Estate 2019, estate 2021. A ben guardare, non poteva che finire con un nuovo sequestro operato dalla Guardia di Finanza, l’indagine sui lavori allo stadio “Paolo Mazza” di Ferrara, soprattutto dopo che il consulente tecnico della procura, il prof. Carlo Pellegrino, ha detto chiaro e tondo che la curva est e la tribuna nord non sono affatto sicure.
E non lo sono nonostante le prove di carico effettuate in sede d’indagine, proprio agli inizi, e nonostante i lavori che portarono al dissequestro e che avrebbero dovuto sanare le anomalie riscontrate inizialmente dal consulente, lo stesso che aveva indicato gli interventi da effettuare e che, a una seconda verifica, non ha dato nemmeno la sufficienza, per usare un termine scolastico, a quei ‘rattoppi’. Servirebbero invece interventi profondi, per un valore stimato in 600mila euro.
È lo stesso Pellegrino – richiamato testualmente dal gip Danilo Russo nelle 18 pagine del decreto con il quale concede il sequestro delle strutture richiesto dalla pm Barbara Cavallo – a dire che per quanto riguarda la tribuna nord e la curva est “si ritiene ci sia un rischio per l’incolumità pubblica superiore rispetto a quello considerato accettabile dalle Ntc 2018 (norme tecniche di costruzione, ndr)”.
Per entrambe le strutture si parla di rischio collasso, dovuto all’azione e ai carichi portati nello specifico da vento e neve.
E a differenza dell’altra volta, in questo caso il sequestro ha proprio il fine primario di tutelare l’incolumità pubblica in vista dell’imminente avvio del nuovo campionato di Serie B per la Spal (la cui società, come il Comune di Ferrara, è parte offesa, vittima, in questo procedimento).
È sempre Pellegrino, d’altronde, a specificare che “evidentemente, più si protrae il periodo in cui la struttura rimane ‘non a norma’ più aumenta il rischio per la pubblica incolumità perché aumenta la probabilità che si verifichino ad esempio circostante e/o eventi che possano generare il raggiungimento delle condizioni per le quali le verifiche strutturali non sono soddisfatte”. Ecco perché nella relazione preliminare ormai di due anni fa, l’ingegnere e professore dell’Università di Padova aveva ritenuto che il livello di sicurezza fosse “accettabile solo nel breve”, evidenziando la necessità di provvedere al più presto a progettare la messa a norma dello stadio.
I lavori eseguiti successivamente e che hanno portato al primo dissequestro, questa volta è il giudice a rilevarlo, infatti “hanno tamponato esigenze di carattere immediato senza tuttavia mettere la struttura nel suo complesso in una situazione di sostanziale ‘sicurezza’ intesa come ‘rischio accettabile’, non di certo come ‘assenza di rischio’, rischio che, come tale, è ineliminabile dalle vicende umane”.
Allora ecco perché era difficile per l’autorità giudiziaria rimanere inerte e assumersi la conseguente responsabilità, soprattutto dopo che Pellegrino ha mantenuto la sua posizione anche a seguito delle numerose controdeduzione degli esperti portati a difesa degli indagati.
Indagati che ora sono nove. L’accusa di frode in pubbliche forniture pende a carico degli imprenditori Giuseppe Tassi (avvocati Giulio Garuti e Paolo Loberti), della Tassi Group, azienda capofila dell’appalto, nonché sponsor della Spal; Giampaolo Lunardelli della Gielle Srl, (avvocato Gianluca Liut e Ilaria Giraldo); Claudio Di Sarno (Panizzi Engineering, solo per la Est, avvocato Riccardo Caniato), Lucio Coccolo (avvocato Francesco Como), legale rappresentante della PM Group Srl, azienda dichiarata fallita nel 2019, Domenico Di Puorto (avvocato Federico Orlandini) e Adelino Sebastianutti (attualmente detenuto, difeso dall’avvocato Verna), ritenuti amministratori di fatto sia della Gielle Srl che della stessa PM Group; e del progettista e direttore dei lavori Lorenzo Travagli (avvocato Vincenzo Bellitti).
I collaudatori Fabrizio Chiogna (avvocato Bellitti) e Alessio Colombi (avvocato Alberto Bova) – e anche Travagli – sono invece accusati di falso commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, per aver attestato, rispettivamente per la curva est e per la tribuna nord, la conformità dei lavori nonostante le numerose evidenze che avrebbero dovuto portare i tecnici ad altre determinazioni.
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