Gentile Direttore,
in questi giorni alcuni esponenti del centrodestra stanno cercando di giustificare l’astensione ai referendum sul lavoro dell’8 e 9 giugno 2025 citando una frase del Presidente emerito Giorgio Napolitano: “Si può essere buoni cittadini anche non andando a votare”.
Peccato che si dimentichino – anzi, si guardino bene dal dirlo – che quella frase fu pronunciata nel 2016, e riguardava un referendum sulle trivellazioni in mare. Un tema ambientale molto specifico, sul quale Napolitano ritenne legittimo esprimere dissenso anche attraverso l’astensione. Tema ben diverso, per portata e impatto sociale, rispetto ai diritti fondamentali dei lavoratori.
Non solo: gli stessi esponenti omettono puntualmente di ricordare che nel 2011, in occasione dei referendum su acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento, Napolitano non solo non invitò all’astensione, ma affermò con chiarezza: “Sono un elettore che fa sempre il suo dovere”.
Una dichiarazione inequivocabile, che confermava la sua volontà di partecipare attivamente a una consultazione popolare su temi cruciali per la democrazia e i beni comuni.
Strumentalizzare oggi le parole di Napolitano, decontestualizzandole per promuovere la diserzione dal voto su quesiti fondamentali per il futuro del lavoro e della dignità salariale, non è solo improprio: è un tradimento del suo pensiero e del suo impegno.
Napolitano, in tutta la sua lunga storia politica e istituzionale, ha sempre considerato il lavoro un pilastro della Repubblica. Ha difeso con convinzione lo Statuto dei Lavoratori, denunciato la piaga della precarietà e della disoccupazione giovanile, richiamato l’urgenza di garantire sicurezza, tutele e salari dignitosi.
Usare oggi il suo nome per incoraggiare l’astensione su questi stessi temi è un rovesciamento della verità storica e morale.
Votare non è solo un diritto: è, in questo caso, un atto di responsabilità verso la nostra dignità e il nostro futuro.
Cordiali saluti,
Roberto Baldisserotto, Movimento 5 stelle di Argenta