Un patteggiamento e una condanna piuttosto pesante in abbreviato. Si chiude così il processo a carico di Marian Octavian Moraru, 32 anni, e Popa Liga, 49 anni, arrestati a marzo dai carabinieri nell’operazione “Neon 2” per gli assalti del febbraio 2020 al postamat di San Bartolomeo in Bosco e al bancomat Bper della Coop di Bondeno.
Il primo, commerciante d’auto e personal trainer (liberato dopo l’arresto, con obbligo di firma), considerato dagli inquirenti il basista della banda che assaltava i bancomat, ha patteggiato 2 anni e mezzo di reclusione. “Il suo ruolo – commentano gli avvocati Giampaolo Remondi e Alberto Bova – è stato ridimensionato rispetto alle imputazioni iniziali”.
Il secondo, detenuto al momento nel carcere di Civitavecchia e difeso dall’avvocato Paolo Ingratta del Foro di Roma, ha invece scelto la strada del rito abbreviato ed è stato condannato a 5 anni e mezzo di reclusione.
Erano entrambi accusati di furto aggravato (sia per i colpi ai bancomat che per il furto dei veicoli usati per gli assalti) e Popa Lica – arrestato a Guidonia Montecelio, in provincia di Roma – anche di falso perché trovato in possesso di documenti d’identità contraffatti.
La banda, i cui altri membri non sono ancora stati individuati e catturati – non usava il classico metodo della “marmotta” che prevede l’inserimento di esplosivo nei bancomat, ma quello dello “strappo”, che consiste nel danneggiare l’alloggio del bancomat – come a San Bartolomeo, usando un’auto rubata come ariete, o tranciando i supporti con un flessibile come a Bondeno – per poi tirare letteralmente via l’Atm legandolo a dei cavi collegati a un furgone (sempre rubato), usato anche per il trasporto. Dopodiché andavano in campagna, tagliavano il bancomat con un flessibile e tiravano fuori i soldi: oltre 22mila euro nel caso di Bondeno, un pugno di mosche nel caso di San Bartolomeo visto che, per loro sfortuna, i prelievo lo avevano scaricato dei 500mila euro coi quali era stato riempito.
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