Salute
17 Febbraio 2022
Il lockdown ha acuito una serie di problemi già esistenti tra gli adolescenti. Urro: "Necessario avere un concetto di comunità educante che possa aiutarli a diventare gli adulti di domani"

Disagio giovanile, l’Ausl nelle scuole: “Serve sviluppare una sensibilità sociale nel territorio”

di Davide Soattin | 2 min

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Nel periodo pandemico, il Covid-19 ha acuito tutta una serie di disagi sociali e relazionali nella popolazione giovanile, che già erano esistenti ancor prima del lockdown.

Un problema non di poco conto che oggi vede impegnata in prima linea l’Ausl di Ferrara, con l’attivazione di numerose attività con l’obiettivo di intercettare e accompagnare gli adolescenti lungo il percorso ad ostacoli che si trovano ad affrontare.

Tra queste rientra anche il progetto ‘Punto di Vista’ gestito e organizzato da Alberto Urro, referenti progetti per la prevenzione nelle scuole dell’azienda di via Cassoli, che “concretamente mette a disposizione un educatore e uno psicologo all’interno di contesti scolastici diversi, impegnati nella prevenzione a tutto campo”.

L’Azienda Usl “progetta interventi che hanno il compito di creare condizioni di benessere relazionale che, soprattutto n’età adolescenziale, sono una sorta di passe-partout per far sì che i ragazzi crescano con una loro identità e un loro equilibrio, necessari per creare le fondamenta e farli diventare buoni adulti” spiega Urro.

“In questa dimensione, dove ogni operatore – prosegue – svolge attività di ascolto e supporto, quando si rintracciano situazioni difficili, abbiamo a disposizione un sistema socio-sanitario che crea delle condizioni di supporto specifiche, qualora ve ne fosse la necessità. Penso ad esempio a quello che è il lavoro svolto dal Tavolo di Coordinamento per gli Adolescenti o alle collaborazioni con il Tavolo della Prefettura, dove si fanno dei ragionamenti di sistema per trovare soluzioni e tracciare una linea rossa che serve ad accompagnare i giovani nella crescita”.

Urro sottolinea: “La società attuale è complessa perché richiede l’adesione a cliché spesso irraggiungibili. In più, esistono delle situazioni che creano malessere, come l’abuso della rete o le funzioni genitoriali a volte affaticate da una vita lavorativa che occupa molto tempo e che impedisce di seguire costantemente i propri figli. In tal senso, serve sviluppare nel territorio una sensibilità sociale, un concetto di comunità educante che possa essere di aiuto nella crescita dei ragazzi sin dai primi anni di vita fino all’età università per dare loro modo di sentirsi meno soli rispetto ai compiti evolutivi che molto volte sono impegnativi”.

“L’importante – conclude il responsabile Ausl – è che ogni adulto si senta co-partecipe di questa dimensione di crescita e possa dare il proprio contributo nel supportare i passaggi evolutivi dei giovani. Le tematiche che riscontriamo spesso nei colloqui nelle scuole vengono poi trattati all’interno di una sorta di cabina di regia dove ogni protagonista si interroga su quali possono essere gli strumenti per sostenere i ragazzi nei disagi che possono presentare“.

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