Paolo Govoni dalla Camera di Commercio a Sipro
L’attuale vicepresidente della Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna è benvoluto sia dalla parte politica (Comune di Ferrara in primis, che detiene il 48% della società) che da quella imprenditoriale
L’attuale vicepresidente della Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna è benvoluto sia dalla parte politica (Comune di Ferrara in primis, che detiene il 48% della società) che da quella imprenditoriale
“L’attività cesserà il 30-04-2025”, c’è scritto a mano con un pennarello nero su un pezzo di cartone appoggiato su un bell’orologio da tavolo. Dopo 47 anni di onorata attività, Paolo Squarzoni andrà in pensione chiudendo il suo negozio di orologiaio in via Padiglioni
"Ancora un volta stiamo assistendo al potere del capitale che tratta queste persone, 36 famiglie, come se fossero dei numeri. Dietro invece ci sono delle famiglie, delle storie, che evidentemente non interessano a Vsg". Storie e persone che invece interessano alla Filt Cgil e al segretario Luca Greco, oggi davanti ai cancelli dell'ex Sirio a Ostellato
Non ricorda nulla. Dal carcere Sergio Borea dice che non ricorda nulla. La sua mente, forse ancora provata dall’ingestione di psicofarmaci, ha dei vuoti completi
Prima ha sparato con la fiocina al cugino della propria moglie, colpendolo gravemente all'addome. Poi - non contento - ha deciso di fare lo stesso con la moglie dell’uomo, lasciando partire un colpo che le ha sfiorato miracolosamente, ferendola di striscio, la guancia sinistra
Si chiama effetto Seneca, secondo la dizione che ne ha estrapolato Ugo Bardi il quale ci ricorda che circa 2.000 anni fa, il filosofo romano Seneca scrisse che “la crescita è lenta, ma la rovina è rapida”. Un’osservazione soltanto apparentemente ovvia.
Era invece il 1990 quando un assessore regionale al turismo della Emilia-Romagna ebbe la brillante intuizione di promuovere il rifacimento dell’arredo urbano di Lido degli Estensi affidandolo ad un architetto bolognese più noto come politico che come professionista.
Il risultato fu una indecente promiscuità di stili lungo il viale principale del Lido della movida comacchiese. Pagode, archi, ed obelischi dalle misure spropositate rispetto all’urbanistica della cittadina.
Dopo molti anni non fa certamente male ripensare ad un arredo urbano meno faraonico e più consono alla struttura di un lido la cui componente essenziale è la pineta. Tant’è che nella stessa presentazione del progetto mentre si evidenzia il degrado delle strutture del 1993 si scrive testualmente: Appare molto evidente, transitando sui luoghi del viale, una situazione di scarsa qualità urbana e di degrado degli arredi e delle pavimentazioni. Solo la presenza dei pini marittimi superstiti allevia questa percezione.(!).
Quegli stessi pini che oggi, come allora, qualche amministratore in smania di essere ricordato, nel bene o nel male, evidentemente, prevede di abbattere e di sostituire con arbusti.
L’abbiamo visto anche in Piazza Verdi a Ferrara l’abbattimento di pini sani e forti per fare spazio agli arbusti ingabbiati nelle fioriere che fanno da portacicche. Una spianata di cemento senza alberi s’appresta a sostituire gli obelischi che dovevano creare l’uscita che è anche un’entrata…!
La crescita di cultura, di coscienza ambientale, di intelligenza collettiva che aiuti a preservare i beni naturali è lenta ma la rovina da parte dei rozzi, degli incompetenti, dei malfidenti è rapida.
E così nonostante le osservazioni, le proteste, le perizie e le controproposte entro ottobre il Comune di Comacchio vuole procedere a segarsi il ramo su cui siede. Si taglia le piume, la parte vitale oltre che abbellente, i pini, che ombreggiano la camminata di giorno, danno refrigerio di sera, fanno respirare un po’ meglio rispetto alle città dove le persone risiedono.
(Studio di fattibilità tecnico economica. Pagina 8. Riqualificazione di v.le Carducci/Querce)
Basta vedere il rendering per capire di quanta fanta- architettura ci si nutra invece di valorizzare e manutenere la vera ricchezza che, come ammesso, ha preservato il degrado delle strutture che si sono abbruttite!
Trovare il compromesso tra i lavori e la presenza dei pini, si può, come si poteva allo stadio invece di abbattere sedici alberi e come si è visto con la salvaguardia successiva delle altre alberature.
C’è ancora tempo per un passo indietro di civiltà.
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