Cronaca
23 Settembre 2021
Mercoledì mattina celebrata la prima udienza: 17 imputati, 1.700 intercettazioni da tradurre. Alla sbarra il boss dj Boogye

Mafia nigeriana. Parte il processo a Ferrara, Comune parte civile

di Daniele Oppo | 4 min

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Diciassette imputati, 1.700 intercettazioni, l’accusa di aver fatto parte di un’associazione mafiosa dedita soprattutto allo spaccio di droga. Si è aperto mercoledì mattina, nell’aula B del tribunale, il processo contro il cult Vikings/Arobaga, il gruppo mafioso nigeriano che dominava a Ferrara sgominato con l’operazione Signal che portò a 69 arresti tra la città estense e Torino.

Tra gli imputati ‘superstiti’ dopo la serie di abbreviati celebrati a Bologna, risalta la presenza di Emmanuel Okenwa, detto dj Boogye, il boss del Klcub de Norsemen (l’altro nome dei Vikings), influente in Emilia-Romagna e Veneto e fra i leader a livello nazionale: “dirigente” e “promotore” come lo descrivono gli inquirenti. Nella cantina della casa Acer in cui viveva (ottenuta dalla moglie, che ora vive in Germania con i figli), venne trovato il machete usato per il tentato omicidio di via Olimpia Morata, che peraltro è stata la vera origine dell’indagine sulla presenza della mafia nigeriana in città

Nessuno di loro si è presentato fisicamente a Ferrara: quasi tutti sono in carcere in altre città e hanno assistito alla difficile udienza filtro a distanza, in videoconferenza. Udienza nella quale il Comune di Ferrara – presente in tribunale anche il vicesindaco Nicola Lodi – si è compiutamente costituto parte civile, dopo una delibera firmata nella stessa mattinata per conferire l’incarico e autorizzazione alla costituzione all’avvocato Giacomo Forlani (che già assistette il Comune nel caso Tartari).

Altri imputati di rilievo: Lucky Anthony Odianose (detto Ubeba, già noto per l’agguato col machete in via Morata) e Abubakar Shaka (Chako), dirigenti dell’organizzazione mafiosa a Ferrara con il ruolo di “coordinator”. Ancora, nello stesso ruolo a Padova c’è anche Emmanuel Albert (detto Raska o Ratty), che aveva strettissimi rapporti con il ‘chairman’ (uno dei capi supremi) e con dj Boogye. Collegato con Ferrara era anche Godspower Okoduwa, anche lui un uomo di livello dirigenziale, attivo nel Veneto e dedito al traffico di stupefacenti e a traffici di cocaina con Okenwa.

Spacciatori e uomini d’azione, già noti per la storia di via Olimpia Morata, sono Glory Egbogun (Omomo), Irabor Igbinosa (Ebo), Junior Musa, Henry Arehobor (Threeman), Kingsly Okoase (Oje). E ancora Stanley Onuoha (detto Coco Butter), Gbidy Trinity e Joel Igene, Amabu George (Axman), Jonah Omon. Non manca Felix Tuesday, ‘norseman’, spacciatore e anche lui uomo d’azione già noto per le vicende ferraresi.

C’è, infine, l’unico imputato non nigeriano: Jacob Chedjou, che secondo l’accusa metteva a disposizione i propri veicoli per i carichi di droga.

Il tribunale – collegio composto dalla presidente Sandra Lepore e, a latere, i giudici Alessandra Martinelli e Andrea Migliorelli) – ha già disposto l’affidamento all’ingegner Andrea Chiaiso della perizia per la trascrizione di tutte le intercettazioni, molte delle quali in dialetto, che verrà chiamato nell’udienza di mercoledì 29 per il conferimento dell’incarico.

Durante il processo verranno ascoltati anche due importantissimi testimoni chiamati dal sostituto procuratore Roberto Ceroni, appositamente distaccato da Bologna. Uno è Stephen Oboh, la vittima dell’attentato con machete; l’altro è un collaboratore di giustizia, ex membro del cult, chiamato a spiegare le dinamiche interne all’associazione: mutatis mutandis e con tutte le differenze del caso sarà una specie di Tommaso Buscetta, una guida per capire quella realtà mafiosa.

Durante le questioni preliminari, uno dei difensori – l’avvocato Bernardino Curri che assiste vari imputati – ha ricusato il giudice Migliorelli per incompatibilità: la questione verrà trasmessa alla corte d’appello di Bologna per la decisione.

Durante la filtro, si è sentito anche Okenwa che ha chiesto di poter parlare dal carcere per affermare di non poter pagare l’avvocato e preannunciare l’istanza per chiedere il gratuito patrocinio. Il suo difensore, l’avvocato Laura Ferraboschi del foro di Parma, è uno dei pochi a lasciare un commento e riportare quelle che sono le posizioni del suo assistito: “Faceva il dj, le feste, lavorava anche per il Comune e spesso non è stato pagato”. Dj Boogye, insomma, si professa innocente, “era qui da 20 anni, ha una moglie e tre figli che stanno in Germania, il suo lavoro era legittimo e non gli hanno trovato denaro”. Okenwa è accusato anche di un episodio di estorsione nei confronti di una donna: “Lui non era neanche presente”. E anche sul ritrovamento del machete usato in via Morata, per Boogye la spiegazione è semplice: “Non aveva la disponibilità della cantina”. Così dice lui, nelle carte dell’inchiesta però è tutt’altro che un agnellino.

“Miriamo a ottenere dagli imputati il risarcimento, pur simbolico, per i danni prodotti alla città in anni di crimini, insicurezza e paura”, dice il sindaco Alan Fabbri a proposito della costituzione di parte civile del Comune.

“È stata per noi un atto dovuto dopo una battaglia di civiltà durata anni – aggiunge Lodi -, purtroppo con la resistente opposizione di una ex giunta che fingeva o voleva non vedere. Affrontare i problemi per risolverli, senza nascondersi sotto la sabbia: questa è e sarà sempre la nostra linea di indirizzo. Sappiamo che c’è bisogno di presidio, monitoraggio, interventi e attenzioni continue. La sfida non è definitivamente vinta, ma possiamo contare sulla grande collaborazione del questore Cesare Capocasa, di tutte le forze dell’ordine, su una straordinaria rete di cittadini e su tantissime persone, anche immigrate, che vogliono riappropriarsi della loro città, in sicurezza e in pienezza”.

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