Cronaca
29 Aprile 2022
Il deputato di Italia Viva a processo a Ferrara con l'accusa di aver diffamato il parlamentare leghista con un post su Facebook

“Pesante per la mia reputazione”. Borghi e Marattin si fronteggiano in tribunale

di Redazione | 3 min

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“È una cosa molto pesante per la mia reputazione. È subdolo far passare una cosa che dovrebbe essere un merito come se invece fosse una colpa”. Quella “cosa”, per Claudio Borghi, deputato della Lega sono le parole del collega di Italia Viva Luigi Marattin che su Facebook, nel marzo del 2017, lo accusò di aver “per anni ha abusato del termine ‘professore’, essendo solo stato per pochi mesi docente a contratto e poi ovviamente spedito al mittente. In accademia ci può entrare al massimo per portare i caffè, con tutto il rispetto ovviamente per chi fa il catering (molti dei quali conoscono l’economia meglio di lui)”.

Ieri il parlamentare e responsabile economico del partito di Salvini era a Ferrara per testimoniare nel processo che lo vede parte civile proprio contro Marattin (difeso dall’avvocato Federico Orlandini), imputato di diffamazione davanti alla giudice Alessandra Martinelli.

“Finché uno è professore a contratto è professore”, dice Borghi spiegando il suo punto di vista e raccontando di esserlo stato per otto anni all’Università di Cattolica di Milano, prima di aver revocato la propria disponibilità all’insegnamento per occuparsi a tempo pieno di fare il consigliere regionale in Toscana. Dopo il post di Marattin, dice il deputato leghista, “se scrivete ‘Borghi non è professore’ su Google c’è tutta una serie di persone anche di rilievo che lo dice”, e sotto il post, quando lo vide dopo che gli venne segnalato, “c’era già 500 like e commenti di persone, anche note, che mi dileggiavano. È dura ancora adesso”.

La questione a dire il vero non era proprio sorta con quel post e non nel 2017. Due anni prima in uno scontro con Riccardo Puglisi, al tempo prof associato e spesso ospite in tv, lo stesso ricordava spesso che Borghi non potesse essere definito propriamente professore universitario, essendolo ‘solo’ a contratto e non avendo dunque passato una selezione. Ma in quel caso il parlamentare non se la prese: “Era una puntualizzazione, non la ritenevo offensiva, io d’altronde non ho mai provato a fare carriera accademica o ricerca”. Ma anche oggi, ammette il parlamentare leghista, a chi gli dice che non è professore non rimprovera nulla: “Mi è stato detto, ma in quel momento era vero, non lo ero più”. E, a ben vedere, nemmeno il quel marzo 2017 lo era più da circa due anni e mezzo.

Già con lo stesso Marattin, proprio nel giorno di quel post, lo scontro era aperto con reciproche offese nel corso della trasmissione televisiva Omnibus su La7: “Ma lei cosa insegna? Educazione fisica?”, aveva chiesto provocatoriamente Borghi a Marattin, il quale non si fece pregare per una risposta dello stesso tenore poco più avanti, il cui contenuto è, di fatto, molto simile a quello del post: “E lei allora che va a dire in giro da anni che è un professore quando non lo è?” e, ancora, “lei può portare solo i caffè nell’accademia, io insegno”.

Si torna in aula il 19 settembre.

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