Il Comune di Ferrara ipotizza una soluzione per alcune categorie per permettere la frequenza in presenza a scuola anche in zona rossa.
Una missione impossibile a prima vista, dal momento che il Dpcm del 2 marzo 2021 prevede come modalità da attivare per le scuole di ogni ordine e grado quella a distanza. Ma l’articolo 43 del decreto lascia “salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali“.
E, a maggior chiarimento, è intervenuta nelle ultime 24 ore la nota del Ministero della Salute n. 662 del 12 marzo che fornisce indicazioni rispetto alle modalità di realizzazione della “effettiva inclusione degli alunni con disabilità“: la nota infatti precisa che le istituzioni scolastiche dovranno valutare il coinvolgimento di altri bambini, “secondo metodi e strumenti autonomamente stabiliti e che ne consentano la completa rotazione in un tempo definito”.
Su queste basi poggia l’orientamento della giunta di ieri che dà il via alla riorganizzazione dei Servizi scolastici del Comune di Ferrara prevedendo, oltre ai servizi educativi e di sostegno alle famiglie da svolgersi a distanza, anche la riapertura delle scuole comunali ai bambini con bisogno speciali (BES).
L’intenzione è “creare piccoli gruppi di bambini, per garantire adottando tutte le misure organizzative ordinarie e straordinarie possibili, la presenza quotidiana a scuola degli alunni con bisogni educativi speciali, in particolar modo quelli con disabilità, in una dimensione inclusiva vera e partecipata – spiega l’assessora Dorota Kusiak – e lavoreremo, garantendo ovviamente la massima sicurezza ad utenti e personale, affinchè la risposta sia adeguata alle esigenze del momento drammatico che tutti stiamo vivendo e alle necessità operative che questo fa emergere nei diversi settori”.
Il problema si pone però per le altre categorie individuate dalla giunta: quelle che svolgono servizi essenziali. Su questo il Dpcm non prevede nulla e quindi non dovrebbe essere possibile.
Eppure il sindaco Alan Fabbri assicura che “siamo pronti a dare una risposta alle famiglie che, con la zona rossa, si troveranno in difficoltà nella gestione dei propri figli. Pensiamo in particolare a quei genitori che già a partire da lunedì, con le scuole chiuse, saranno inderogabilmente chiamati a garantire la nostra salute, la nostra sicurezza e i servizi essenziali: medici, infermieri, polizia, protezione civile e tanti altri. Per loro e, nel tempo, per tutte le famiglie che ne manifesteranno l’esigenza, ci impegniamo fin da ora a garantire nelle nostre scuole il miglior servizio possibile, nel rispetto di tutte le indicazioni ministeriali e con l’attenzione dovuta ai bimbi con disabilità per i quali le nostre sezioni sono comunque sempre aperte in piena sicurezza”.
Anche l’assessora Kusiak sostiene questa possibile non prevista, ribadiamo, dalla legge: “il nostro obiettivo era mettere insieme le esigenze di inclusione riferite ai bimbi con disabilità, alle urgenze delle famiglie che da lunedì si troveranno senza un servizio fondamentale e, in particolare, di quei genitori che svolgendo servizi essenziali saranno chiamati al lavoro in presenza senza la possibilità di usufruire di congedi“.
La nota del Comune conclude affermando che nella giornata di lunedì “verranno individuate e comunicate le esatte modalità di richiesta da parte delle famiglie interessate al servizio, valutata la disponibilità del personale, le modalità organizzative e di ammissione, per arrivare entro la giornata di mercoledì al contatto effettivo con le famiglie coinvolte”.
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