Attualità
14 Marzo 2021
Vitali. "La sensazione è che il sindaco si stia giocando il consenso politico sulla pelle di lavoratrici e lavoratori"

Scuole aperte. Cgil e Uil lanciano l’allarme: “Fabbri sa che non lo può fare”

di Redazione | 4 min

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Da lunedì Ferrara sarà in zona rossa e così il sindaco Alan Fabbri si è attivato per permettere le lezioni in presenza, oltre che ai bimbi con disabilità e Bes, anche ai figli di chi svolge servizi essenziali.

Ma l’ipotesi della giunta, riguardante i servizi educativi 0-6 anni, non è stata accolta con favore dai sindacati Fp-Cgil e UilFpl, intervenuti per porre l’accento e un punto interrogativo sulla legittimità dell’azione del primo cittadino.

A comunicare loro tale decisione, nella serata di venerdì 13 marzo, è stata l’assessora all’istituzione scolastica Dorota Kusiak, illustrando la volontà dell’amministrazione di garantire la frequenza in presenza “anche ai figli del personale sanitario e socio-sanitario e ai figli di quei lavoratori e di quelle lavoratrici che il sindaco, attraverso una specifica ordinanza, riterrà indifferibili”.

Fabbri però – tuonano Fp Cgil e UilFpl – sa perfettamente che non lo può fare“, alla luce dell’articolo 43 del Dpcm datato 2 marzo 2021, in cui viene sottolineato come sia solamente possibile svolgere attività in presenza, qualora sia “necessario usare laboratori oppure in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica di quegli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, garantendo comunque il collegamento on line con gli alunni della classe che svolgono la lezione in didattica digitale integrata”.

A ciò si somma anche la richiesta, effettuata qualche settimana fa, che le organizzazioni confederali regionali avevano inoltrato alla Regione Emilia Romagna, al fine di prendere posizione per ragionare sulla didattica in presenza proprio per poter evitare che alcuni servizi andassero in sofferenza, a partire da quelli sanitari. Ma anche in questo caso la risposta è stata negativa, dal momento in cui “è fatto divieto alle regioni di derogare in termini estensivi alle disposizioni sanitarie nazionali“.

“Ma se allora il sindaco sa che non può farlo, perché lo propone?” si interroga il segretario Fp-Cgil, Natale Vitali. “La sensazione è che Fabbri stia giocando il consenso politico sulla pelle di lavoratrici e lavoratori, utilizzando a fini esclusivamente mediatici e politici il personale sanitario- continua Vitali -. Ma è evidente che non ha la facoltà di violare le norme dello Stato ed è altrettanto evidente che il suo reale obiettivo sia quello di poter dire, soprattutto sui social, ‘Io volevo farlo, ma per colpa di quei sindacalisti che me lo impediscono, che non hanno a cuore i bisogni di chi lavora, non sarà possibile'”.

“Oggi nel governo dei “migliori” c’è anche la Lega – aggiunge Vitali – che, invece che mettere in atto proposte da poter trasformare in legge, preferisce fare opposizione pur essendo al potere, creando condizioni per dire una cosa assurda e per poi attribuire la colpa al nemico di turno, che non può più essere più il governo. Se il sindaco di una città non conosce queste norme sarebbe grave, se lo sa e lo fa comunque, lo è ancora di più. Si tratta di un’operazione politica che ha stancato, dove in continuazione si getta benzina sul fuoco per dividere i fronti e creare contrapposizione. Chiediamo rispetto per le persone che lavorano ed evitiamo di prenderle per i fondelli”.

“Il sindaco ha contribuito, attraverso la propria disposizione – interviene Leonardo Uba di UilFpl –, a dividere in modo ulteriore il mondo del lavoro, creando una guerra fra pubblico e privato, dipendenti e autonomi, lavoratori e lavoratrici di serie A e serie B, che si è trasformata in una faida tra chi combatte il Covid che sarebbe stata evitabile. A nostro avviso è giusto dare sollievo agli operatori del settore socio-sanitario, così come è giusto darlo anche a tutti coloro che non hanno mai smesso di andare al lavoro“.

E invece: “Da lunedì, un figlio di un dipendente sanitario potrebbe così andare a scuola, mentre un figlio di un dipendente della Copma, che è una cooperativa di servizi che lavora all’ospedale, non potrebbe farlo. Eppure entrambi stanno lottando contro il virus. Entrambi con il loro ruolo e con il loro contratto di lavoro stanno mettendo argine alla pandemia che da ormai più di un anno stiamo vivendo. E il sindaco si è inserito lì in mezzo, dicendo al figlio del medico sì e all’altro no“.

Uba conclude e ribadisce: “Noi non siamo contrari a questa decisione di Fabbri nei confronti dei dipendenti della sanità, ma se lui vuole infrangere la legge con l’ordinanza, che almeno lo faccia per tutti. Per il bene comune. Pensiamo che sia necessario guardare a tutta la platea dei lavoratori essenziali e non solo ad alcuni. La nostra non è la volontà di fare un passo in meno, ma uno in più. Un aggiungere quel qualcosa in più rispetto a quello che ci è stato detto. Una integrazione migliore per cui chiediamo di derogare questa possibilità in favore di tutti e non solo di alcuni”.

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