testimone, Isabella Internò avrebbe raccontato che il giorno in cui Denis morì, lui le aveva chiesto di accompagnarlo a Taranto per imbarcarsi insieme per la Grecia e che, davanti al suo tentativo di dissuaderlo, lui avrebbe reagito dicendole che se non lo avesse seguito lui si sarebbe suicidato. Poi sarebbe uscito dall’auto, avrebbe camminato un po’ e poco dopo morì, ma Internò non capì se investito da un camion. Una versione che per l’avvocato Fabio Anslemo, che difende la famiglia Bergamini insieme alla collega Alessandra Pisa, sembra un “aggiustamento” effettuato al tempo dall’imputata, per adattare il suo racconto alle anomalie riscontrate sulla scena del crimine.

Sempre Benanti ha riferito che Bergamini, uno o due giorni prima della morte, gli aveva dato un passaggio per andare a casa dopo l’allenamento e notò non proferì alcuna parola, era rabbuiato.

Un’amica di vecchia data di Bergamini, Giuliana Tampieri, ha raccontato di averlo incontrato a Milano l’11 novembre del 1989, giorno del suo compleanno, e di essere rimasta a dormire da lui e che era tranquillo e rilassato quella in sera in cui, invece, ricevette la telefonata che lo turbò molto, durante la cena con i suoi familiari.

E turbato, rabbuiato, lo vide anche Paola Ricci (testimone con la sorella Brunella), nei primi di novembre, all’inaugurazione del ristorante che al tempo gestiva con la famiglia. In altre occasioni, invece, Bergamini era diverso: qualche settimana prima, insieme a Padovano, invitò lei e una sua amica a vedere il nuovo appartamento, era felice e disse che si era lasciato con la Internò.

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