Attualità
23 Aprile 2021
L'Arcidiocesi Ferrara-Comacchio ricorda la Liberazione del nostro Paese, l'impegno di tanti cristiani e le ingiuzie subite

Il vescovo Perego ricorda la Resistenza

di Redazione | 3 min

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di Mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio

Il 25 aprile anche l’Arcidiocesi Ferrara-Comacchio ricorda la Liberazione del nostro Paese dai nazisti e dai loro alleati.

La Liberazione è nata dal basso, da una reazione popolare alla violenza, alle ingiustizie, coinvolgendo in modo diverso le realtà politiche, sociali e anche ecclesiali.

Basti citare, ad esempio, che le prime riunioni del comitato di Liberazione Nazionale (Cln) a Ferrara avvennero proprio nel palazzo arcivescovile.

La tutela della dignità umana, la ricerca della giustizia e della pace, opportune et importune, opportunamente e anche provocatoriamente, sono sempre state al centro dell’interesse e dei principi morali della Chiesa, in fedeltà alle parole evangeliche.

C’è stato l’impegno di tanti, anche cristiani (penso a Teresio Olivelli, oggi Servo di Dio, tra i fondatori delle Fiamme Verdi, i partigiani cristiani), il sacrificio di tanti, anche sacerdoti (come il parroco di Iolanda don Pietro Rizzo o gli 11 sacerdoti del reggiano, uccisi per resistere alla violenza irrazionale fascista prima e comunista atea poi).

Ci sono state le ingiustizie e, per liberare le città, iniziando così una stagione democratica e civile fondata sulla Costituzione, è giusto riportare alla memoria che questo impegno per la tutela della dignità umana, per la giustizia e la pace continua a essere al centro dell’impegno della Chiesa e dei cristiani, impegno rinnovato dal decreto conciliare Dignitatis humanae e dai numerosi appelli del Magistero Sociale della Chiesa, da S. Giovanni Paolo II a Papa Francesco.

Un esempio sono le parole significative del Papa emerito Benedetto XVI, nell’enciclica Caritas in veritate, che riprendevano anche un passaggio dell’enciclica Evangelium vitae di S. Giovanni Paolo II: “La Chiesa propone con forza questo collegamento tra etica della vita ed etica sociale nella consapevolezza che non può “avere solide basi una società che – mentre afferma valori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace – si contraddice radicalmente accettando e tollerando le più diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata” (n. 16).

Come pure chiare, rispetto all’attualità, sono le parole di Papa Francesco. Nell’esortazione Gaudete et exsultate ci ha ammonito ricordando che “alcuni cattolici affermano che (quello dei migranti) è un tema secondario rispetto ai temi “seri” della bioetica. Che dica cose simili un politico preoccupato per i suoi successi si può comprendere, ma non un cristiano, a cui si addice solo l’atteggiamento di mettersi nei panni di quel fratello che rischia la vita per dare un futuro ai suoi figli” (G.E. 102).

Resistere oggi non può dimenticare la tutela della vita e della dignità della persona sempre e ovunque, liberando il nostro Paese da ogni forma di offesa, disprezzo e violenza alla vita di chi nasce, di chi è debole, di chi è migrante, di chi sta morendo. È un impegno di tutti, libero da ogni ideologia.

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