Cronaca
28 Gennaio 2022
Emergono alcuni dettagli della procedura della Commissione etica sulle ricerche dell'ex rettore. Il prof Pugiotto nel processo che lo vede vittima di diffamazione: “Da Galvan palata di letame e badilata di fango nei miei confronti”

Caso Zauli. “Emersero anomalie nelle pubblicazioni, per il perito in sette c’erano manipolazioni”

di Daniele Oppo | 5 min

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“Una palata di letame sulla mia professionalità” l’accusa di aver negato il diritto di difesa all’allora rettore Giorgio Zauli. Una “badilata di fango” è invece. l’accusa di aver agito in maniera “tempestiva per alimentare una campagna mediatica contro l’Ateneo”.

Non capita tutti i giorni di sentire una persona garbata, misurata e signorile come il professor Andrea Pugiotto usare espressioni così nette e farlo in un’aula di giustizia. Sintomo che l’offesa percepita ha valicato ogni limite tollerabile. E d’altronde siamo davanti al giudice di pace perché il costituzionalista, e con lui la procura, reputa diffamatorie le parole usate da Giuseppe Galvan, direttore generale e responsabile per la prevenzione della corruzione e la trasparenza di UniFe, autore di pesanti accuse nei suoi confronti davanti al Senato accademico nonché in una lettera per richiesta di chiarimenti alla Commissione etica.

Le accuse più importanti sono state pronunciate davanti ad altri docenti universitari nella seduta straordinaria del 4 settembre 2019 del Senato accademico, quella in cui i senatori – tranne quattro astenuti – votarono a scatola chiusa per annullare la procedura della Commissione etica, presieduta proprio da Pugiotto, nei confronti dell’allora rettore Giorgio Zauli.

Del professore, Galvan disse che aveva leso il diritto alla difesa di Zauli (che pure pubblicamente affermò che “il procedimento si è regolarmente svolto fino all’epilogo finale”) e che le successive dimissioni di Pugiotto (e di altri due membri della Commissione) sarebbero state “in contrasto con tutte le basilari norme di etica e deontologia professionale”.

“Significa dire che sono eticamente immorale – ha affermato ieri Pugiotto, esaminato dal suo legale, l’avvocato Luca Morassuto – e professionalmente inattendibile”. Galvan si spinse oltre, posizionando il costituzionalista in una specie di complotto contro l’Ateneo estense: “Dice che io, come presidente di un organo di garanzia, avrei agito per screditare l’Ateneo. È una badilata di fango che scredita la mia attendibilità davanti alla comunità universitaria. Durante il procedimento Zauli mi sono sempre negato alla stampa, benché sollecitato da testate locali e nazionali, e l’unica volta che ho rilasciato una dichiarazione non ho rivelato nulla degli atti che sono coperti da riservatezza”.

In udienza viene fuori per esteso anche il motivo per cui ci furono le dimissioni in Commissione etica: “L’Ateneo aveva negato l’accesso agli atti (una delle richieste proveniva da questa testata, ndr) e tra i motivi si lasciava trapelare l’idea che la Commissione avesse chiesto segretezza sul suo operato. È falso: era favorevole a secretare i verbali e le perizie, mentre aveva chiesto a più riprese di rendere nota l’intera delibera. L’Ateneo – ha detto Pugiotto – espose la Commissione a dubbi e sospetti malevoli e retrospettivi”.

E poi si intravede l’elefante nella stanza, per la prima volta dopo anni di buio. Quelle perizie chieste dalla Commissione per capire se ci fosse in primis materia su cui deliberare, sulle quali Zauli diede il proprio nulla osta, qualcosa trovarono. È lo stesso Pugiotto a rivelarlo in udienza: “Emersero anomalie legate a parte delle dieci pubblicazioni attenzionate. In particolare in sette pubblicazioni riguardanti esperimenti di citofluorimetria, il perito ha rilevato in una di esse un possibile errore materiale e in sei un copia/incolla di una medesima immagine a illustrare esperimenti diversi oggetto di pubblicazioni differenti, qualificandole come manipolazioni”.

La Commissione non rilevò comunque dolo o colpa grave in capo a Zauli.

Eppure i vertici dell’Ateneo decisero di annullare tutto, riscontrando vizi procedurali e spingendosi fino a dare giudizi sulla persona e sull’operato di Pugiotto. Galvan (che è assistito in giudizio dall’avvocato Andrea Marzola) accusò il prof di aver violato il diritto di difesa del rettore. Cosa che viene rigettata con sdegno – “è una palata di letame per uno studioso e docente di diritto costituzionale” – anche perché a Zauli venne concesso di presentare controdeduzioni e due mesi di tempo come termini a difesa: “Avrebbe potuto incaricare il suo perito di fiducia, la linea difensiva è stata altra”.

Pugiotto rivela ancora un altro dettaglio, cioè che Zauli indicò preliminarmente come autore materiale degli esperimenti sotto ‘indagine’ un altro professore, dicendo che era a disposizione della Commissione, la quale però aveva bisogno di capire prima se c’era qualcosa di cui chiedergli conto, peraltro su questioni specialistiche: ecco perché la perizia iniziale. E alla fine, “che il prof […] fosse autore materiale non emerge dalla documentazione nella disponibilità della Commissione: su dieci pubblicazioni risulta coautore solo di una”.

Ma di tutto questo il Senato accademico non verrà mai informato nelle otto sedute che nel 2019 seguono la conclusione dell’affaire Zauli davanti alla Commissione etica. Galvan dice che quella procedura è viziata, squalifica il suo presidente e chiede che venga annullato tutto: il 4 settembre alcuni senatori chiedono di vedere gli atti prima di deliberare, ma “a questo punto – riporta Pugiotto – il verbale reca traccia dell’intervento del prorettore Enrico Deidda Gagliardo, che presiede la seduta, e dichiara che tutti gli approfondimenti giuridici del caso sono già stati svolti da Galvan e che il Senato è nelle condizioni di prendere una decisione seduta stante”. In pratica l’assemblea decide a maggioranza sulla base del solo capo d’accusa.

Infine, accusato anche di aver inopportunamente dato notizia dell’avvio della procedura davanti alla Commissione tramite un comunicato stampa sulla pagina della stessa,  Pugiotto rivela in udienza come andarono le cose: “Quel comunicato non è della Commissione etica, è un testo filtrato ed emendato dal prof Zauli a seguito di una interlocuzione tra me e lui. Tanto è vero che il comunicato originale era composto da sei punti, poi ridotti a cinque, mentre quello finale consta di soli tre punti. Aggiungo che il presidente della Commissione etica non ha il potere di pubblicare nulla sul sito, è stato il rettore, che ne ha la facoltà, a farlo pubblicare”.

Nella prossima udienza verrà sentita come testimone l’attuale rettrice Laura Ramaciotti.

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