Don Armando è stato e rimarrà una vera istituzione per i giovani che hanno frequentato la Chiesa del Gesù negli anni 80/90. Ci siamo conosciuti che eravamo alle elementari e con molti ci si ritrova ancora, in nome di una amicizia sincera nata nelle aule del catechismo, nel cortiletto interno e nella grande sala del calcino e ping pong.
Eravamo ormai di casa, in parrocchia. Ogni sabato suonavamo dal Don, lui apriva senza neanche chiedere chi fosse, poi verso le 16 scendeva dal suo appartamento, preceduto dal fumo del suo sigaro. C’era sempre il modo per scambiare due chiacchere, lui si informava di come proseguissero i nostri studi, ci spronava a fare sempre del nostro meglio, per trovare una nostra posizione nel mondo che ci appagasse, ricordandoci sempre di vivere come Gesù Cristo ci aveva insegnato.
Il nostro percorso di vita cristiana è stato tracciato e guidato da Don Armando, a partire dalle lezioni di catechismo, quando eravamo bambini, passando all’impegno attivo nella vita parrocchiale da ragazzi e continuando negli anni con la partecipazione agli appuntamenti liturgici domenicali e alle solennità, in cui gli davamo supporto con il canto cui teneva tanto (ha sempre sostenuto di averci insegnato lui a cantare!!).
Don Armando aveva molto a cuore il catechismo e i catechisti: in prima persona curava la preparazione finale alla Comunione e alla Cresima di noi bambini con un mese di incontri quotidiani. Un impegno serio in termini di tempo e di contenuti per ricevere i Sacramenti con consapevolezza. Don Armando ripeteva spesso che il catechismo non poteva passare in secondo piano rispetto all’attività sportiva, alla musica o all’inglese, criticando in maniera non proprio velata lo stile di vita e le priorità che i genitori dagli anni ottanta in poi avevano scelto per i loro figli.
La formazione e l’approfondimento delle Sacre Scritture sono state sempre la sua cifra stilistica, il suo tratto peculiare. Appassionato lettore degli scritti di San Tommaso d’Aquino, amava citare la Summa Theologiae e spiegarla anche a noi allora adolescenti. Tutta la pastorale di Don Armando si è sempre fondata sulla teologia morale e sull’esegesi e il commento delle Scritture, sia nelle omelie che nei cicli di lezioni per i parrocchiani. Ha plasmato una generazione di catechisti in erba con l’indimenticabile appuntamento del lunedì, in cui di anno in anno ci presentava e analizzava uno specifico testo dai Vangeli Sinottici alle Lettere di San Paolo, dalla Liturgia della Parola domenicale al Catechismo della Chiesa Cattolica. Trasmetteva il suo amore per i libri non solo commentandoli, ma anche regalandoceli affinché potessimo proseguire personalmente nella crescita culturale e spirituale. Per sempre vogliamo ricordarlo nel suo studio, straripante di libri, seduto nella poltrona, avvolto in una nuvola di “Toscano” e immerso nella lettura.
Don Armando è Don Armando. Chi lo ha conosciuto sa che era un parroco a sé, unico nel suo genere, nei suoi pregi e nei suoi difetti. Un sacerdote western appassionato dei film di Sergio Leone, un fiero custode del tempio e delle sue bellezze artistiche, un pastore che a volte sembrava un lupo ma che amava il suo gregge. È stato per oltre 40 anni al Gesù anzi è stato “Il Gesù”. Difficile immaginare la chiesa senza di lui, senza la sua voce tonante che la malattia gli aveva tolto ma che continuerà ad echeggiare tra le navate, nei ricordi e nei cuori dei suoi parrocchiani. Quella voce capace di urla e di parole sussurrate, di omelie accese e di omelie piene di cuore, di dissertazioni teologiche e di battute sagaci. Una voce che, pur avendoci talvolta impaurito od offeso, ci mancherà tanto.
Don Armando ci ha cresciuti nella fede e nei sacramenti, ci ha formato come catechisti, ci ha accompagnato a suo modo e – con il suo modo – in tappe fondamentali della nostra vita, felici e tristi. Un ricordo caro che molti di noi hanno è quello delle omelie dei nostri matrimoni, quelle che ognuno di noi temeva sempre un po’, perché il Don, solo, dal pulpito, avrebbe potuto sbizzarrirsi nei ritratti più autentici di ognuno di noi, lui che ci aveva visti crescere negli anni e che ricordava bene aneddoti o aspetti del nostro carattere su cui avremmo sorvolato volentieri nel giorno delle nozze!
Caro Don, grazie di esserci stato. Le tue parole schiette, talvolta tranchant, hanno segnato una strada retta e dato coordinate per la Vita che mai dimenticheremo. Anche suor Emma Ferrari in Africa, assieme ai tanti bambini di Bocaranga, possono testimoniare il tuo impegno anche nell’educazione alla solidarietà e all’aiuto del prossimo. Ci hai lasciato proprio in maggio, il mese in cui celebravi la tua festa preferita, quella delle prime comunioni, e noi ti salutiamo sulle note de “Il Signore ha messo un seme” che tanto ti piaceva e che hai insegnato a generazioni di bambini.
Il Gruppo “diversamente giovani” della Parrocchia del Gesù
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