Mafia nigeriana. Ultimo atto in Cassazione
Si avvicina l'ultimo atto della vicenda processuale nata dalla maxi-inchiesta sulla mafia nigeriana a Ferrara
Si avvicina l'ultimo atto della vicenda processuale nata dalla maxi-inchiesta sulla mafia nigeriana a Ferrara
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell'Ausl di Ferrara, condannandola a pagare 366.890 euro come risarcimento dei danni nei confronti dei famigliari di Cristiano Turati, il 46enne morto - il 20 ottobre 2016 - dopo il ricovero all'ospedale del Delta di Lagosanto
Un traffico di anabolizzanti e sostanze dopanti tra le province di Ferrara, Rovigo, Milano e Pavia. È quello scoperchiato dalla Procura di Ferrara in un'inchiesta connessa a quella aperta per la tragica fine di Elia Ricci, il 26enne pescatore e culturista di Goro, morto improvvisamente a dicembre 2020 per un malore fulminante
È quanto accaduto nel pomeriggio di venerdì 2 maggio nelle vicinanze di Molveno, in provincia di Trento, dove due giovani escursionisti ferraresi di 22 e 25 anni - che erano in compagnia del loro cane - sono stati soccorsi mentre stavano camminando lungo il sentiero 612 in località Casina Crona
Prima ha perso il controllo della propria motocicletta su cui stava trasportando il figlio 15enne della propria compagna, rimasto gravemente ferito e elitrasportato all'ospedale Maggiore di Bologna, poi - dopo l'alcoltest risultato positivo - è fuggito per i campi
Il giorno dopo via Ticchioni è bruciata dal sole. Nulla lascia intuire la tragedia avvenuta la sera prima, quando il corpo senza vita di Mikel Gjini è stato notato dai passanti sul ciglio della strada, di fronte al condominio dove abitava. al civico 4.
Mikel oggi avrebbe dovuto abbracciare la moglie Marinela e i due figli piccoli che lo aspettavano ad Alessio (Lezhe in albanese), città a metà strada tra Scutari e Tirana.
L’operaio edile di 38 anni aveva già preparato la valigia per la vacanza che lo aspettava in patria. Reduce da un leggero infortunio sul lavoro occorsogli mentre lavorava per la ditta del cugino, Mikel era in fin di vita quando è scattato l’allarme. Era purtroppo questione di pochi secondi però. Quando sono arrivati i sanitari del 118 con ambulanza e automedica per tentare un disperato tentativo di rianimazione non c’era più nulla da fare.
Nel frattempo si erano rincorse, specie sui social, voci di un possibile accoltellamento o di una persona che si era gettata dal balcone.
Fino a ieri la pista ritenuta più attendibile dagli inquirenti – avvalorata dal medico legale che aveva riscontrato ferite compatibili con un investimento – era quella di un’auto pirata e per questo gli investigatori della Squadra mobile avevano iniziato ad analizzare le telecamere di videosorveglianza della zona per cercare veicoli in entrata e uscita dalle vie limitrofe.
Una pista che però portava con sé alcuni ulteriori interrogativi. Via Ticchioni è una strada stretta e breve, non adatta a passaggi di auto a velocità sostenuta. In più il punto in cui Gjini sarebbe stato investito è a pochi metri dall’intersezione con via Battisti. Per chi proviene da viale Cavour/Viale IV Novembre è praticamente impossibile acquistare velocità in pochi metri. Per chi proviene invece da Via Cassoli/Piazzetta Toti è un tratto in cui i veicoli sono in frenata, dato che a pochi passi c’è la fine della strada con l’obbligo di svolta a sinistra.
Mikel Gjini
Sull’asfalto inoltre non si sono notati segni di frenata né pezzi di carrozzeria. A questo si aggiunge il fatto che nessuno dei condomini o dei vicini ha sentito rumore di lamiere o di frenate.
A distogliere da questa pista però è arrivata una nuova testimonianza. Ieri mattina (sabato 24) in questura si è presentato un giovane. Agli inquirenti ha detto di esser passato intorno alle 19 in via Ticchioni venerdì sera.
Era in macchina. Guidava un suo amico. In prossimità del palazzo al civico 4 gli è sembrato di vedere qualcosa che cadeva dal tetto. Dopo un attimo di choc, lui e l’amico hanno fatto manovra e sono tornati sul luogo dove era caduta quell’ombra. Solo allora si sarebbero accorti che era il corpo di un nuovo.
Contemporaneamente Gjini era stato raggiunto dai vicini che cercavano di soccorrerlo, invano. A quel punto, visto che c’era già qualcuno che aveva chiamato i soccorsi, sono andati via.
La testimonianza – che porterebbe a immaginare, come in un primo momento, l’ipotesi del suicidio dovuto a un momento di forte depressione – è in corso di verifica da parte degli investigatori della Mobile del dirigente Dario Virgili, che stanno continuando a battere ogni pista a 360 gradi.
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