Ro Ferrarese. Il Mulino sul Po è sprofondato, fagocitato dalle acque del Grande Fiume, che hanno riempito uno dei due scafi facendolo collassare, come già era successo lo scorso luglio, quando il corso d’acqua era in secca.
A fare l’inquietante scoperta un gruppo di ragazzi che già da tempo si sono presi a cuore la struttura – chiusa da ormai tre anni insieme all’intera area golenale -, che adesso denunciano “la mancanza di manutenzione da parte di un’amministrazione comunale totalmente immobile” e “l’inquietante assenza di volontari della protezione civile, di vigili del fuoco e autorità sul posto, a fatto accaduto”.
Una versione che però non trova riscontro nelle parole dell’assessore Marco Pozzati, che racconta: “Non appena la protezione civile ci ha informati, io, il sindaco Zamboni e l’architetto Leoni ci siamo subito portati nell’area, avvisando le ditte che storicamente hanno già collaborato con noi per questo tipo di emergenze. E nel pomeriggio le abbiamo incontrate per le prime valutazioni. Purtroppo in questa fase il fiume è in crescita e intervenire adesso per riportarlo in linea di galleggiamento potrebbe spezzarlo”.
“I tecnici – continua l’assessore – ci hanno così consigliato di aspettare che il livello dell’acqua scenda fino alla porta d’ingresso di 50-60 centimetri e poi di intervenire. Una volta che ciò sarà possibile, dopo le opportune verifiche allo scafo, lo traineremo fino ai cantieri navali di Goro che storicamente lo hanno già aggiustato. Allo stato attuale resta appoggiato sul fondo, serve mantenerlo nella stessa posizione e aspettare, tanto è ancorato e non corre altri pericoli“.
Diverse le reazioni a seguito dell’incidente, soprattutto di disapprovazione nei confronti dell’operato dell’attuale giunta Zamboni per i modi in cui il problema è stato sottovalutato, a partire da un post pubblicato su Facebook di Mirko Mantovani, uno dei primi abitanti di Ro a scommettere sulle potenzialità del mulino.
“Fine di un sogno di un ragazzo che ci ha creduto insieme ad altri disillusi – spiega – di fare impresa e turismo nel paese in cui siamo nati. Non è il momento delle polemiche, è il momento del silenzio. È il momento del lutto, dell’imbarazzo, ma anche della vergogna, della tristezza che provo. È il momento dell’autocritica, di porsi delle domande”.
Stesso stato d’animo per la consigliera d’opposizione Serena Occhi, a cui oggi “piange il cuore per quel mulino che ho vissuto da assessore e vicesindaco, e che ora è immagine del declino totale che sta affliggendo Riva del Po“, mentre l’ex sindaco Antonio Giannini non condivide le tempistiche di intervento dell’amministrazione.
“Si è aspettato troppo tempo – afferma l’ex primo cittadino – e oggi siamo davanti a una situazione particolarmente grave per ciò che riguarda un museo galleggiante, che è un patrimonio per la comunità. Da due anni si è insediata la nuova giunta e, se avessero avuto un po’ più di attenzione, si sarebbe potuto evitare. Da diverso tempo si sentivano cenni di scricchiolio, è stato effettuato un intervento tampone, a cui sarebbe poi dovuto aggiungersi un investimento più consistente per la messa in terra del museo. Ma questo non è avvenuto, si è preferito attendere e aspettare il collasso“.
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