Spal
9 Febbraio 2022
L'ex patron a tutto campo nell'intervista rilasciata a Estense.com: "Lazzari il giocatore che più mi è rimasto nella mente. Tacopina sa quello che fa"

Spal, Colombarini: “Nessun rapporto con Mattioli. Se tornassi indietro, direi ancora sì a Tagliani”

di Davide Soattin | 6 min

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(foto Castaldi)

All’indomani del closing firmato con il presidente Joe Tacopina, che ne ha sancito la definitiva uscita di scena dal mondo Spal, l’ex patron biancazzurro Simone Colombarini ha rilasciato una lunga intervista a Estense.com in cui ha ripercorso le annate trascorse alla guida del club di via Copparo.

Otto anni, una scalata dalla Serie C alla A, successi, gioie e qualche delusione. Qual è oggi lo stato d’animo di Simone Colombarini?

“Il closing di ieri (lunedì, ndr) è stata una pura e importante formalità. Dal punto di vista emotivo, il vero e proprio passaggio di proprietà l’ho vissuto lo scorso luglio con la firma del preliminare di vendita, quando si è concretizzata la fine di questa meravigliosa avventura. In questi mesi è stato solo un susseguirsi di eventi pianificati, secondo un programma di cui non ho mai dubitato. Oggi mi sento solamente giunto alla fine di un percorso, ma continuerò a seguire la Spal da tifoso come sto facendo già da diversi mesi”.

Di questa avventura, qual è stato il momento più bello?

“Non ne ho uno, ma due. Ovviamente il primo è la promozione in Serie A, anche se rimane quel piccolissimo rammarico di esserci arrivati con una sconfitta (2 a 1 contro la Ternana, ndr) che non è stato il massimo per festeggiare. Ma resta un momento importante, così come la prima salvezza in A. Diciamo però che le due cose sono differenti. Se la Serie B l’abbiamo iniziata senza pensare di poterla vincere, il campionato di A lo abbiamo affrontato e giocato con l’obiettivo di raggiungere una salvezza ragionata e voluta, conquistata con mezzi economici e tecnici che non avevano le nostre avversarie”.

C’è qualcosa che non rifaresti?

“Di sicuro gli errori di valutazione che sono stati fatti quando si sono comprati alcuni giocatori, che poi alla fine non hanno reso come avremmo voluto. Abbiamo fatto in quel periodo investimenti troppo importanti e onerosi. Ma se tornassi indietro, risponderei ancora di sì alla telefonata del sindaco Tagliani nell’estate del 2013 perchè era un qualcosa a cui non si poteva assolutamente dire di no”.

Calciatori e allenatori. Chi ti è rimasto di più nel cuore in questi anni?

“Senza alcun dubbio Manuel Lazzari. Dico lui per il rapporto che si è instaurato. Lo abbiamo portato con noi fin da quando era alla Giacomense e lo abbiamo avviato a una carriera brillante. Ha fatto tanta strada fino ad arrivare alla Lazio, ma è rimasto quel giocatore umile di sempre. Lo vedo ogni tanto e ancora ci scambiamo qualche messaggio e, senza voler togliere nulla a tutti i ragazzi che sono passati per Ferrara, è quello che mi rimane più nella mente. Invece, sulla panchina, per il rapporto così lungo e i risultati conseguiti, non posso che dire Leonardo Semplici”.

A proposito di Semplici, come si arrivò a decidere il suo esonero?

“È stata una decisione difficile e combattuta, tant’è che ci abbiamo pensato più volte prima di esonerarlo. Anche nei mesi precedenti, decidendo poi di andare avanti. A mio avviso, in quella circostanza, l’unico errore è stato quello di iniziare una stagione con Semplici in panchina, quando in realtà non c’era la convinzione da parte di tutto l’ambiente di continuare su quella strada. La percezione era che la Spal gli stesse stretta. Dopo pochi mesi è andato al Cagliari. Probabilmente, se fosse arrivata prima quella chiamata, non avrebbe nemmeno iniziato il ritiro con noi”.

Oggi, senza pandemia staremmo parlando di una storia con un finale diverso?

“Beh, il bilancio economico sarebbe stato sicuramente diverso. Per spiegarci, la mancanza di introiti dovuti all’assenza del pubblico rappresenta solamente la parte minima di quello che è successo. Il problema più grosso è che la Spal è retrocessa in piena pandemia e solitamente, quando passano dalla B alla A, le squadre vendono 2-3 giocatori. Quelle cessioni poi, unite al paracadute, permettono di programmare le stagioni future. Basta vedere quello che ha fatto l’Empoli. In quell’anno però ci siamo trovati a fare i conti con un mercato post-pandemia complicato e con giocatori poco appetibili e dagli stipendi onerosi, difficili da piazzare. Abbiamo così incassato poco rispetto a quello che ci aspettavamo. Da lì la necessità di prendere una decisione per garantire un futuro alla Spal”.

Siete convinti di averla lasciata in buone mani?

“Fino ad ora, quello che è stato promesso, Joe Tacopina l’ha rispettato. E parlo di scadenze nei miei confronti e di quelli della Spal. Sa quello che fa e penso che sappia anche da chi farsi affiancare per perseguire il suo obiettivo. Si è assunto un impegno importante, garantendo il budget necessario e la volontà di fare investimenti per la società. L’ha fatto vedere con le risorse messe sul tavolo per le strutture, i giocatori e il mercato. Non dimentichiamoci che si è sobbarcato una situazione impegnativa. Ma quando di fronte alla trattativa che avevamo intavolato, complice anche la volontà da parte nostra di non monetizzare chissà che cosa, ho visto la sua volontà di continuare il nostro percorso e l’apprezzamento per quello che avevamo fatto, non ci ho pensato due volte a firmare l’accordo”.

Da un presidente all’altro, a molti manca Walter Mattioli. In quali rapporti siete rimasti?

“Non posso parlare più di tanto perché i rapporti non ci sono più. Dopo questa estate è cambiato tutto e mi dispiace. Ma ripeto, io sono convinto di aver agito per il meglio della Spal”.

E patron Francesco?

“Ha condiviso tutti i passaggi che sono stati fatti, sia quando eravamo noi a decidere cosa fare che nel momento della cessione. Il suo stato d’animo è identico al mio, ma anche lui aveva capito che era arrivato il momento dove da soli non potevamo più garantire quella continuità che i tifosi si aspettavano. Le promesse iniziali di mantenere la squadra con un certo budget economico le abbiamo rispettate per i primi sei anni. Poi siamo andati troppo oltre e non potevamo permetterci di mettere a rischio il futuro della Spal”.

Futuro. Hai due eredi, quante possibilità abbiamo di vedere nuovamente un Colombarini alla guida della Spal tra qualche anno?

“Non ho la sfera di cristallo. Ma posso dire che ho ancora oggi un ottimo rapporto con l’ambiente e la società, che continuerò ad affiancare fino a quando non si raggiungeranno gli obiettivi prestabiliti. Ciò non vuol dire per forza il ritorno in A, ma penso che disputare campionati di buon livello in B possa essere importante per la Spal, al fine di ritagliarsi un ruolo da degna protagonista nel calcio italiano. So che la nuova proprietà si sta impegnando a ottenere il massimo, o comunque a far sicuramente meglio di quello che avremmo potuto fare da soli. Non mettiamo troppe pressioni alla generazioni successive, che oggi non ne hanno bisogno”.

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